IL DUBBIO

MARIO BALOTELLI: Razzismo e ... rozzismo


Il calciatore interista di colore Mario Balotelli non è sicuramente un personaggio simpatico, sportivo, leale ecc. ecc. Lo si vede dai suoi atteggiamenti nei confronti degli avversari, dei compagni e dei tifosi avversi.Tutto ciò non autorizza comunque una consistente parte di tifosi juventini a fischiare, ululare e gridare dei cori del tipo “SE SALTELLI MUORE BALOTELLI” oppure “UN NEGRO AFRICANO NON E’ ITALIANO …”.E’ una manifestazione evidente di stupidità umana quella che non ammette la diversità, il colore della pelle e la provenienza geografica anche come una risorsa per il nostro disgraziato paese così diviso, dove parlare di integrazione, di cittadinanza, di uguaglianza fa scattare gli istinti più biechi di autoconservazione della specie … E dove purtroppo, per mero calcolo elettorale, si fa in modo che un partito di chiara ispirazione xenofoba, partecipi al governo del paese e ne detti la linea politica  … Ma ora, oltre alle interrogazioni parlamentari e le relative sanzioni che colpiranno la Juve, c’è un fatto nuovo: il giornalista Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, ha lanciato una provocazione. Ovvero portiamo Balotelli in SudAfrica ai mondiali del 2010 ed in questo modo sicuramente si spegneranno tutti i cori razzisti, con giovamento anche per il caratteraccio di Balotelli:Appello al ct LippiContro i fischi, Balotelli ai Mondiali Vederlo in maglia azzurra chiarirebbe una volta per tutte che sì, i neri italiani esistonoL’ accoglienza che Mario Balotelli riceve quasi in ogni stadio è una vergogna nazionale. Anni fa, per fermare i buu razzisti dei suoi tifosi, l’allora allenatore della Lazio Eriksson propose: «Compriamo un calciatore nero». Non fu ascoltato. Per Lippi il problema non si pone. L’Italia ha già un formidabile calciatore nero, destinato a diventare — ma forse lo è già — il più forte dei nostri attaccanti, compreso l’invocatissimo Cassano. Portare Balotelli ai Mondiali in Sudafrica sa­rebbe la migliore risposta all’urlo — «non esi­stono negri italiani» — che rimbalza dalle cur­ve al web come riedizione del manifesto della razza, come slogan fondativo del nuovo razzi­smo.Così come anni di eccessiva tolleranza han­no fatto dell’immigrazione un problema socia­le, allo stesso modo chiudere occhi e orecchie di fronte all’odio razziale non farà che conci­marne la malapianta. Nessuna comunità può reggere alle dimensioni e al ritmo con cui pro­segue l’afflusso degli immigrati, spesso clan­destini, in alcune aree del Nord; e la denuncia del padre della ragazza stuprata da un maroc­chino l’altra notte nel Bresciano — «Rovato è un paese in-vi-vi-bi-le» — ci richiama alla ne­cessità di imporre le regole e ripristinare la certezza della pena per chi le viola. Ma esigere il rispetto dei doveri implica il riconoscimen­to dei diritti. E il primo diritto di ogni immi­grato, a maggior ragione di un italiano nero, è non essere insultato, fischiato, vilipeso non per quel che fa, ma per quel che è. Vedere Balotelli in maglia azzurra (l’Under 21 non basta), oltre a indurre anche i più riot­tosi a tifare per lui, chiarirebbe una volta per tutte che sì, i neri italiani esistono, e quando si comportano bene possono essere una stra­ordinaria ricchezza, visto che coniugano l’energia delle migrazioni con la cultura che bene o male la scuola italiana riesce ancora a trasmettere. Il punto è che, talvolta, Balotelli non si comporta bene. Né in campo, né fuori. Commette fatti inutili, si fa espellere, va in macchina a 240 l’ora e lo rivendica, tiene atteg­giamenti da bullo. Un comportamento che va corretto ma è anche frutto della sua storia: na­to in Italia da genitori ghanesi che l’hanno di­sconosciuto, adottato per scelta d’amore da una famiglia di Concesio (Brescia); cresciuto tra l’ostilità dei compagni, accentuata dal suo carattere difficile. Racconta chi lo conosce da anni che in campo pare di rivedere le sue in­quietudini di quand’era bambino. Ma come re­agiremmo noi di fronte alla pressione costan­te dei fischi, degli ululati, degli insulti? E qua­le scuola migliore potrebbe trovare Balotelli dell’ambiente azzurro e di un uomo di assolu­ta integrità morale come Marcello Lippi? Certo, la Nazionale non è un riformatorio. Non è neppure un’istituzione che debba pie­garsi alle regole del politicamente corretto, che però in questo caso non c’entrano nulla (l’Italia del resto è il Paese più politicamente scorretto che esista, in cui il linguaggio da bar diventa linguaggio pubblico). La Nazionale è lo specchio dell’Italia, la rappresentazione del meglio della sua gioventù. Dimostriamo di es­sere un Paese che sa tenere i delinquenti in galera e applaudire i suoi campioni, di qualun­que etnia o colore siano. Portiamo Balotelli in Sudafrica; e di sicuro lui non ce ne farà penti­re.Aldo Cazzullo Personalmente non penso che portare Balotelli in nazionale maggiore contribuisca a diminuire l’intolleranza ed il razzismo di una certa parte di tifoseria. Potrebbe essere un segnale, ma in questi ultimi tempi anche la nazionale e Lippi hanno dimostrato di saper attirare molti fischi e proteste, soprattutto per Cassano …La nazionale dovrebbe essere un punto di arrivo, un’ambizione per i più bravi e meritevoli.Quindi ben venga Balotelli in nazionale. Solo se lo merita, chiaramente… Sarebbe controproducente fare una discriminazione al contrario.Riguardo invece ai cori razzisti, oltre alle ovvie sanzioni e relativa squalifica del campo, sarebbe auspicabile che l’arbitro interrompa la partita una volta per tutte …  e poi vediamo se ancora il rozzismo e razzismo umano prende ancora il sopravvento.Un saluto e buon fine settimana a tutti.