IL DUBBIO

Razzismo, Fascismo e Intolleranza ...


I recenti episodi di violenza accaduti a Roma nel quartiere Pigneto (assalto punitivo a negozi di immigrati), alla Sapienza (aggressione e rissa tra neofascisti ed estremisti di sinistra), insieme alla barbara uccisione del ragazzo di Verona, qualche settimana fa, da parte dei cosiddetti naziskin, comportano una riflessione sui rigurgiti di intolleranza politica e razziale che sarebbero avvenuti in concomitanza con l’avvento al governo di una coalizione di centro-destra. Questo per lo meno è quanto afferma la parte politica sia della sinistra radicale che del PD.Quando il presidente della Camera Fini, nel caso del ragazzo di Verona massacrato per futili motivi, aveva parlato di minore importanza rispetto a chi bruciava la bandiera di Israele, ho subito pensato che la convenienza e la strumentalizzazione politica, quando comportano una ricerca ossessiva di riconoscimento presso lo stato ebreo, non hanno pressoché limiti.Non ho mai avuto simpatia dell’estrema sinistra e ritengo che il gesto di bruciare una bandiera abbia una valenza simbolica molto grave, ma nulla di più. Invece, un gruppo di pseudo-naziskin che massacrano un ragazzo, colpevole solo di non aver dato una sigaretta, va al di là della violenza politica, ma si configura in quello che si può chiamare come la “banalità del male” e non so nemmeno se questi delinquenti sappiano riconoscere il significato tra estrema destra o sinistra. E’ veramente improponibile un confronto tra due fatti talmente distanti da farmi quasi perdere la stima di un personaggio politico equilibrato e competente come Gianfranco Fini.Sugli altri due fatti, invece, credo che ci sia stata molta confusione a livello mediatico, soprattutto nel caso del quartiere Pigneto, dove si è scoperto poi che l’assalto a spranghe dei negozi di immigrati non aveva nulla di politico in quanto generato da una vendetta o rivalsa da parte di uno strano tizio con il “Che” tatuato sul braccio (sic!), portatore della esasperazione della gente del luogo. Per quanto riguarda invece l’episodio della Sapienza, all’inizio scambiato per la classica aggressione di militanti di Forza Nuova a degli inermi studenti intenti ad attaccare manifesti contro i fascisti, in realtà sembra sia stata più una rissa che di uno scontro ad armi impari.Ma, allora, possiamo configurare che ci sia un revival, se non di fascismo, di comportamenti razzisti, violenti ed intolleranti?In realtà, a mio modesto parere, chiunque utilizzi la violenza, anche verbale, per prevaricare e distruggere uomini cose e idee, ebbene, anche se si dichiara di sinistra, è riconducibile al “fascismo”.Il fascismo è nato come squadrismo violento, prevaricatore ed autoritario e successivamente cancellatore delle libertà individuali e di espressione. Ma soprattutto, ed è questa forse la sua colpa più grande, oltre quella, disastrosa, della guerra, l’instaurazione delle leggi razziali nel 1938, con cui l’Italia di Mussolini perse l’ultimo barlume di civiltà europea nei confronti dell’umanità.Per questo non sono giustificabili le violenze che vorrebbero essere una risposta all’esasperazione di cittadini di un quartiere come anche quelle compiute a Napoli sui Rom. Hanno sbagliato molti politici del PDL e della Lega a non condannarle duramente. C’è stata sottovalutazione e minimizzazione giustificata da un clima di paura da parte della società. Ma una società sana e liberale sa perfettamente che bisogna isolare i violenti da qualunque parte politica essi provengano. Se non lo si fa si rischia di creare nel paese un clima sbagliato ed i singoli episodi di violenza non vengono più percepiti come episodi ma come terreno per altra violenza.Il filosofo Augusto Del Noce scriveva:“Quando si perde il rispetto tra le persone, c’è solo un mezzo di rapporto: la violenza; la propria idea va contro quella dell’altro e non c’è il rispetto dell’altro”Sul razzismo, invece, James Baldwin ricordava che “Il pregiudizio razziale troverà sempre un fertile terreno in quella piccola e debole cosa che è il cervello umano”In ultimo volevo aggiungere qualche considerazione sull’intenzione del nuovo sindaco di Roma, Alemanno, di dedicare una via a Giorgio Almirante, ex giornalista fascista, ex RSI e segretario del MSI, morto nel 1988. Premetto che, anche se da posizioni politiche diverse, ho sempre ammirato l’eloquio, l’onestà e la lealtà di questo uomo che si è sempre scagliato contro la partitocrazia intuendo già da tempo che la “questione morale” avrebbe finito per scardinare tutto il sistema di potere dei partiti anticipando con ciò Mani Pulite. Ricordo che anche Berlinguer e Spadolini avevano sollevato lo stesso problema.Diciamo anche che molti personaggi della cosiddetta intellighenzia di sinistra, vedi Scalfari e Grass, hanno ammesso la loro appartenenza passata ai movimenti nazisti e fascisti, ma ciò non toglie che Giorgio Almirante, nel corso della sua appartenenza al regime ed anche successivamente al suo crollo, abbia espresso ed avvallato tutto quanto di peggio potesse esprimere il fascismo senza poi compiere un vero e sincero pentimento.Almirante, già nell'ottobre del 1938, rispondeva che "il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l'Italia abbia mai tentato. Chi teme ancor oggi che si tratti di un'imitazione straniera non si accorge di ragionare per assurdo: perché è veramente assurdo sospettare che il movimento inteso a dare agli italiani una coscienza di razza […] possa servire ad un asservimento a
d una potenza straniera".Ancora nel maggio del 1942 Almirante, nell'articolo "Contro le pecorelle dello pseudo-razzismo antibiologico", ribadiva l'adesione del regime alle tesi razziste rispondendo alle accuse che le indicavano come un corpus estraneo alla cultura cattolica e nazionale: "Noi vogliamo essere, e ci vantiamo di essere, cattolici e buoni cattolici. Ma la nostra intransigenza non tollera confusioni di sorta […] Nel nostro operare di italiani, di cittadini, di combattenti – nel nostro credere, obbedire, combattere – noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti. Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo".Molte amministrazioni comunali di centro-destra, ad esempio dalle mie parti a Civitanova Marche, hanno già intitolato una via ad Almirante, ma personalmente credo che chi ha difeso strenuamente leggi razziste e violente, senza avere fatto i conti con la Storia, non possa essere ricordato positivamente. Esiste il rispetto, forse, per un defunto grande uomo politico, ma nulla di più …Un saluto a tuttiVito