Il diario di Smilla

Dal libro che sto leggendo...


"Natalia, Nata la chiamava Attilio, è una ragazza stordita dalla tragedia. Si era sposata appena quattro mesi prima, ma non viene consolata, al funerale non c'è Presidente della Repubblica, ministro, sindaco che le tiene la mano. Meglio così forse, si risparmia la messa in scena istituzionale. Ma ciò che aleggia sulla morte di Attilio è un'ingiusta diffidenza. E la diffidenza è l'assenso silenzioso che viene concesso all'ordine della camorra. L'ennesimo consenso all'agire dei clan. Ma i colleghi del call center di Attila, come lo chiamavano per la sua violenta voglia di vivere, organizzano fiaccolate e si ostinano a camminare anche se sul percorso della manifestazione avvengono ancora agguati, il sangue ancora traccia la strada. Proccedono, accendono luci, fanno capire, tolgono ogni onta, cassano ogni sospetto. Attila è morto sul lavoro e con la camorra non aveva rapporto alcuno....In questa guerra le persone vengono stritolate senza colpa alcuna, vengono rubricate negli effetti collaterali o nei probabili colpevoli."L'intero libro ha capitoli come questo, sui quali non è possibile non soffermarsi, non chiedersi perchè intere regioni sono in mano alla mafia in modo quasi militare e in tanti anni di Repubblica non siamo riusciti a portare la democrazia, la legalità, la libertà in questi angoli d'Italia ed, anzi, la mentalità "mafiosa" sembra quasi essersi espansa nel resto del Paese. E mandiamo i nostri soldati a morire lontanto per portare quei valori che non abbiamo nemmeno in casa nostra.