Il mio diario

Un'immane catastrofe


Si tratta della perdita della mia agenda. "E chi se ne frega!" direte voi, "invece no" penso io. Perché perdere l'agenda mi sa che è come smarrire la rubrica degli indirizzi, perdere cioè il modo di contattare tutti quelli che non si contattano mai (degli altri si conosce il numero a memoria). E fino a qui, i danni sono minimi.Ma significa anche diventare orfani della propria cronaca personale... lutto inconsolabile.  So per certo che quei fogli su cui annotavo con matite colorate gli appuntamenti sarebbero finiti in fondo al cassetto ma, e so per certo anche questo, prima o poi li avrei tirati fuori!L'antica agenda si sarebbe aperta alla pagina di lunedì 21 maggio, dove avrei letto (gli occhi velati da commozione dieri che sono un must): ore19,00 dentista. Lei, la bravissima dottoressa T. Quella sera mi aveva estratto il dente del giudizio: quindici giorni di antibiotici e la guancia sinistra come una zucca. Niente... sparita nel nulla.E poi, quando perdi l'agenda non resta che navigare a vista. Natale cadrà intorno al 25 dicembre, su questo non ci piove. Ma per il resto? Tutto indeterminato, niente da fare: si sono spenti i fari.  Sono un'ombra vittima delle proprie cantonate? No... solo 'na rimbambita.