Simply Writer Blog

Un'App che fa riflettere...


No, stavolta non voglio parlarti delle App coi suoni della natura, con le tracce per la meditazione... Sono più banale :)Voglio raccontarti di un'App che mia figlia installò sul mio cellulare quando era piccina. Sto parlando del mitico Pou. Una specie di tumangosci, hai presente? Quegli esseri virtuali di cui devi prenderti amorevolmente cura.A Rita, molti anni fa, piaceva tanto. A tal punto da arrivare a costringermi ad occuparmene dal mio smartphone.All'epoca, giovane ed inesperta, capivo molto poco della tecnologia moderna. Ricordo ancora l'imbarazzo quando, durante una consulenza, il pestifero essere diabolico, iniziò a gracchiare un "NOOOOOOOOOO!" sotto gli occhi increduli del mio cliente che temeva il cellulare fosse posseduto da un misterioso poltergeist. E invece la creatura si era svegliata e voleva che gli accendessi la luce.Imparai a silenziarlo di lì a breve... per ovvie ragioni... fatto sta che quest'App mi ha fatto riflettere, proprio l'altro giorno, mentre attendevo che mia figlia uscisse dalla palestra.Pou per star bene ha bisogno di mangiare, dormire, essere pulito, essere felice. Ci sono degli appositi indicatori che calano di livello ogni qualvolta il poveretto manifesta un bisogno: ha fame... ha sete... ha sonno... è triste... Se questi parametri scendono troppo al di sotto del consentito, si ammala. Ecco che ti ritrovi a dover prestare attenzione alla sue necessità. A farlo giocare se si sente solo, ad accarezzarlo se è triste... a curarlo se è malato, a lavarlo se è sporco...E se prestassimo le medesime attenzioni anche ai nostri parametri? Se iniziassimo a chiederci se siamo felici? Se ci sentiamo soli? Piuttosto che limitarci a preoccuparci solo delle necessità fisiche?Pou richiama l'attenzione quando non decidi di prestargliela spontaneamente. Dovremmo fare lo stesso! Darci ascolto.E forse scopriremmo che l'amore e la felicità non sono poi dei miraggi, delle illusioni (in quanto tali, irraggiungibili).