Simply Writer Blog

L'insostenibile leggerezza delle parole


Ne pronunciamo continuamente. Comunicare è una necessità alla quale non possiamo sottrarci. Il vero problema però è dato dal fatto che lo facciamo con eccessiva leggerezza.Vuoi perché a dire ti voglio bene siam bravi tutti. Vuoi perché ci piace far gli splendidi. Come quei corteggiatori della domenica che ti riempiono whatsapp di rose rosse salvo presentarsi alla cena del tuo compleanno senza neppure una scatola di cioccolatini al seguito...Dovremmo calibrarle, invece, le parole. Imparare una virtù meravigliosa: la consapevolezza.Di noi stessi, di quanto vogliamo trasmettere, del valore di chi abbiamo di fronte e del rispetto che merita.Sempre più di frequente, invece, accade di scontrarsi col bipolarismo esistenziale: per te ci sarò sempre! Ti voglio bene come a una sorella! Su di me puoi sempre contare! Impossibile litigare con te!E dopo un battere di ciglia ti ritrovi cancellata e bloccata ovunque. In effetti... impossibile davvero litigare... hai frapposto il muro della tua viltà tra la mia persona e la tua dignità calpestata senza troppo contegno.Perchè accade? Credo dipenda dal fatto che non si è sempre (completamente) trasparenti.Si finge di essere quel che non si è. Si ostenta un sentimento mentre se ne prova un altro. Si spera di riuscire ad ottenere, in questo modo, più di ciò che ci spetta.Mentre la situazione evolve, la frustrazione aumenta. E lo sbrocco isterico è prevedibile quanto una tipica sceneggiata napoletana.Ho precisato in più occasioni che considero internet una grandiosa opportunità. Questo perché scelgo di farne un uso sano e corretto.Ma inizio a credere che presti il fianco allo sviluppo di nuove forme di psicopatie, di perdita di contatto con la realtà, di rifugio in un contesto virtuale che crediamo reale nella nostra immaginazione confusa.Dentro di noi però sappiamo bene di aver la coscienza poco pulita e che stiamo vergognosamente giocando con due mazzi di carte... Ecco che l'altro può diventare lo specchio in cui rivediamo noi stessi.Se proietta l'immagine indotta dalle nostre recite e dai teatrini che abbiamo allestito, ci compiaciamo come se stessimo indossando un abito di carnevale che ci fa sembrare migliori.Ma se riflette la reale essenza, se arriviamo a cogliere tutto il fango che meritiamo di avere addosso, beh... allora è la fine... o l'inizio della fine... di quell'esplosione illogica ed irrazionale che porta l'ego a ribellarsi.Mentre l'orgoglio vince, le persone si perdono. Segno che non era poi così forte ciò che le univa. E che si era puntato tutto sul cavallo sbagliato...