Ogni inizio dell’anno scolastico in Italia, se in concomitanza con un nuovo governo, ha sempre vissuto momenti di contestazione, travaglio, polemiche, manifestazioni.Quest’anno in particolar modo con la riforma voluta dalla ministra Gelmini la quale, nella sua parte più significativa, reintroduce dopo decenni il maestro unico alle elementari.Le argomentazioni addotte dalla ministra sono molte e, da un’analisi superficiale, tutte molto convincenti.La più importante è quella che il bambino ha bisogno di un punto di riferimento che ora, con l’attuale organizzazione di modulo scolastico, non avrebbe, favorendo in tal modo una sorta di dispersione e confusione nell’insegnamento.Tutti noi abbiamo avuto da bambini la classica maestra unica che sapeva tutto, figura emblematica di quella società arcaica del piccolo paese di provincia la quale, insieme al medico, al farmacista, al maresciallo ed al prete, rappresentava una sorta di pilastro fondamentale per tutto il territorio.Leggere, scrivere e far di conto … Non sono cose da poco, ma solo quelle ci poteva insegnare la nostra maestra, anche perché i nostri interessi e la nostra voglia di sapere non erano poi così elevati.Ricordo benissimo quando ci fu la riforma scolastica con l’introduzione del modulo e, conseguentemente, della triplicazione degli insegnanti. Si doveva passare da una cultura prevalentemente rivolta alle materie letterarie ad un insegnamento più approfondito delle materie scientifiche (matematica in primis) con i primi rudimenti della lingua straniera.Quella fu una vera Riforma con la R maiuscola: ci si era accorti che i tempi erano profondamente cambiati così come erano cambiati i bambini. Quindi la riforma scolastica che ne seguì prendeva atto di tutto questo e ne prese le dirette conseguenze.Per questo quella che la ministra Gelmini ha introdotto non può essere considerata una riforma. Trattasi piuttosto di RESTAURAZIONE. Reintrodurre il maestro unico in un mondo complesso e variegato come quello odierno è solo tornare indietro.Accanto alla didattica classica sono necessari gli insegnamenti dell’inglese e dell’informatica ad un buon livello. E’ MOLTO difficile trovare in un unico docente tutte le conoscenze necessarie agli scopi preposti.Oltretutto lo studio che ha fatto l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulla scuola ha stabilito che le nostre elementari sono tra le migliori, mentre difettiamo molto nelle medie inferiori e moltissimo nelle medie superiori, vere e proprie fabbriche di ignoranti. Non avrebbe senso quindi modificare un qualcosa che funziona e che dà buoni risultati. O meglio, avrebbe un senso se si ammettesse che in questo modo si avrebbe un risparmio economico notevolissimo che potrebbe essere dirottato sulle scuole carenti.Ma perché in Italia non possiamo avere un livello di eccellenza? Dobbiamo per forza essere sempre gli ultimi? I risparmi operati sull’istruzione non sono sicuramente un investimento per il futuro dei nostri ragazzi. Non possiamo essere sempre una “fabbrica di ignoranti”!A tal proposito riporto le prime parti del libro del famoso conduttore di Ballarò, Giovanni Floris, intitolato proprio “La fabbrica degli ignoranti”:
LA FABBRICA DEGLI IGNORANTI ...
Ogni inizio dell’anno scolastico in Italia, se in concomitanza con un nuovo governo, ha sempre vissuto momenti di contestazione, travaglio, polemiche, manifestazioni.Quest’anno in particolar modo con la riforma voluta dalla ministra Gelmini la quale, nella sua parte più significativa, reintroduce dopo decenni il maestro unico alle elementari.Le argomentazioni addotte dalla ministra sono molte e, da un’analisi superficiale, tutte molto convincenti.La più importante è quella che il bambino ha bisogno di un punto di riferimento che ora, con l’attuale organizzazione di modulo scolastico, non avrebbe, favorendo in tal modo una sorta di dispersione e confusione nell’insegnamento.Tutti noi abbiamo avuto da bambini la classica maestra unica che sapeva tutto, figura emblematica di quella società arcaica del piccolo paese di provincia la quale, insieme al medico, al farmacista, al maresciallo ed al prete, rappresentava una sorta di pilastro fondamentale per tutto il territorio.Leggere, scrivere e far di conto … Non sono cose da poco, ma solo quelle ci poteva insegnare la nostra maestra, anche perché i nostri interessi e la nostra voglia di sapere non erano poi così elevati.Ricordo benissimo quando ci fu la riforma scolastica con l’introduzione del modulo e, conseguentemente, della triplicazione degli insegnanti. Si doveva passare da una cultura prevalentemente rivolta alle materie letterarie ad un insegnamento più approfondito delle materie scientifiche (matematica in primis) con i primi rudimenti della lingua straniera.Quella fu una vera Riforma con la R maiuscola: ci si era accorti che i tempi erano profondamente cambiati così come erano cambiati i bambini. Quindi la riforma scolastica che ne seguì prendeva atto di tutto questo e ne prese le dirette conseguenze.Per questo quella che la ministra Gelmini ha introdotto non può essere considerata una riforma. Trattasi piuttosto di RESTAURAZIONE. Reintrodurre il maestro unico in un mondo complesso e variegato come quello odierno è solo tornare indietro.Accanto alla didattica classica sono necessari gli insegnamenti dell’inglese e dell’informatica ad un buon livello. E’ MOLTO difficile trovare in un unico docente tutte le conoscenze necessarie agli scopi preposti.Oltretutto lo studio che ha fatto l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulla scuola ha stabilito che le nostre elementari sono tra le migliori, mentre difettiamo molto nelle medie inferiori e moltissimo nelle medie superiori, vere e proprie fabbriche di ignoranti. Non avrebbe senso quindi modificare un qualcosa che funziona e che dà buoni risultati. O meglio, avrebbe un senso se si ammettesse che in questo modo si avrebbe un risparmio economico notevolissimo che potrebbe essere dirottato sulle scuole carenti.Ma perché in Italia non possiamo avere un livello di eccellenza? Dobbiamo per forza essere sempre gli ultimi? I risparmi operati sull’istruzione non sono sicuramente un investimento per il futuro dei nostri ragazzi. Non possiamo essere sempre una “fabbrica di ignoranti”!A tal proposito riporto le prime parti del libro del famoso conduttore di Ballarò, Giovanni Floris, intitolato proprio “La fabbrica degli ignoranti”: