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La schiava è Donna


Quando un Dominante o una slave parlano con un profano di BDSM, che sia sul net o nella realta', la prima sensazione che ricevono è di "prudenza": molto spesso è palese che l'interlocutore non vuole dare un giudizio affrettato per non apparire ineducato, ma la sua perplessita' spesso è percepibile al tatto. Quando non c'è rifiuto alla comprensione e mano a mano che la conversazione procede addentrandosi in aspetti piu' psicologici o tecnici si vede pero' che l'interesse per quanto si sta dicendo si alza ma in egual misura quel viso, che prima esprimeva il punto interrogativo della curiosita', comincia poco a poco a prendere l'espressione schifata di colui che intimamanete pensa: " questi son tutti matti da legare". Il BDSM ed in special modo la Dominazione/sottomissione (quando approcciate da persone serie e responsabili) ha come sua connotazione principale l'imparare a vivere le emozioni di un rapporto di coppia in maniera "completa" da ambo le parti: proprio per questa ragione la relazione D/s è delicatissima e soggetta a variabili fatte anche solo di sfumature (che pero' ne possono intaccare profondamente la sostanza), difficilmente comparabili a quelle di un rapporto vanilla. (vanilla= coloro che praticano il sesso in modo tradizionale) Con questo non voglio assolutamente dire che siano migliori o peggiori, piu' profonde o piu' superficiali di quelle di un rapporto vanilla, ma credo di poter affermare che siano profondamente diverse. Per come è vista dal di fuori la slave molto spesso è considerata "una bambola" senza volonta' propria e spesso anche senza cervello; in questo lo stile usato da fotografi professionisti per immortalarne la figura certo non ha aiutato l'immaginario collettivo a cambiare idea. Nelle foto la schiava è quasi dovunque ritratta come una ragazza giovane e bellissima: visi angelici, seni e sederi perfetti, gambe lunghissime, insomma sempre fisici mozzafiato legati e imbavagliati, appesi come pezzi di carne in una macelleria, costretti in abbigliamenti spesso discutibili a volte torturati e martirizzati da catene, paddle, fruste e chi piu' ne ha piu' ne metta. Accanto a questi "pezzi di carne" le immagini che ritraggono i Dominanti sono quasi sempre di sapore fetish: uomini belli come Adoni dai visi con espressioni feroci, corpi e gambe fasciati in pelle nera borchiata, stringono tra le mani attrezzi di tortura degni da "Santa Inquisizione" come fossero pasticcini alla crema. Tutto questo ovviamente perche' scattando una foto è piu' facile enfatizzare un eccesso che non fissare un'emozione, e accendere una fantasia è piu' facile che tentare di fissare un'idea. Posso capire percio' che, anche se non è proprio cosi', per un profano vedere immagini di questo genere sia come entrare in un girone dantesco oppure assistere al rivival delle torture e delle coercizioni che gli SS imponevano ai prigionieri ebrei durante la seconda guerra mondiale: come non sentirsi offesi, mortificati e spaventati da tanta violenza gratuita? Entrando poi nel vero e proprio rapporto D/s la stessa remissivita' di una slave e la sua obbedienza al Dominante qualunque sia l'ordine che le viene impartito è, nella mentalita' comune, la conferma che la donna in questione ha come minimo un carattere debole, ma che piu' spesso potrebbe essere affetta da squilibri mentali necessitanti di urgente cura psichiatrica. Le reazioni che un vanilla ha di fronte ad una slave sono differenti a seconda che il vanilla sia uomo o donna, e all'interno di questa divisione i giudizi variano ulteriormente a seconda del carattere, della personalita' e della sensibilita' di quell'uomo o di quella donna. Si passa dai casi peggiori in cui un uomo poco Signore nell'animo crede di aver davanti una donna di malaffare che può permettersi di offendere in qualunque modo e a cui può chiedere qualunque cosa perche' tanto "è una schiava, percio' non vale niente", oppure può accadere che una donna poco sensibile si convinca di aver a che fare con delle "peripatetiche pazze furiose, senza dignita' ne' orgoglio femminile"...ma questi ripeto sono casi estremi che servono solo a bollare i giudicanti per cio' che veramente sono: certamente la slave, per quanto tollerante possa essere, non fa salti di gioia nel sentirsi trattata cosi', ma fa in fretta a dimenticare perche' è conscia del fatto che il mondo è bello perche' è vario. Normalmente comunque le reazioni sono un po' piu' soft; alcuni, specie le donne, tentano di capire le dinamiche mentali che spingono un'altra donna verso la slavery ma se non è presente in loro quel particolare bisogno di Appartenenza (che, anche se spesso confuso, è tutt'affatto diverso dall'istinto di unione e protezione reciproca di un rapporto vanilla) difficilmente riusciranno a compenetrarsi nell'animo di una slave. Quel che può accadere ancora è che quella donna, vanilla fino al midollo, si incuriosisca cosi' tanto da desiderare di diventare slave, o che quell'uomo, confondendo il significato di "potenza mentale" con quello di "forza fisica" cominci a covare velleita' di dominazione che forse sarebbe meglio restassero sopite. Pochi, veramente pochi sono i vanilla che riescono a capire che la slave non è una bambola bensi' una Donna come tutte le altre, che ha sogni, desideri, aspirazioni e sentimenti come tutte le altre ma che ha fatto una scelta diversa dalle altre donne: si è Donata totalmente a qualcuno che ne ha percepito la sua Essenza profonda ed in cui ha una fiducia totale, perche' ha intuito che solo donandosi cosi' avrebbe realizzato appieno se' stessa. Coloro che riescono a capirlo imparano a rispettarla e mai arriveranno a pensare che la slave è una bambola; anzi, a volte avranno anche la gradita sorpresa di trovarsi di fronte ad una persona un po' particolare, magari non bella come Miss Mondo, ma nella cui testolina i neuroni di certo non mancano.