SirenaDifettosa

Tre camere a Manhattan George Simenon


Quella notte dormirono come nella sala d’aspetto di una stazione o come un’automobile in panne sul ciglio della strada. Dormirono abbracciati e per la prima volta non fecero l’amore. “Stasera no” aveva sussurrato lei in tono supplichevole. Lui aveva capito o creduto di capire. Erano molto stanchi, in preda a quella sorte di stordimento che si prova dopo un lungo viaggio. Forse avevano davvero raggiunto una meta. Erano andati a letto subito, senza riordinare la camera e, come dopo una lunga traversata, si avverte ancora per qualche notte la sensazione del beccheggio e del rollio. Così a loro sembrava a tratti di continuare a camminare, di camminare nell’infinito della grande città. Per la prima volta si svegliarono alla stessa ora della gente comune. Quando Kombe aprì gli occhi vide Kate che apriva la porta di casa. Forse era stato lo scatto della serratura a scuoterlo nel sonno e sulle prime ebbe paura ma subito si calmò. La vide di spalle con i morbidi capelli lunghi e arruffati, avvolta in una delle sue vestaglie che le arrivavano fino ai piedi. “Che cosa stai cercando?”. Lei non sobbalzò, si girò verso il letto con naturalezza. Anzi, non si sforzò neppure di sorridere. “Il latte, non te lo lasciano davanti alla porta ogni mattina?” “Non bevo latte..” ”Ah!” Prima di avvicinarglisi Kate entrò nel cucinino dove sul fornello elettrico stava bollendo dell’acqua. “Prendi un tè o un caffé?” Perchè lo commuoveva tanto sentire una voce ormai familiare in quella stanza, dove non aveva mai visto entrare anima viva