Simply Writer Blog

Dal fare all’essere: scegli la modalità giusta


 Se ti chiedessi di raccontarmi la tua giornata tipo, molto probabilmente mi parleresti delle tue abitudini, di quella routine ormai consolidata in cui sei solito muovere i tuoi passi. E, chiaramente, non c'è nulla di male in tutto ciò. Le abitudini hanno il potere di rasserenarci e possono andar bene purché non diventino l'unico confine entro il quale ci sentiamo al sicuro.Il problema allora qual è? E' la modalità con cui approcciamo la realtà. La maggior parte delle persone vive col pilota automatico inserito, svolge le azioni meccanicamente, senza pensarci, inizia la giornata con un elenco di attività da svolgere e arriva a sera serena solo se è riuscita a smarcarle tutte. Questo significa aver scelto la modalità del fare.Poi vi sono di contro le persone che hanno deciso di vivere secondo la modalità dell'essere. Hanno fatto della consapevolezza il perno centrale, attorno al quale scorrono le proprie giornate. Sono le persone che decidono di essere presenti nel momento attuale. Non agiscono automaticamente sulla scorta di impulsi prestabiliti ma piuttosto si calano in ciò che fanno con passione e curiosità, certi che ogni volta - anche nella ripetizione di azioni già note - ci sia qualcosa di nuovo da cogliere.Chi vive nella modalità del fare si perde tanto della vita. Non ne è consapevole perché spesso non è neppure a conoscenza dell'esistenza di un'altra modalità. E' schiavo di una ripetizione che diventa pericolosa perché lo induce a temere il cambiamento con tutto quel che può comportare.Il punto è che la vita non va mai temuta, solo compresa. E' che qualcuno ci ha insegnato che a sopravvivere non è la specie più forte ma quella più capace di adattarsi al cambiamento.Ti sarà successo di trovare un'interruzione su un percorso che segui abitualmente. In un primo momento ti sarai sentito disorientato: e adesso? Che faccio? Ma poi ne avrai percorso uno alternativo ed avrai scoperto che ti offriva un panorama migliore, o che arrivavi a destinazione in minor tempo.Se è vero che le esperienze servono ad insegnarci qualcosa, dovremmo facilmente arrivare a comprendere che solo la presenza in ciò che facciamo può darci la giusta chiave di lettura. Se imparassimo a comportarci come se fossimo alla nostra prima volta, getteremmo i presupposti necessari ad una comprensione più piena e totale.Che poi chi punta al fare è solito attribuire importanza alle apparenze, difficilmente si spinge nella profondità delle cose... Tipico invece di chi sceglie di attribuire consapevolezza all'essere.E' un po' come quando ti succede di essere corteggiato da più persone nello stesso periodo. C'è chi si impegna in gesti eclatanti che lascino il segno. Chi si prodiga in corteggiamenti virtuali ispirati al romanticismo d'altri tempi. E poi c'è chi non fa assolutamente nulla, si limita a farsi conoscere per ciò che è. E scegli lui, che non ha paura di lasciarsi scoprire, che non ha bisogno di ostentare.La profonda differenza tra fare ed essere... Tu, quale scegli?