Simply Writer Blog

Metamorfosi di una farfalla - Mindfulness & Love Coaching

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: irene.74
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 49
Prov: TA
 

Sono Praticante Internazionale di Discipline Olistiche specializzata in Marketing Etico e Comunicazione Zen 

 

Questo Blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato  senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001

Alcune delle immagini inserite nel Blog sono tratte da internet, da siti che ne permettono la condivisione gratuita. Qualora ritenessi che la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, comunicacelo via e-mail e le rimuoveremo immediatamente

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2021 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

ULTIME VISITE AL BLOG

QuartoProvvisoriocassetta2irene.74Arianna1921je_est_un_autreFanny_Wilmotmonellaccio19enzofranco_1960noctis_imagokaren_71the_namelessexiettoDoNnA.Sm12ps12
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

Messaggi di Novembre 2021

Che posto assegni alla tua felicità?

Post n°561 pubblicato il 30 Novembre 2021 da irene.74

Potrebbe sembrarti, ad una prima lettura, una domanda alquanto banale. Ma posso garantirti che lo sono di più le risposte stereotipate che siamo in grado di dare a noi stesse.

"Che domanda... è ovvio che le assegno il posto che merita... è tra le mie priorità!" Andrebbe benissimo come risposta se trovasse riscontro nella coerenza dei fatti... E invece... può essere superata solo da: "Ancora di felicità venite a parlare?? Che abbiamo forse vent'anni?? Alla nostra età si deve pensare alle cose serie..."

Potremmo citare tante altre banalità ma è giusto fermarci qui e dare un senso costruttivo al post.

Se da bambine sapevamo perfettamente cos'era in grado di farci felici, crescendo abbiamo iniziato a mettere in discussione un bel po' di cose e questo ha inevitabilmente contribuito a compromettere alcune delle nostre originarie certezze.

Diventate mamme, ci è venuto spontaneo anteporre alla nostra la felicità dei nostri figli. E lo stesso atteggiamento eroico abbiamo assunto quando i genitori hanno cominciato a diventare anziani. Ci è sembrato giusto metterci un pochino da parte per donare loro quelle gioie che potevano rendere meno amari gli anni della vecchiaia.

Tutto bellissimo, per carità. Ma poi ci meravigliamo se un bel giorno, all'improvviso, ci ritroviamo spente, stanche e senza entusiasmo? Se prendiamo coscienza che sappiamo perfettamente cos'è in grado di donare felicità alle persone che amiamo ma loro non sembrano altrettanto interessate alla nostra di felicità?

Il punto è che nei rapporti con gli altri specchiamo (più o meno consapevolmente) quel che sperimentiamo con noi stesse. Se non mi dono amore, attenzioni, gesti gentili, neppure gli altri lo faranno. Potrà dipendere dal fatto che possano ritenere io non ne abbia bisogno o dall'atteggiamento egoistico che li induce a credere che sia meglio tenere i riflettori accesi su di loro ignorando il resto, poco cambia.

D'altronde, noi stesse lo facciamo. Al primo posto mettiamo le persone che amiamo. Magari sperando che facciano lo stesso, e ci può pure stare. Ma ci ostiniamo a voler continuare nel voto al martirio anche quando abbiamo maturato certezza del fatto che le cose stiano esattamente così: non gliene importa un bel niente a (quasi) nessuno. Che fare??

Cominciamo col metterci in ascolto della nostra felicità: dove si trova? Che aspetto ha? Che forme assume? Iniziamo a ripercorrere la nostra percezione da bambine, analizzando quei tasselli del passato che, portati alla luce, magari son più attuali che mai.

Poi chiediamo alla donna che siam diventate cosa è realmente in grado di donarle gioia. Qual è il suo concetto di felicità.

Non resterà che guardare alla mappa con coraggio: stiamo percorrendo la strada giusta? Ed anche se la risposta fosse negativa... nessun problema! Possiamo correggere il tiro e pure la direzione. Basta volerlo.

Ma non è giusto pensare che la felicità sia una sorta di capriccio frivolo di cui si può benissimo fare a meno. Perchè una vita infelice è una vita vissuta a metà.

 

 

 

 

 
 
 

Ma non ti sei ancora stancata di sopportare?

