IL DUBBIO

VIOLENZA E ... DEMENZA


Dal blog di Luca Telese: www.lucatelese.it Berlusconi, Lennon, il sangue e il teorema di TartagliaQuando ho visto Berlusconi ferito, ieri, ho provato simpatia per lui. Quando l’ho visto che si issava sopra la macchina con la faccia intrisa di sangue ho pensato che malgrado la distanza abissale che mi separa da lui, Berlusconi ha mostrato coraggio, grinta, quella capacità di non mollare mai che spesso manca ai suoi avversari esangui. Quando ho visto il primo piano sgranato Berlusconi che si contorceva con il labbro lacerato mentre lo infilano in macchina ho avuto la certezza che non sono minimamente vulnerabile alle cosiddette campagne “di odio politico” che lo vedrebbero protagonista. Istintivamente sto con lui, e non certo con i pazzi che alzano la mano contro di lui. Non esulto, non mi passa per la testa: mi fanno schifo quelli che esultano, i goliardi dementi che pensano di provare soddisfazione per un gesto impolitico e stolto come questo. Io non avrei detto quello che ha detto Di Pietro, non perché non fosse opportuno. Ma perché non è vero. Se Tartaglia non è solo un folle, (come sembra accertato) vuol dire che è un criminale.    Detto questo, senza esitazioni, dubbi o tentennamenti, non posso che trovare ridicolo e grottesco il coro propagandistico che si solleva in queste ore per trovare i possibili responsabili e cementare un nucleo di consenso intorno al premier strumentalizzando questo attentato. Se Tartaglia è un matto mitomane in cura da dieci anni (come lo sono la maggior parte degli attentatori da Oswald in giù) che cosa c’entrano gli avversari di Berlusconi con la dinamica del suo gesto? C’era in atto una campagna d’odio contro John Lennon, forse, quando Mark Chapman esplose contro di lui cinque colpi di pistola al grido: “Ehi, Lenno, stai per entrare nella storia!”. Ovviamente no.Se si parte dall’attentato contro Berlusconi per provare a delegittimare tutti quelli che non sono d’accordo con Berlusconi, si compie un gesto di violenza. Se si prova a dire che criticare Berlusconi significa armare la mano di un pazzo contro di lui, si sospende la possibilità di criticarlo. Quando uno che forse non era nemmeno pazzo, e si chiamava Antonio Pallante, sparò contro Palmiro Togliatti, il segretario del Pci disse dalla barella che lo portava in ospedale: “Dite ai compagni di non perdere la calma”. Fece l’operazione esattamente opposta a quella dei Bonaiuti e dei Capezzoni che provano a soffiare sul fuoco, o della singolare teoria espressa a mattino 5 dal professor Del Debbio: i commenti peggiori sono quelli del Capo dello Stato (perchè “ambiguo”) e di coloro che apparentemente solidarizzano (e in realtà, sempre secondo Del Debbio, sarebbero contenti). Siamo al processo alle intenzioni.Infine il ridicolo processo alla rete. C’è qualcuno che dice: ma su Facebook ci sono ventimila persone che inneggiano a quello che ha tirato il Duomo sul premier! Chi lo dice non sa cosa sia internet e non ha idea di cosa sia la rete. Facebook non è una cassazione della storia, non è un manifesto politico, non è un partito. Facebook è un luogo che contiene migliaia di spazi. Nessuno farebbe titoli su quello che si scrive nelle porte dei cessi negli Autogrill. E nessuno proporrebbe di chiudere gli Autogrill perché in qualche cesso qualcuno ha scritto insulti o numeri di telefono di qualcuno, o incitazioni all’omicidio. A me in questo momento Berlusconi suscita pena e simpatia. Vorrei che i suoi difensori d’ufficio e gli attivisti in servizio permanente attivo non facessero di tutto per farmela passare. Chi specula sul sangue, anche se esce dalle gengive, sbaglia sempre. La web censura e i cessi di internetMetà delle persone che in queste ore sono state terrorizzate ad arte dalla campagna di demonizzazione della rete, non hanno mai navigato su Internet nemmeno un minuto, in vita loro. Non sarebbe grave se, purtroppo non apparisse chiaro che  neanche molti dei giornalisti che hanno lanciato con tanto clamore il cosiddetto “allarme internet” lo abbiano fatto: si capisce da quel che dicono. Solo in Italia, e in certi Tiggì, si può parlare di Facebook – uno dei più noti social network del mondo – come