Creato da: DSperscelta il 01/08/2005
Non un sito ufficiale, ma semplici Info e Pensieri di un tifoso affezionato.....al CentroSinistra ed al grande progetto politico di Romano Prodi.

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Quirinale: A Levi l'incarico di trovare un nome di coesione e consenso

Post n°35 pubblicato il 05 Maggio 2006 da DSperscelta

Sotto la presidenza di Romano Prodi si è tenuta oggi una riunione alla quale hanno partecipato i leader dei partiti dell’Unione che, interpretando i sentimenti di tutti gli italiani hanno espresso la partecipazione al dolore dei famigliari dei soldati caduti in Afghanistan e hanno rinnovato la loro solidarietà alle Forze Armate.

Sul tema dell’elezione del Presidente della Repubblica si è all’unanimità deciso di affidare a Ricardo Franco Levi il mandato di verificare le condizioni per identificare una personalità che, nel rispetto della lettera e dello spirito della Costituzione, sia capace, a partire dalla coesione del centrosinistra, di raccogliere un consenso così largo da permetterne la elezione sin dalle prime votazioni.

In questa delicata fase della vita della Repubblica, l’Unione considera che si debbano ricercare le massime convergenze possibili nella elezione della persona chiamata a rappresentare e a garantire l’unità del Paese.

 
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Prodi: Il 25 aprile ci ricorda il prezzo e il valore della libertà

Post n°34 pubblicato il 25 Aprile 2006 da DSperscelta

Care amiche, cari amici,
il 25 aprile che festeggiamo nelle piazze del nostro Paese ci rammenta, a 61 anni di distanza, il prezzo e il valore della libertà. Ci consegna il compito di mantenere viva la memoria dei fatti nella loro verità e delle migliaia di persone che, combattendo la buona battaglia, hanno aperto un’epoca nuova della nostra storia.  

Tra le città liberate il 25 aprile 1945 c’è anche Milano, dove io pure sarò domani  a ricordare la nostra rinascita di popolo libero e unito. E’ nell’unità nazionale che festeggiamo, proprio come allora, il bene supremo della democrazia. Per questo occorre una memoria che unisca e non divida. Una memoria che guarda al futuro, non alle recriminazioni e agli odii del passato.

E’ questo il significato di una festa che, come tante volte ci ha ricordato il  Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, scandisce e scandirà per sempre la vita della Repubblica nata dalla lotta di Resistenza. Quel 25 aprile del 1945 le numerose forze partigiane e comuni che variamente operavano sul territorio nazionale si unirono nell’abbraccio forte della vittoria, dopo la battaglia congiunta e sanguinosa contro l’occupazione nazista.

In quella lotta decisivo fu il contributo delle truppe degli eserciti alleati con l’apporto di alcune divisioni dell’esercito italiano, ai quali dobbiamo e vogliamo rendere onore e merito. Ma in quella lotta decisivo fu anche il contributo di popolo: delle donne e degli uomini che con coraggio, con eroismo, con generosità seppero mettere al primo posto il bene della propria Patria, la dignità dell’uomo, i propri ideali di libertà e giustizia. In loro c’era la speranza e la volontà di vivere essi stessi e di far vivere i propri figli in un Paese libero e giusto.

E’ ricordando quelle donne e quegli uomini che oggi penso ai nostri giovani. Ai quali rivolgo, con affetto, una raccomandazione. Non lasciatevi portare via la storia. Essa vi appartiene. Non lasciate che il sacrificio di chi ha vissuto prima di voi pensando anche a voi, venga dimenticato. Ricordiamo insieme i momenti che hanno fatto grande il nostro Paese; ricordiamo chi ha saputo sacrificare se stesso per farci vivere in questa Italia, uniti e liberi. Abituatevi a pensare all’Italia come alla Patria, leggete la costituzione repubblicana nella sua forza e nella sua indiscutibile attualità, scoprite il valore delle istituzioni democratiche che tutelano i nostri doveri e i nostri diritti, la libertà nostra e quella degli altri, anche di coloro che a quella lotta di liberazione non presero parte.      

Ma questo 25 aprile rammenta a tutti noi anche l’urgenza di difendere la nostra Costituzione. La riforma costituzionale che la destra ha portato a conclusione senza un confronto parlamentare stravolge il senso del lavoro della Costituente del 1947 che seppe far prevalere l’interesse generale su quello delle parti e il bene di tutti sulle divisioni ideologiche. Per questo è importante ricordare in questa giornata che la partecipazione popolare al prossimo referendum sia la più ampia possibile e che il no a questa sbagliata riforma costituzionale arrivi da ogni parte d’Italia.

Oggi, come allora, il senso della parola libertà deve essere un simbolo di fratellanza e di pace, non di lotta politica contro qualcuno. E dobbiamo essere degni di quanto abbiamo ricevuto dai nostri padri: l’Italia, un “nuovo” Paese.

