IL DUBBIO

GHEDDAFI, L'UNIVERSITA' E ... IL PAPA


La visita ufficiale in Italia del colonnello Gheddafi ci ha posto di fronte alle contraddizioni, verità e bugie di una delle figure più controversie degli ultimi 40 anni di storia.Qualcuno ha scritto sull’effettiva opportunità che un dittatore del genere tenesse un discorso al Senato della Repubblica infarcito di inesattezze storiche, bestialità paurose e pseudo-insegnamenti da padre della patria africana …Tutto sarebbe molto divertente se non fosse che lo stesso personaggio è stato poi invitato alla Sapienza di Roma, dove al Papa l’anno scorso era stato praticamente impedito di andare, senza che gli emeriti professori della prestigiosa università facessero una sola maiL di protesta per un ospite così imbarazzante.Riporto qui di seguito un interessante articolo dell’ex ambasciatore Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera: LA LIBIA E L’OCCIDENTE Le verità dimenticateNei discorsi con cui hanno accol­to il colonnello Gheddafi, i suoi ospiti italiani, dal capo del­lo Stato al presidente del Consiglio e al presidente del Senato, hanno parlato di amicizia, collaborazio­ne, sviluppo congiunto. Do­po avere ascoltato le sue fi­lippiche contro l’Italia colo­niale avrebbero potuto ri­cordargli che il coloniali­smo fu molte cose, non tut­te e non sempre necessaria­mente spregevoli. Ma han­no preferito mettere l’ac­cento sul futuro e sugli in­teressi comuni dei due Pae­si in un mondo profonda­mente cambiato. Hanno fatto bene. Il realismo e l’in­teresse nazionale giustifica­no qualche strappo alla ve­rità storica. Peccato che a Gheddafi il passato interes­si molto più del futuro. Ne ha dato una nuova dimo­strazione ieri, quando ha confezionato un pasticcia­to elenco di responsabilità occidentali, da Cesare a Bu­sh, e ha detto che il terrori­smo può essere in alcune circostanze una legittima difesa contro la dominazio­ne straniera.Quali circostanze? Vi fu un lungo periodo durante il quale Gheddafi si definì «punto d’appoggio della ri­voluzione mondiale» e non smentì, tra l’altro, di avere sostenuto finanziaria­mente l’Ira (Irish Republi­can Army) contro un Pae­se, la Gran Bretagna, «che ha umiliato gli arabi per se­coli ». Quando lo storico del colonialismo Angelo Del Boca cercò di compor­re una lista delle «lotte di liberazione» in cui il colon­nello libico è intervenuto con il suo denaro, ne ven­ne fuori una carta geografi­ca che comprende Maurita­nia, Rhodesia, Namibia, Isole Canarie, Oman, Ango­la, Sud Africa, Thailandia, Filippine, Colombia, Salva­dor, Kurdistan, Nuova Cale­donia, Vanuati, Nuove Ebri­di. Non basta. I leader di al­cuni Paesi arabi lo hanno accusato di avere tramato contro i loro regimi e le lo­ro persone; i leader di alcu­ni Paesi africani (il Ciad per esempio) di avere at­tentato alla loro indipen­denza. A chi scrive non so­no piaciute né l’incursione di Reagan contro Tripoli nell’aprile 1986, né la guer­ra di George W. Bush con­tro l’Iraq nel marzo del 2003. Ma nel processo cele­brato da Gheddafi contro gli Stati Uniti e l’Occidente, il pubblico ministero è l’uo­mo che ordinò l’assassinio di alcuni dissidenti libici al­l’estero, invase il Ciad ed è oggettivamente responsa­bile dell’attentato contro un aereo della Panameri­can nel cielo scozzese di Lockerbie (270 vittime). La giustificazione del terrori­smo, in bocca a Gheddafi, risveglia ricordi di un pas­sato che il colonnello do­vrebbe cercare di coprire con un velo di pudore.Nelle parole pronuncia­te ieri dal leader libico vi è infine anche imprudenza politica. Bush commise molti errori strategici e tat­tici, ma combatté il fanati­smo islamico, vale a dire il movimento che ha mag­giormente insidiato negli scorsi anni la vita del colon­nello e la stabilità del suo regime. Vi fu un lungo peri­odo durante il quale Ghed­dafi fu stretto in una morsa fra l’ostilità americana e le minacce della Fratellanza musulmana. Se è ancora al potere e può visitare libera­mente uno Stato europeo, lo deve in buona parte al patto con gli Stati Uniti e con l’Europa degli scorsi anni, quando rinunciò alle armi nucleari ma ottenne in cambio la revoca del­l’embargo e la ripresa dei rapporti diplomatici con Washington. Quando parla del passato Gheddafi non può ricordare soltanto quello che serve al suo compiaciuto autoritratto di liberatore dell’Africa. Conviene anche a lui, non soltanto a noi, parlare so­prattutto del futuro.Sergio Romano Ha fatto bene quindi Berlusconi a stringere rapporti di amicizia e collaborazione con Gheddafi. La real-politik impone ANCHE questo molte volte e c’è anche da dire che sarebbe assurdo troncare tutti i legami economici con i regimi dittatoriali (vedi Cina) in quanto sarebbe come darci la zappa sui piedi. Forse le scuse ufficiali sono un po’ troppo visto che il nostro colonialismo è stato molto all’acqua di rose e non ho mai sentito dire che Gran Bretagna e Francia hanno mai chiesto scusa delle loro innumerevoli nefandezze compiute a suo tempo, ma tant’è …Come ho detto sopra non è che mi ha dato poi molto fastidio il fatto che Gheddafi parlasse al Senato. Non è un Sancta Sanctorum e visto che lì in mezzo ci sono anche dei figuri con dubbia moralità non è Gheddafi il male peggiore …Mi ha infastidito invece che tutti gli studenti che protestavano intorno all’Università La Sapienza, ce l’avessero con lui non tanto per il fatto che è un dittatore, ex finanziatore di terroristi, cacciò senza scrupoli migliaia di italiani ecc. ecc.No, ce l’avevano con lui in quanto attuatore della politica dei respingimenti voluta da Berlusconi e quindi per questo non meritevole di parlare …Ma la domanda sorge spontanea: Papa Benedetto XVI e la Chiesa di Roma, oltre ai noti fatti non proprio recenti dell’inquisizione e Galilei, di quale crimine si è macchiato per non aver potuto tenere un discorso alla Sapienza?Un saluto a tutti.Vito