IL DUBBIO

POLITICA E MORALE ...


Nel corso della sua visita a Cagliari, per festeggiare il centenario della Madonna di Bonaria, Papa Benedetto XVI ha pronunciato, nell’omelia, uno dei suoi discorsi più politici da qualche tempo a questa parte. In sostanza ha auspicato che “la Chiesa ed i cattolici tornino ad essere capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica”, in quanto “la politica necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. Ci sono poi state anche parole per i giovani, “spesso vittime del nichilismo diffuso e del culto dell’immagine”.Ma, tornando al primo punto, che cosa avrà voluto dire il Papa filosofo quando parlava di ricambio generazionale tra i politici?Beh, la prima cosa che mi è venuta in mente, con una certa malizia, visto che alla messa partecipava pure Berlusconi con il fido Letta, è che si rivolgesse a Silvio in prima persona, vista anche la sua non proprio esemplare condotta morale ed etica. Oltretutto parliamo di un politico/imprenditore che è sulla cresta dell’onda oramai da diversi anni …La mia convinzione è che, quando il Papa espone delle riflessioni, non si possono fare dei ragionamenti così semplicistici sia da una parte politica che dall’altra. Infatti, tra i politici, c’è stata una gara incredibile per portare a proprio vantaggio le sue affermazioni. Popolo delle Libertà, Partito Democratico e UDC: tutti a tirare per la giacca (pardon, per la tonaca …) il Papa strumentalizzando così un discorso estremamente importante ed al di fuori degli schieramenti.Infatti, i politici dovrebbero servire in modo equo e giusto il popolo sovrano, ovvero il bene comune e quindi l’interesse della Nazione. Purtroppo, e mi dispiace con questo fare del facile qualunquismo,  l’imperativo che accomuna la gran parte della classe politica italiana è solo quello di sostenere una prassi sia economica, politica e materiale, in cui l’etica e la moralità non hanno più posto.Nel passato ci sono stati personaggi come De Gasperi, Nenni, La Malfa, Pertini, Parri, Moro, Spadolini, Dossetti e La Pira i quali appartengono ad una generazione di uomini politici che hanno saputo coniugare la politica e l’economia con i valori etici e morali espressi sia dal pensiero laico che da quello religioso mettendo al primo posto il bene della Nazione, non gli interessi elettorali e di partito. Erano uomini di elevato spessore morale, civile e politico: il rigore morale di cui ha parlato il Papa. Non necessariamente di fede ed orientamento cattolico, ma soprattutto coerenti nei comportamenti quotidiani, nel pubblico e nel privato. Un politico non dovrebbe mai essere esonerato dal fermo rispetto delle regole, anzi. Il cattivo esempio che mi viene ora in mente è quello del presidente della Camera Fini il quale, nel suo discorso di insediamento, aveva auspicato che i politici non dovessero più apparire come una “casta” ma più vicini alla senso comune della gente: ebbene, la sua immersione  presso l’isola di Giannutri, parco naturale assolutamente vietato alla gente comune, ci ha dimostrato di come sia facile predicare bene ma razzolare male … Oppure come la ministra Gelmini, attentissima nel giudicare la non professionalità degli insegnanti del sud e promotrice della meritocrazia nella scuola, ma con il suo esame di stato da avvocato svolto a Reggio Calabria, a 1000 chilometri dalla sua residenza (Brescia). Ma, come ha anche ammesso lei stessa, “dovemo tutti lavorà …”La domanda però sorge spontanea: Politica e Morale sono compatibili?
Una risposta l’aveva data a suo tempo Niccolò Machiavelli, l’ispiratore del pensiero ma anche del realismo politico.  E cioè no: la politica è diversa dalla morale.Tralasciando la famosa frase “Il fine giustifica il mezzo” che sembra non sia mai stata né scritta e né pronunciata dall’autore del “Principe”, la concezione machiavellistica prevede che, per aver successo, l’agire politico deve impiegare, in piena autonomia, la sua forza e la sua abilità senza l’intralcio di scrupoli morali. Addirittura la frode e la crudeltà sono ammesse come mezzo a chi si oppone al perseguimento dell’utile. Il principe è libero, quindi, anche dalla religione, in quanto afferma che “non si governa con i Pater Noster”.Per Machiavelli la politica è un territorio autonomo rispetto alla morale, lo Stato vale più dell’individuo e gli obiettivi devono essere raggiunti senza necessariamente considerare gli svantaggi a carico degli individui.
L’altra risposta è invece di Tommaso Moro, filosofo e politico inglese, il quale nella sua “Utopia” dice che, in una società ideale, la politica non può essere separata dalla morale in quanto chi la esercita, deve rispettare i suoi principi i quali sono in pieno accordo con quelli del Cristianesimo. Il politico che non è affidabile nella vita privata non lo sarà nemmeno in quella pubblica.Per Moro ogni atto politico deve sottostare a principi morali assoluti e non è ammesso sacrificare l’individuo in nome dello Stato. Ci sono dei principi “assoluti” a cui il diritto “positivo” (quello dei parlamenti) deve obbligatoriamente uniformarsi.Sono due concezioni antitetiche ed è inutile che vi dica quale preferisco ….In conclusione la politica è fatta soprattutto da persone, le quali possono essere morali, amorali oppure immorali. Possono essere perbene oppure “permale”, avere il senso civico oppure il senso “cinico” ...Sarò moralista? Forse, ma io preferisco le persone perbene che rispettano le regole …Un saluto a tutti.Vito