Post n°560 pubblicato il 23 Novembre 2021 da irene.74

"Sopportare: assoggettarsi con pazienza, forza d'animo a una situazione dolorosa; subire; patire"

Basterebbero queste poche parole a far accendere la spia rossa: pericolo... SCAPPA! E invece per molti di noi sopportare sembra essere diventato quasi uno stile di vita.

Sopporto il capo che mi tortura, il partner che mi soffoca, i genitori che mi stressano, i figli che mi chiedono la luna... Puoi immaginare facilmente come ci si senta a condurre una vita così.

Ma cosa impedisce a queste persone di correggere il tiro? Sono forse per qualche inspiegabile ragione votate al martirio??

Domanda legittima, a tutti gli effetti. Ne ho conosciute diverse di queste persone e mi hanno richiamato alla mente il famoso racconto della rana bollita. Intenta a nuotare nella pentola sul fuoco, mentre percepisce che l'acqua da fredda sta diventando tiepida e poi calda, continua a nuotare, sopporta e resiste, anche quando l'acqua diventa bollente e lei finisce col morire bollita. Eppure se si fosse tuffata direttamente nella pentola d'acqua bollente, avrebbe spiccato un salto pazzesco pur di aver salva la vita! Allora... cos'è che le ha impedito di salvarsi? L'assuefazione al dolore e la convinzione di poterlo reggere sempre e comunque.

Quante persone conosci che vivono oggi una realtà simile a quella della rana nel pentolone sul fuoco? Magari ci sei anche tu fra queste... Rifletti...

Sopportare non è mai la cosa giusta. Sarebbe un grossissimo errore farlo di continuo. Non è una condanna a morte, la vita. E neppure è vero che siamo venuti al mondo per soffrire.

Se tra le motivazioni che ci inducono a tollerare l'intollerabile, tiriamo fuori il solito bellissimo discorso sull'amore (so che non è un comportamento giusto ma lo tollero perché lo amo) dovremmo quanto meno completarlo con una tanto necessaria quanto doverosa premessa su quello per noi stessi. Che non vale certo meno.

Quante persone hai visto spegnersi dopo aver resistito troppo a lungo? Quante son cadute in depressione perché hanno smarrito in questo modo il reale senso della vita? Quante ancora a furia di sacrificarsi per gli altri hanno smarrito se stesse?

Chiediti, come fossi una simpatica ranocchia nel pentolone sul fuoco: l'acqua che temperatura ha? Sicuro che ci stai bene? Non raccontartela, sii brutalmente onesto con te stesso. Solo così potrai metterti in salvo. Prima che sia troppo tardi...

 

 

 
 
 

Regola n° 1: DISTINGUITI

Post n°559 pubblicato il 16 Novembre 2021 da irene.74

- Tutte le donne della tua età son sposate ed hanno figli, dovresti prendere esempio...

- Le compagne dei miei amici non fanno niente senza di loro, sei l'unica ad avere pretese inopportune!

- Le condizioni di lavoro stanno bene a tutti, solo e sempre tu ti ribelli??

Avrai sentito pronunciare frasi simili anche tu. Il tentativo di omologarci alla massa è praticamente sempre dietro l'angolo. Di peggio cosa c'è? Il tuo dialogo interiore che si allinea a queste frequenze recitandoti mantra del tipo...

- Quando la smetterai di sognare e imparerai ad accontentarti come fa il resto del mondo?

- Tutti hanno un partner e lo avresti anche tu se ti decidessi a smetterla di cercare l'amore e ti limitassi (come tutti i comuni mortali) a non dover soffrire più la solitudine...

- Ti lamenti che questo lavoro è mal pagato e per nulla gratificante. Ma è con questo che paghi le bollette, non ti basta?

Ognuno di noi è un mondo a sé. Ha convinzioni personali, ideali, valori che non devono necessariamente essere condivisi dal resto del mondo. In un arcobaleno, d'altronde, ciascun colore gioca un ruolo essenziale. Se ci fossero solo le molteplici sfumature di rosso, o di giallo o di verde... quella realtà monocolore tutto sarebbe meno che un arcobaleno.

Le differenze non devono mai essere temute o considerate limitanti. Anzi... Possono fornire ottimi spunti di crescita personale e rappresentare opportunità di arricchimento. Purchè non si proceda in automatico col mettere in discussione se stesse.

