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Metamorfosi di una farfalla - Mindfulness & Love Coaching

 

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Che posto assegni alla tua felicità?

Post n°561 pubblicato il 30 Novembre 2021 da irene.74

Potrebbe sembrarti, ad una prima lettura, una domanda alquanto banale. Ma posso garantirti che lo sono di più le risposte stereotipate che siamo in grado di dare a noi stesse.

"Che domanda... è ovvio che le assegno il posto che merita... è tra le mie priorità!" Andrebbe benissimo come risposta se trovasse riscontro nella coerenza dei fatti... E invece... può essere superata solo da: "Ancora di felicità venite a parlare?? Che abbiamo forse vent'anni?? Alla nostra età si deve pensare alle cose serie..."

Potremmo citare tante altre banalità ma è giusto fermarci qui e dare un senso costruttivo al post.

Se da bambine sapevamo perfettamente cos'era in grado di farci felici, crescendo abbiamo iniziato a mettere in discussione un bel po' di cose e questo ha inevitabilmente contribuito a compromettere alcune delle nostre originarie certezze.

Diventate mamme, ci è venuto spontaneo anteporre alla nostra la felicità dei nostri figli. E lo stesso atteggiamento eroico abbiamo assunto quando i genitori hanno cominciato a diventare anziani. Ci è sembrato giusto metterci un pochino da parte per donare loro quelle gioie che potevano rendere meno amari gli anni della vecchiaia.

Tutto bellissimo, per carità. Ma poi ci meravigliamo se un bel giorno, all'improvviso, ci ritroviamo spente, stanche e senza entusiasmo? Se prendiamo coscienza che sappiamo perfettamente cos'è in grado di donare felicità alle persone che amiamo ma loro non sembrano altrettanto interessate alla nostra di felicità?

Il punto è che nei rapporti con gli altri specchiamo (più o meno consapevolmente) quel che sperimentiamo con noi stesse. Se non mi dono amore, attenzioni, gesti gentili, neppure gli altri lo faranno. Potrà dipendere dal fatto che possano ritenere io non ne abbia bisogno o dall'atteggiamento egoistico che li induce a credere che sia meglio tenere i riflettori accesi su di loro ignorando il resto, poco cambia.

D'altronde, noi stesse lo facciamo. Al primo posto mettiamo le persone che amiamo. Magari sperando che facciano lo stesso, e ci può pure stare. Ma ci ostiniamo a voler continuare nel voto al martirio anche quando abbiamo maturato certezza del fatto che le cose stiano esattamente così: non gliene importa un bel niente a (quasi) nessuno. Che fare??

Cominciamo col metterci in ascolto della nostra felicità: dove si trova? Che aspetto ha? Che forme assume? Iniziamo a ripercorrere la nostra percezione da bambine, analizzando quei tasselli del passato che, portati alla luce, magari son più attuali che mai.

Poi chiediamo alla donna che siam diventate cosa è realmente in grado di donarle gioia. Qual è il suo concetto di felicità.

Non resterà che guardare alla mappa con coraggio: stiamo percorrendo la strada giusta? Ed anche se la risposta fosse negativa... nessun problema! Possiamo correggere il tiro e pure la direzione. Basta volerlo.

Ma non è giusto pensare che la felicità sia una sorta di capriccio frivolo di cui si può benissimo fare a meno. Perchè una vita infelice è una vita vissuta a metà.

 

 

 

 

 
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