se fosse una rete para-terroristica, capace di fiancheggiare, se non addirittura di ispirare nefandi delitti. Se non si lasciasse intuire che internet sia lo strumento occulto attraverso cui il povero Massimo Tartaglia è stato indotto a compiere la sua vergognosa aggressione contro Silvio Berlusconi. Non c’è uno straccio di prova, per affermarlo, ma intanto si dice: allarmate, allarmate, prima o poi qualcuno provvederà. Spesso mi chiedono: “E come la mettiamo allora con le scritte inneggianti all’omicidio nelle pagine di Facebook? Rispondo sempre con molta semplicità: e come la mettiamo allora con le scritte di ingiuria che affrescano tutti i cessi degli Autogrill? Ci sono, non sono belle (anzi, fanno schifo)  ma nessuno penserebbe mai di chiudere gli Autogrill perché ci sono quelle scritte. Non ho mai visto nessun Garante intervenire perché nell’area di servizio Arrone est si diffondono i dati sensibili (il telefonino) di una tale “Federica  la roscia” invitando gli astanti a chiamarla per ottenere delle magnificate prestazioni orali (ogni volta che vado mi sorprendo della persistenza di questa scritta, povera Federica). Altrettanto curiosamente, nessun tiggì e nessun preoccupato editorialista ci ha parlato della pericolosità di internet quando il giovane Renzo Libertà Bossi, detto simpaticamente “la trota” (non da un efferato web-calunniatore, da suo padre),  metteva in rete sulla sua pagina Facebook il simpaticissimo videogioco “Affonda il clandestino”. Consisteva nel decimare gli immigrati sui gommoni per impedirgli di toccare terra. Che tenero. Non ricordiamo grida maroniane quando (sempre gli allegri giovani leghisti, di Mirate) raccoglievano  adesioni per conto del faceto gruppo “Tortura i clandestini”. Non sono stati lanciati allarmi istituzionali, malgrado persino qualche baldanzoso deputato del Nord (Roberto Cota) figurasse tra i sostenitori.  Ed era giusto. Come le scritte nei cessi queste iniziative fanno schifo e vanno censuriate, ma non certo proibite.Due giorni fa, però, viene fatta filtrare ad arte sulle agenzie questa velina: “Nel prossimo consiglio dei ministri si pensa di rendere più difficoltosa la navigazione verso certi siti. Un procedimento simile a quello che si mette in atto per bloccare i siti con contenuti pedopornografici”. Altre voci dicono: servirà l’autorizzazioni per le dirette in streaming. Curioso. Perchè gli unici paesi in cui si conoscono limitazioni di questo tipo sono l’Iran, Cuba e la Cina, più le repubbliche asiatiche gestite dai dittatori con i colbacchi di pelliccia. Dopo la rivolta della rete, indietro tutta: nessuna limitazione.    Perchè mai allora si prende a pretesto quello che succede nelle latrine di Internet per chiedere limitazioni di libertà su internet?  Si suggeriscono al candidato tre soluzioni: 1) Maroni è incazzato perchè ha problemi con la sua chiavetta da 56 K  2) C’è una società di Mediaset che vuole vincere l’appalto del sistema filtri 3) Fra le tante belle cose che nascono in rete c’è stata – anche – una manifestazione di opposizione da 300mila persone.Luca Telese Passata una settimana dall’attentato al premier ed a mente fredda è inutile dire che sono completamente d’accordo con il bravo Luca Telese: certo, Berlusconi è per sua natura un provocatore che non cerca mai il dialogo, ma questo non rende giustificabile mai nessuna violenza e, soprattutto, nessuna soddisfazione per questa violenza. Allo stesso modo sono veramente vomitevoli certe dichiarazioni di giornali e uomini politici di destra che strumentalizza un povero demente con chissà quali fantasmi sulla testa per avvelenare ancora di più il già irrespirabile clima politica italiano.La campagna di demonizzazione e restringimento della libertà di espressione sulla rete non è altro che una nuova trovata di chi non ha di meglio a cui pensare … O meglio, sappiamo benissimo come la pensano certi personaggi che ha nominato Telese.La verità è che bisognerebbe fare tutti un passo indietro, moderare i toni e cercare il dialogo, come ha ribadito il Presidente della Repubblica Napolitano.Ma questo forse resterà solo una parentesi di breve periodo per le prossime festività natalizie …Un saluto a tuttiVito