Conosci almeno una di quelle donne che son solite confrontarsi costantemente col resto del mondo ma l'unico obiettivo che raggiungono in questo modo è di ottenere l'elenco aggiornato di tutto quel che manca loro per essere degne di esistere?

Pensa alla bellezza di un giardino fiorito. Ci sono innumerevoli colori tra le tantissime varietà di fiori che fanno ovunque bella mostra di sé. Sarebbe sciocco fare una comparazione: la rosa è più bella della margherita che però a sua volta è più bella del papavero... Piuttosto è vero che ciascun fiore ha delle peculiarità che meritano attenzioni.

Nel giardino della tua vita, tu, che fiore sei? Chieditelo spesso. E chiediti pure se in quel giardino sei al sicuro.

Per poter rinascere consapevolmente e felici è necessario potersi sentire libere di esprimere la propria vera natura. Sia quel che sia.

Se senti di essere la nota stonata in diversi ambienti che frequenti, non è detto che questo accada perché in qualche modo tu sia sbagliata e debba correggere il tiro omologandoti alla massa. Guarda le cose da un altro punto di vista: e se invece stessi frequentando ambienti non più adatti a te?

Siamo creature in continuo divenire. Quel che oggi può essere perfetto per noi, domani può diventare distante anni luce dal nostro sentire. Perchè evolviamo, cresciamo sotto tutti i punti di vista. E magari la scelta giusta da fare sarebbe proprio quella di andare a cercare nuovi stimoli altrove, piuttosto che cambiare noi stesse per omologarci alla massa.

Qualsiasi vita tu conduca, in qualunque contesto sociale tu muova i tuoi passi, fermati spesso a chiederti se realmente sta venendo fuori la tua vera natura nella sua massima forma di espressione. E se constati di essere una nota stonata, piuttosto che uniformarti, esci dal coro. Scoprirai che sei perfetta così come sei. E che devi confrontarti con persone che sappiano cogliere ed apprezzare la tua unicità senza alcun bisogno di cambiarti...

 

 

 

 
 
 

E se invece delle colpe cercassimo i rimedi?

Post n°558 pubblicato il 09 Novembre 2021 da irene.74

Quanto tempo sprechiamo imbastendo inutili processi alle intenzioni?

"E' colpa dei miei genitori se non ho potuto ultimare gli studi... E' colpa del mio compagno se la nostra relazione è infelice... E' colpa del capo se a fine mese devo accontentarmi delle briciole..."

E l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Già perché ogni giorno inevitabilmente entriamo in relazione con tantissime persone. E se - più o meno consapevolmente - prendiamo la via del vittimismo, puntare il dito contro gli altri e ricoprire il ruolo del capro espiatorio, risulta semplice quanto uno schioccare di dita...

Ammettiamo pure che tu abbia ragione, che realmente buona parte delle colpe sia da addossare agli altri, pensi che indugiare in questo atteggiamento possa portarti qualcosa di buono?

C'è altresì da dire che ogni cosa che succede avviene perché siamo stati pur sempre noi a permetterlo. L'altro potrà giocarsi le sue carte bene quanto vuoi, ma io ho pur sempre la possibilità di porre fine al gioco se non mi piace più.

Oggi ti invito ad un drastico cambio di prospettiva. Qualsiasi circostanza ti stia opprimendo, per qualunque torto immeritato tu stia soffrendo, prova a spostare lo sguardo.

La relazione non ti appaga? Indaga esattamente cosa c'è che non va e dopo averne maturato piena consapevolezza passa in rassegna i vari modi che ti permetterebbero di correggere il tiro.

Davvero il capo ti paga troppo poco? Pensa se non esiste la possibilità di ottenere da lui qualcosa in più e se proprio resta fermo nella sua posizione, inizia a valutare alternative. Pensa ad una seconda attività che potresti inizialmente svolgere in modo parallelo o nei weekend liberi e poi, una volta verificato che è realmente ben pagata, potrebbe diventare la tua attività esclusiva.

Ogni volta che concentriamo l'attenzione sulla negatività le diamo potere e ne facciamo la nostra realtà. Ma è solo impegnandoci realmente in un cambiamento che potremo sperare di veder migliorare la nostra vita.

Cerca i rimedi, individua le soluzioni e valutale tutte per bene. D'altronde, se non ne esistessero, non potremmo neppure parlare di problemi, non trovi?

 

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: irene.74
Data di creazione: 30/09/2013
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963