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Mutilazioni, primo arresto a Verona nigeriana praticava l'infibulazione


 Arrestata a Verona una nigeriana di 43 anni: per 300 euro era pronta a mutilare gli organi genitali di una neonata di 14 giorni: la polizia l'ha fermata poco prima che iniziasse l'intervento nell'abitazione dei genitori della piccola, una coppia di suoi connazionali. E' il primo caso in Italia di applicazione della nuova legge sulla prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile. La donna arrestata aveva in una borsa forbici chirurgiche, flaconi di sostanze anestetizzanti e antibiotici, garze e olii emollienti. Le indagini hanno accertato che pochi giorni prima aveva eseguito un intervento simile su un'altra piccola di due mesi. "L'infibulazione è una pratica intollerabile - ha commentato il ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo - che nega i fondamentali diritti della persona colpendo la salute fisica e psicologica delle bambine. Ha fatto bene ad intervenire la polizia a Verona". In Nigeria, l'infibulazione si pratica ancora: l'obiettivo della mutilazione sarebbe conservare la verginità al futuro sposo e rendere la donna incapace di provare piacere sessuale. In Italia, dall'estate scorsa, la mutilazione dei genitali è un reato grave punito con la pena da quattro a dodici anni. Una pratica che nel nostro Paese è emersa dopo il massiccio flusso di immigrazione dai paesi africani. Allarmanti le conclusioni del recente congresso della Società Italiana di Ginecologia: "L'infibulazione in Italia si pratica con molta frequenza. Il più delle volte è fai da te, in casa: ci pensa la nonna o l'anziana che ricopre in famiglia il ruolo di infibulatrice ufficiale". Il professore Aldo Morrone, Direttore della Medicina delle Migrazioni dell'Istituto San Gallicano di Roma è convinto che "in questo momento sono più di duemila le bambine in Italia che corrono il rischio di essere sottoposte alla mutilazione".