IL DUBBIO

MIRACOLO NEL BRONX ...


Infatti solo di questo si potrebbe parlare in questo caso relativo ad un incidente accaduto proprio nella Grande Mela il giorno di Ferragosto. Potrebbe essere tranquillamente una scena da classico film americano in cui 30 persona sollevano un autobus per salvare la vita a Donnette Sanz, 33 anni, poliziotta, incinta ed al settimo mese di gravidanza. Per la donna, purtroppo, non c’è stato nulla da fare, ma il bambino che portava in grembo è stato estratto con il parto cesareo e sta bene.Riporto qui di seguito un bellissimo articolo della giornalista Gabriella Sartori del quotidiano “L’Avvenire”: Raddrizzare un autobus, raddrizzare il mondo  C’era, e giusta­mente c’è, ben altro in pagina di cronaca in questi giorni: le Olimpiadi, la Cina dei miracoli, l’Ossezia, il ritorno della Guerra fredda, le ombre lunghe di una crisi tipo Ventinove, eccetera eccetera. Forse per questo, questa bella storia di Ferragosto non ha fatto notizia. Ma perché lasciarla perdere?  Venerdì quindici agosto, a New York: ad un incrocio, in pieno Bronx, un autista di scuolabus, 72 anni, una patente ritirata molte volte e parecchi precedenti penali, non vede in tempo il rosso del semaforo. L’autobus, fortunatamente vuoto, investe in pieno una passante, Domette Sanz, trentatré anni, incinta di sette mesi, ribaltandosi sopra di lei.  «Eravamo lì presenti in dodici – racconta una di loro, Madalina Diaz – subito si sono aggiunti altri diciotto passanti. E così, senza neanche scambiarci una parola, trenta di noi, tutti sconosciuti l’uno all’altro, ci siamo immediatamente trovati a sollevare tutti insieme il mezzo». Una scena da film, scrivono i commentatori. Domette respira ancora: subito viene portata all’ospedale dove morirà due ore dopo. Intanto, però, suo figlio nasce, sta bene: ha visto il sole in modo singolarmente drammatico, ma vivrà. Al marito di Domette, Rafael, il sindaco di New York, Bloomberg dice: «Spero che questo bambino possa sapere un giorno cosa ha fatto sua madre per lui e per l’intera città». Certo, sua madre ha fatto il più, gli ha dato la vita sacrificando la propria.  È successo, succede, a molte madri in ogni parte del mondo. Ma noi speriamo che al figlio di Domette venga raccontato pure cosa hanno fatto, per sua madre e per lui, anche quei trenta sconosciuti passanti del Bronx, che è stato, ed ancora largamente è, uno dei quartieri più difficili della grande New York, uno dei centri pulsanti del mondo, una delle città-guida, nel bene e nel male, della post modernità. «È stato bello vedere trenta estranei che lottano insieme per salvare una vita umana – commenta Madalina Diaz – vuol dire che c’è ancora amore nel mondo». Cosa di cui, abitando nel Bronx, e non solo lì, accade anche troppo spesso di dover dubitare. Invece l’amore c’è, e l’idea che la vita umana è sacra, che l’essere umano non è un semplice “gradino” dell’evoluzione ma un “salto” fondamentale all’interno di essa, ha radici inestirpate anche là dove non si penserebbe: nel cuore dell’impero americano, nel bel mezzo del Bronx, quartiere “pericoloso” e “malfamato”, continuano ad avvertire le guide turistiche, ad altissima densità di immigrazione (nel tempo: francesi, irlandesi, polacchi, italiani, ebrei, “neri”, latinos, e chissà quanti altri, molti con appresso vari tipi di mafia e di violenza). È bello che tutto questo sia accaduto nel cuore di New York in pieno agosto, mentre il mondo pensava ad altro, mentre i due candidati alla Casa Bianca, Obama e Mac Cain, si fronteggiavano (in una chiesa evangelica) duellando sui loro opposti programmi elettorali a colpi di citazioni bibliche, ivi compreso il “non uccidere”. Per salvare la vita di Domette e di suo figlio, trenta possibili elettori newyorkesi, anonimi avamposti di una civiltà che non muore, non ci hanno pensato su un attimo ad affrontare l’impresa di raddrizzare un autobus rovesciato. Succedesse qualcosa di simile nei programmi elettorali dei due aspiranti alla presidenza Usa, comincerebbe a raddrizzarsi il mondo intero. Gabriella Sartori Ebbene, probabilmente molti di noi italiani ed europei abbiamo innumerevoli pregiudizi verso la società americana: egoista, individualista, violenta, consumista ecc. Ma non è così semplice da spiegare: ci sono innumerevoli lati, spigoli e contraddizioni in quel mondo. Forse anche molti mondi all’interno di una stessa nazione.E’ vero, è una società dove l’individuo e le sue capacità sono al centro del mondo e viene escluso chi non può competere, ma, contrariamente a quanto avviene in Italia, il merito viene riconosciuto. Se parliamo di sanità, per noi italiani è un diritto, per loro è una opportunità la quale deve essere guadagnata dalle proprie capacità. Il desiderio di arricchimento personale che va in connubio con la “Ricerca della  Felicità”, così come scritto da Thomas Jefferson nella Dichiarazione d’Indipendenza dei 13 Stati americani del 1776.Un paese dove sono in carcere quasi 2,5 milioni di persone ed in molti stati vige ancora la pena di morte. Ho visto ultimamente su Sky una specie di reality ambientato in un carcere americano in cui i prigionieri venivano portati nel deserto sotto il sole cocente, con tanto di catene ai piedi e vestiti a strisce bianconere orizzontali, a scavare tombe per morti di cui era ignota l’identità … Se pensiamo che in Italia si fa l’indulto e comunque non c’è la certezza della pena ….Ma lasciamo perdere i confronti che non sarebbero giusti data la nostra diversità nella cultura e religione di base, come ho anche cercato di spiegare a mia figlia di ritorno da una vacanza-studio in California. La quale, chiaramente, ha intessuto elogi a non finire verso quel genere di società, rinforzati ancora di più quando gli ho parlato dei costi della politica negli Stati Uniti (Swarzenegger devolve l’intero stipendio, circa 140.000 dollari l’anno, in beneficenza – la politica è vissuta come servizio pubblico e missione per gli altri, non come accaparramento di poltrone e stipendi …).E’ stato comunque giusto riportare questo episodio di eccezionale solidarietà ed umanità. Forse è troppo dire miracolo, ma va bene così …Un saluto e buon fine settimana a tutti.Vito