fuori piove

pensieri sparsi


è un delirio sobrio. non ho bevuto, ho solo bisogno di scrivere senza interlocutore e a ruota libera. per ritrovarmi un pochetto. c'era una volta un topolino che voleva volare e ci provava, ma senza esito. si era anche illuso di essere un pippistrello, 'ché in fondo le somiglianze non mancavano. c'era una volta una bambina che era una donna, che detestava i ma, e che non diceva mai "ti voglio bene.. anche se". c'era un traduttore simultaneo che trasformava il disappunto in tenerezza. la perfezione è nelle cose ma non tutti la sanno cogliere. ciò che esiste è pieno e perfetto per il fatto stesso che sta al mondo. è bello sentirsi apprezzati per la concretezza della propria realtà. mi piace amare cancellando i miei limiti e le mie ottusità, cercare di acquisire una forma che possa contenere la vita che sgorga da altre creature. forse dovrei smetterla di introiettare l'esistenza degli altri. eppure mi pare così evidente che è questo il senso della vita. vorrei essere guardata pure dagli estranei con gli stessi occhi che uso io, che porto gli occhiali. io che senza lenti non vedo una sega ho la fortuna di usare amore con la vista. soprattutto vedo con il cuore e le mani, con l'olfatto e le labbra. mi lascio commuovere, mi lascio condurre verso le persone, e talvolta desidererei che chi mi circonda facesse lo stesso con me. possibile? possibile che una tovaglia o una stecca di sigarette mi stringano il cuore a tal punto da farmi venire i brividi e muovermi un trasporto indescivibile nell'animo, e.. non so come finire la frase, se non dicendo che stasera, che ho deciso di rientrare a casa e stare da sola, mi guardo attorno e dopo aver pianto tanto, ed essere stata male, ed essermi sentita uno schifo, mi guardo attorno e cedo alla tentazione di provare un po'di affetto per me stessa. ho capito una cosa che non volevo, e cioè che solo io posso essere per me in modo incondizionato. credo che sia bello vedere oltre alla superdicie delle cose.  vedo la porta. la porta è la prima cosa che ho sistemato quando sono entrata in casa. non sapevo ancora cosa mi avrebbe attesa, io che le porte non le chiudevo mai, e ora mi devo chiudere in camera. ogni volta che chiudo una porta sto male, perchè separo, me e gli altri, me e il cane, me e il mondo. sulla porta avevo deciso di mettere, verso l'esterno, una foto di rollo da cucciolo, una mia e del cane, una dello sfi-gatto e della gatta-trudi, una di mio fratello con la maglia di homer simpson. e un telo batique. chi vede la porta per vedere me ci dovrebbe vedere aspettative, speranza, e tanta paura di essere sola. ecco: sulla porta a proteggermi, quindi, il mio cane, mio fratello e due gatti. e uno si dovrebbe chiedere- perchè i gatti se laura li detesta? perchè sono simbolo di casa, di quando torno a udine, che dormono accoccolati sul divano con mamma papà e fratello. sulla porta, internamente, alcuni miei disegni. chi vede le mensole con amore, mensole che contornano le pareti della mia camera, ci dovrebbe vedere precarietà e desiderio di disfare finalmente le valigie, dopo mesi di ricerca di una tana. e sulle mensole sassetti e oggetti, ninnoli e peluches. dove erano prima? chi me li ha regalati? cosa significano? cosa rappresentano? che pezzi di vita sono? cosa mi evocano dentro? c'è una libreria dell'ikea. io mi fermerei a guardare i libri, come sono collocati, con quale criterio, mi chiederei se sono stati letti, quali sono piaciuti, quali comprati e quali regalati, e mi domanderei perchè sono in doppia o tripla fila disposti. per mancanza di spazio? di soldi? di voglia? di automobile per il trasporto? perchè non so montare la libreria? perchè per montarne un'altra dovrei spostare metà delle cose che ho in stanza? e dove la metterei, la libreria? ma le ho 100 euro per prenderne un'altra? e in quale punto mi piacerebbe collocarla? o mi piace davvero così? e quella libreria, che non è una libreria da muro, ma doppia, che collocazione aveva nella vecchia casa? la tv è su un comodino smontato. cassettiera ed armadio non sono i miei. e così via... mi guardo attorno, e credo che volendolo e senza troppo sforzo anche io potrei suscitare quel tipo di approvazione, comprensione, tenerezza che io sento per gli altri. anche per andrea, il mio coinquilino. per le sue debolezze. io non amo gli altri per le loro debolezze, ma non riesco a non amare, in chi ho attorno, anche e soprattutto le debolezze. protezione, provo istinto di protezione. io non sono un maschio e non posso proteggere con il corpo, ma sono una donna, e posso tutelare e proteggere con lo sguardo, mettendo nel cuore ciò che una donna protegge, le piccolezze e le debolezze, con cura, con un sorriso indulgente, con affetto, con dolcezza. sei perfetto, stai al mondo e ti amo, ti sento, ti tocco, ti lascio entrare dentro.ho tanto mal di testa. ora vado a dormire. vorrei una carezza. domani arriverà, e ne sono così felice che mi commuovo ancora una volta. mi commuovo perchè penso ad un uomo che rinuncia ad incontrare la mia immediata approvazione, che giungerebbe lesta se solo fosse compiacente verso di me, pur di spronarmi, incoraggiarmi, aiutarmi, stimolarmi.mi commuovo se penso che io sono in un cantuccio del letto coi lacrimoni, e che quell'uomo ha evitato la tentazione di dirmi "forza piccola, passa tutto, tu vai bene", facendosi venire l'ulcera, pur di aiutarmi.mi commuovo se penso che domani con un abbraccio questi due mo(n)di di amare si incontreranno di nuovo.e che scompariranno gli "anche se". domani lui mi vorrà bene, senza "anche se sei inconcludente e piangi il venerdì sera al telefono", e domani io gli vorrò bene senza "anche se non mi approvi o appoggi a priori".non vedo l'ora sia domani.