Romano Prodi

 
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Ulivo,

Post n°33 pubblicato il 15 Novembre 2005 da DSperscelta
Foto di DSperscelta

dieci anni di vita dura tra gelate e resurrezioni

Filippo Ceccarelli
14-11-2005 la Repubblica

Il simbolo disegnato nel 1995 è stato a lungo accantonato ma è risorto grazie alle primarie. Nel ´96 sconfisse Berlusconi anche mediaticamente.

Gli anniversari non solo per Romano Prodi sono sempre faccende un po´ delicate. Solennizzano un evento, ma fanno sentire tutti più vecchi; illuminano il valore di qualcosa, però rischiano anche di mostrarne l´usurante ripetitività. E dunque (o comunque): sono dieci anni d´Ulivo. Il simbolo fu disegnato proprio in questi giorni. Ebbe successo, ebbe gloria, quindi fu messo da parte, e poi dato per disperso. Oggi ritorna quasi a sorpresa. Meraviglia delle ricorrenze.

In realtà, a essere pignoli, gli anni sarebbero ormai quasi undici, dal momento che Prodi, su spinta dell´occulto inventore, Arturo Parisi, evocò per la prima volta la fatidica pianta il 13 febbraio del 1995, a Bologna: «Accanto alla quercia è necessario piantare un ulivo». Già allora, in preveggente sintesi, il Prof spiegò le ragioni di quella scelta: si trattava di un albero «millenario», «dalle radici profonde», «contorto» sì, ma perché «forte» e «resistente alle intemperie», presente al Nord e al Sud, quindi «molto italiano». Inoltre, disse Prodi, «rappresenta la pace» e «fa molti frutti».

Le olive. Ma qui appunto sorse la prima disputa: olivo o ulivo? L´Italia letteraria era spaccata. Dalla parte dell´olivo si collocavano Petrarca, Ariosto, Tasso, Boiardo (autore secondario, ma nato come Prodi a Scandiano), Alfieri, Leopardi, Pascoli e Pirandello. Mentre per l´ulivo tifavano Dante, Boccaccio, Machiavelli, Foscolo e Manzoni. Vinse quest´ultima squadra: e da allora fu ulivo. O meglio: fu l´inizio, nei discorsi del leader, dell´Ulivo: maiuscolo e accompagnato da una proliferazione di metafore a base di «radici», «tronco», «rami», «ramoscelli», «frantoi», «olio» e perfino «diserbanti». «Orticultura politica» commentò il Financial Times: era il segno che il messaggio passava.

Nel giugno di quel 1995, allo stadio San Paolo di Napoli, fu opportunamente consegnato a Prodi, davanti ai fotografi, un ulivetto dentro un vaso; in estate una poesia di Gaio Fratini certificò l´avvenuta identificazione con il professore: «Ma l´immagine pia che più trascina/ è Prodi da colomba picassiana/ travestito, che dopo la tempesta,/ con un ramo d´ulivo dentro il becco,/ obbliga Fausto e Silvio a fargli festa». Nel mese di ottobre, al festival dell´Unità di Mentana, un clamoroso equivoco offrì la più significativa conferma della potenza semantica dell´invenzione: centinaia di persone s´erano presentate a un dibattito sull´ulivo, per scoprire poi che si discuteva delle qualità organolettiche dell´olio della Sabina, per il quale si richiedeva il marchio dop.

A quel tempo Parisi aveva già fatto il necessario per assicurare all´emblema l´indispensabile visibilità. La scelta era caduta su un affermato grafico e illustratore toscano, Andrea Rauch, che dopo un lungo viaggio da Siqueros a Klee aveva puntato sulla geometria concettuale del ramoscello, isolando il verde delle foglie, l´azzurro sfumato e - prezioso particolare - il rosso dell´apostrofo. A metà dicembre ci fu l´ostensione del simbolo nella sede dei Santi Apostoli. Clima festoso, molto romano: «Professò! - gridavano i fotografi - n´antro soriso!».

Nella platea, confuso con i giornalisti, si godeva la scena il professor Alessandro Savorelli, storico della filosofia alla Normale, appassionato di araldica nonché ermeneuta dell´immaginario ulivista. «Con alberi sacri, segni di antichi culti agresti, l´ulivo, albero sobrio e tenace... »: così, sulla patinatissima brossure, cominciava una sua nota che dalla Genesi, via Sofocle, Erodoto e Ovidio, arrivava a Frazer e a Kerényi tirandosi dietro archetipi di ogni sorta. Toccò a lui scaldare la fantasia e il motore della macchina mitologica. Mai prima di allora appariva così evidente, ai limiti dell´ostentazione intellettuale, l´intento di rendere sacro un simbolo per farne uno strumento della turbo-politica. Ma a ripensarci era anche la prova di quanto i prodiani avessero fatto tesoro della grande lezione pubblicitaria di Berlusconi, della sua professionale abilità nel manipolare sogni, visioni, oggetti, eventi esemplari, depositi di memoria collettiva. Fino al punto da costringere lo stesso centrodestra a protestare contro la distribuzione di ramoscelli d´ulivo la domenica delle palme.

