IL DUBBIO

Abbiamo bisogno di queste conversioni?


E’ da molto tempo che seguo Magdi Allam, soprattutto come giornalista di carta stampata, sin dai tempi in cui era editorialista di Repubblica. Ho seguito il suo passaggio al Corriere della Sera che ha contrassegnato, debbo dire in maniera molto improvvisa, un cambiamento molto radicale nel suo modo di scrivere e di atteggiarsi nei confronti dell’Islam, di Israele, della Palestina.Ricordo benissimo i suoi articoli, moderati e ben fatti, prima del 2003 in cui, da giornalista musulmano, dopo la tragedia del 11 settembre, cercava continuamente il dialogo tra Oriente ed Occidente per capire ed evitare uno scontro di civiltà paventato da molte parti ed aizzato da alcuni (vedi Oriana Fallaci).Successivamente, nel suo passaggio al Corriere della Sera, avevo subito notato una trasformazione, con opinioni molto aggressive anche nei confronti dei cosiddetti musulmani moderati. Condite, oltretutto, con l’esaltazione di Israele come esempio di moderazione e democrazia, trascurando le legittime rivendicazioni territoriali del popolo palestinese. Anche per questo il giornalista, da anni, vive sotto scorta, a causa di minacce di morte degli integralisti islamici.Non mi ha sorpreso quindi che, la notte del Sabato santo, Magdi “Cristiano”Allam si sia convertito alla religione cattolica, battezzato dal Papa in Vaticano, motivando la sua scelta con una lettera in cui spiega pubblicamente le ragioni del suo gesto, ma affermando in maniera inconfutabile che la “natura dell’Islam è fisiologicamente violenta”.Non voglio entrare nel merito di una scelta di fede che comunque comporta un grande travaglio interiore e che va quindi rispettata. La libertà religiosa è uno dei pilastri della nostra Costituzione e non sono d’accordo sul farne un dibattito politico o un contenzioso su quale religione sia meglio dell’altra. Piuttosto sono state le modalità e le ripercussioni di questa conversione che lasciano qualche dubbio. Ci si potrebbe chiedere, ad esempio, se, invece del Papa, non era meglio un vescovo o un parroco della sua Diocesi, magari per dare una dimensione meno appariscente ma più “vera” ed intima. Leggendo la sua lettera si sente una passione sicuramente sincera per la nuova conoscenza di Gesù, oltre ad una dose non comune di coraggio. Ma allo stesso tempo traspare un eccesso di foga e radicalismo che, forse, sono comuni ad ogni convertito in quanto abbagliato da una nuova luce. Ma ai miei occhi, come penso a tutti noi cattolici moderati, non si riesce a  condividere la sua condanna radicale di una religione (di cui lui ha dichiarato di farne parte da molti anni) definita “fisiologicamente violenta” e “radice di ogni male”.Non è prudente ed accettabile questa condanna categorica dell’Islam, soprattutto verso chi, in quei paesi, cerca di convertirsi al Cristianesimo, e troverebbe ancora più difficoltoso e pericoloso il suo passaggio. La libertà di religione va conquistata, ma occorre realismo e cautela.La nostra è una religione bellissima ed affascinante, che non cessa mai di conquistare menti e cuori. Tra i suoi tanti valori ci ha insegnato soprattutto quello della tolleranza e della comprensione.Non avremmo proprio bisogno, quindi, di qualcuno che, invece, incita all’odio ed all’integralismo, alimentando i rischi dello scontro di civiltà ….Un saluto a tuttiVito