..E così (POE)sia..

Post


page 1E’ solo un attimo. Un minuscolo, infinitesimo, effimero attimo…e l’ultimo respiro scivola via, insieme alla vita. Hai voluto me nella stanza, per parlarmi con gli occhi o attraverso i pochi gesti che abbiamo imparato per poter comunicare con i bambini dalle orecchie ovattate e dalle corde vocali scordate, mi hai detto con le mani, mille volte grazie, mille volte ti voglio bene…Avevi espresso un desiderio: avermi lì con te…contro il parere del personale medico che ostinato ribadiva l’assoluta necessità di “mantenere asettico l’ambiente”. La tua testa scossa con veemenza, gli occhi spalancati…e tua madre, quella donna meravigliosa, fiera ed impettita di fronte al primario a dire poche parole, ferme, risolute…irremovibili: “Mio figlio vuole così, lei in stanza e gli altri ragazzi qua. Siamo la sua famiglia e questo desiderio neanche Gesù Cristo glielo impedisce.”E’ successo tutto in una notte…una notte che mi resta tatuata sull’anima, una notte che ho tenuto tra le tue e le mie mani per non farla scorrere…una notte soltanto…ma che vale l’eternità.E’ stata una notte immensa ed infinita, una notte di mani strette, di baci sulla fronte, di bisbigli e triste consapevolezza…ho parlato io sola, tanto che al mattino non avevo più voce…tu sorridervi senza smettere mai, annuivi per comunicarmi che seguivi ogni parola, ogni pausa…abbiamo inventariato questi ventinove anni di vita condivisa, annoverato i momenti belli e quelli da dimenticare…abbiamo ricordato. Ci siamo detti cose che sapevamo da sempre e cose che avevamo solo pensato…i tuoi occhi blue sono rimasti limpidi e trasparenti, i miei erano offuscati dal pianto che trattenevo a fatica…volevi stessi calma e l’ho fatto, ho resistito finché il tuo cuore ha pulsato quasi unitamente al mio …ma poi……sono dovuta uscire……mi hanno portata via: “lo dobbiamo preparare” ...già…preparare…Quel Mercoledì mattina avevo io, le orecchie ovattate: sorda ai richiami dei nostri amici, una volta con i piedi sul pavimento della sala d’attesa, sono corsa via…ero ancora calda del tuo abbraccio…l’ultimo tuo gesto è stato tendermi quelle braccia un poco dimagrite dall’immobilità obbligata…Che tenerezza immensa mi hai fatto…il mio ragazzone tornato bambino…mi hai stretta con tutte le tue forze, non è stato semplice con i tubi delle flebo e del respiratore, sentivo il tuo cuore sotto la pelle sottile, mi hai accarezzato i capelli come ogni volta …un gesto istintivo e protettivo che mi facevi da sempre…hai deposto un bacio impalpabile sulla mia guancia destra, sembrava una farfalla, hai appoggiato la tua fronte sulla mia spalla…mi tremavano le gambe quando ho sentito la tua bocca aprirsi come quando prendevi i respiri pieni per stordirmi di storielle reali o buffe e strane teorie sul sic transit gloria mundi … … …credevo volessi parlare tu e mettermi a tacere per recuperare almeno un filo di fiato…filato, sottile come lo zucchero che mangiavamo alla fiera di San Paolino… … …e controbattere. Credevo volessi ricominciare a mitragliarmi con i discorsi come prima della malattia, credevo volessi dirmi: “Ok Kà…All’Happy, punta alle 20…ci vediamo lì!” … Hai aperto la bocca, inspirando…non volevo realizzare la pericolosa vicinanza del “momento” “Ho paura… … … …così ti perdo…” hai bisbigliato contro la mia spalla, sapendo che ti avrei smentito quell’angoscia assurda che attanaglia me ancora oggi: “…No che non ci perdiamo, te lo prometto…insieme sempre…come prima…e di più….”. Ti ho risposto una frase in cui credo fermamente, in cui ho sempre creduto per farmi coraggio e continuare il cammino nonostante le continue cadute…gli spintoni…gli sgambetti…E’ una verità che mi rassicura…ed ha rassicurato anche te. Vedevo le rughe d’espressione ai lati della tua bocca arricciarsi per generare l’arcobaleno bianco che ha sempre inchiodato sguardi d’amore sulla tua persona…un biondino con gli occhi blue che con gli anni è diventato un uomo bellissimo ed inconsapevolmente rubacuori. La tua stretta si è fatta più forte, eri aggrappato a me come alla vita…a nostro modo ci siamo fraternamente amati così tanto, che avrei dato metà degli anni che mi restano, per tenerti con noi...Di nuovo un tuo respiro rubato…: “…ti voglio un bene dell’anima ricordatelo… … … …ti voglio…………bene……….” hai sussurrato con fatica e desideravo con tutta me stessa di avere la possibilità di porre l’indice sopra la lancetta dei secondi e fermare il tempo. Ho sentito una lacrima calda, gocciolare sulla mia camicia…dopo qualche secondo un'altra espirazione… … … …ho trattenuto il respiro… … … …la tua stretta disperata stava allentandosi…le tue braccia non mi tenevano più…ero io a sostenerti…sei scivolato un poco, ho incrociato i tuoi occhi chiusi, un’altra lacrima post mortem si fondeva con il pallore del tuo viso smunto…l’ultima cosa che ho visto, è stato il sorriso leggero che increspava appena le tue labbra. Ti ho dato l’ultimo abbraccio…assurdamente soffocante, traboccante d’affetto, colmo di paura, angoscia…tormento. …Immenso…senza fine. E’ stato…un attimo. Niente più pulsazioni, niente più respiro…niente più cantilene: “…sei bella come il sole…a me mi fai impazzire…” niente.… … … … … … … … … … … … … … … … …Un attimo.…il tempo di un battito di ciglia, un palpito, un frullo d’ali…e si diventa angeli.
... ... ...