E in ogni caso: l´Ulivo vinse. L´ondata extravergine culminò, invero con qualche idolatrica risonanza, nel pellegrinaggio del presidente del Consiglio a Canneto sabino, con prefetto e questore di Rieti in grande spolvero sotto le fronde del «Patriarca», come è soprannominato l´ulivo più antico d´Europa (1.500 anni, diametro del tronco 6,1 metri, altezza 14, oltre 12 quintali di olive ogni anno), per quanto appartenente a un personaggio locale, il cavalier Bertini, noto per la sua strenua militanza in An.

Ma il punto è che quasi mai i simboli restano inerti. Per cui di lì a poco - infausto presagio - un incendio arrivò a lambire il bonsai che Prodi teneva nel suo ufficio a Palazzo Chigi. Così come, dovendosi in seguito inaugurare il terrazzo della nuova casa di Massimo D´Alema, il costruttore Alfio Marchini pensò bene di regalare - indovina un po´ - un ulivo; e siccome l´allegorico regalo era pure bello grosso e non passava per le scale, dovette intervenire una speciale gru.

Si sa poi come andarono le cose: a Bruxelles non crescono ulivi. Ma anche in Italia la gelata del centrosinistra sconfitto ebbe sintomatici contraccolpi, pure di ordine botanico. Così, nel marzo del 2001 si seppe che era morto l´ulivo personalmente piantato da Prodi poco lontano dall´abbazia di Monteveglio, quando ancora era in vita Dossetti. Forse per via del freddo, o del terreno argilloso: «Era solo» commentò il Prof, aggiungendo: «Gli ulivi non si lasciano mai soli». Vero, ma più in generale era «lo spirito dell´Ulivo» che era andato, per dirla sempre con Prodi, «a farsi benedire». Ne fecero le spese le bandiere e i gadget verde oliva, le cartoline e le litografie di Valerio Adami battute all´asta come oggetti di modernariato (una la donò Flavia Prodi a Rutelli, un´altra la vinse la stilista Chiara Boni). Addio Ulivo, conteso e vilipeso perfino sulla scheda elettorale: lo reclamava la Gad, e subito insorgevano contro lo «scippo» Occhetto, i verdi, i comunisti italiani. Defunto, ormai. O no? «Non sono un medico delle piante - rispondeva Prodi nel 2002 - ma questi alberi secolari a volte sembrano rinsecchiti, poi gli spuntano dei rami».

Sembrava una battutina patetica, un ridente sproposito, o la classica excusatio non richiesta a chi si ostina nell´inseguire un pallido e vagante simulacro. In realtà era una semplice speranza. Ai materialisti non sono mai mancati gli argomenti per ridere alle spalle dei cacciatori di simboli. Ecco: gli anniversari, in fondo, servono anche a fargli venire qualche dubbio.

 
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L’Unione chiede l’”election day” per il 9 aprile

Post n°32 pubblicato il 17 Ottobre 2005 da DSperscelta





I leader di tutti i partiti dell’Unione si sono incontrati oggi a piazza SS. Apostoli. Il vertice è stato «dedicato ad uno studio superficiale e a un commento sull'andamento dei voti», ha detto Romano Prodi nel corso di una conferenza stampa che ha fatto seguito alla chiusura dell’incontro.

Il Professore ha fatto capire che un esame più approfondito sarà effettuato nei prossimi giorni e che le primarie del centrosinistra diventeranno oggetto di studio. «Faremo un seminario di studi dedicato alle primarie. Abbiamo riscontrato un fortissimo interesse da parte degli altri Paesi europei su come si sono svolte le nostre consultazioni».

Il leader dell’Unione ha poi detto che il numero dei votanti alle primarie del centrosinistra continua a crescere. Lo scrutinio è stato completato nel 99,2% delle sezioni dislocate in tutta Italia, per un numero complessivo di votanti pari a 4.308.502 persone.

Tra gli altri appuntamenti fissati nell'agenda del centrosinistra Prodi ha ricordato che «a breve si farà una riunione con i presidenti delle regioni governate dal centrosinistra, i rappresentanti dell'Anci e dell'Uppi per concertare un'azione comune sui problemi determinati dalla Finanziaria».

Infine l'Unione chiederà l'accorpamento di tutte le elezioni previste per quest'anno in un'unica giornata, il 9 aprile. «Dopo tutto – ha ricordato Prodi - a chiedere l'election day è stata proprio la Cdl». Non solo: «Questa soluzione farà risparmiare all'Italia circa 150 milioni di euro».

 
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I risultati dello scrutinio

Post n°31 pubblicato il 17 Ottobre 2005 da DSperscelta



Seggi totali 9.727        Seggi scrutinati 100%       Totale votanti 4.311.149
(Italia più estero)

   Romano Prodi

   74,1%

   Fausto Bertinotti

  14,7% 

   Clemente Mastella

   4,6% 

   Antonio Di Pietro

   3,3% 

   Alfonso Pecoraro Scanio

   2,2% 

   Ivan Scalfarotto

   0,6% 

   Simona Panzino

   0,5% 

Schede bianche 7.549

Schede nulle 8.968

Schede contestate 48

 
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