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Libia: i ribelli entrano a Tripoli e cercano di catturare Gheddafi.


Si combatte ancora a Tripoli, all'indomani dell'ingresso nella capitale libica dei ribelli di Bengasi, che sostengono di avere il controllo su circa l'80% della città. Violenti scontri sono in corso attorno all'hotel Rixos, dove alloggia la stampa straniera, e nella vicina residenza di Muammar Gheddafi, Bab Al-Aziziya, mentre si ignora la sorte del colonnello, apparso in pubblico per l'ultima volta il 12 giugno scorso. Gli Stati uniti si dicono certi che "sia ancora nel paese" e voci insistenti sostengono che potrebbe essere asserragliato nel centro ospedaliero di Tajura, zona a est della capitale. Lo stesso leader del Consiglio nazionale di Transizione degli insorti, Mustafa Abdel Jalil, ha ammesso: "Non sappiamo dove si trovi Muammar Gheddafi", aggiungendo di auspicare che venga catturato vivo perchè possa essere processato. Domenica, gli insorti hanno catturato tre figli del colonnello: Saif al Islam, Saadi e Muhammad, ma quest'ultimo sarebbe riuscito a fuggire questa sera dagli arresti, con l'aiuto di truppe fedeli al padre. Da Bengasi, Jalil ha anche lanciato un appello a "tutti i libici" perchè diano prova di moderazione, "agiscano con senso di responsabilità, non facendosi giustizia con le proprie mani, ma trattando bene i prigionieri di guerra". Da parte sua, la comunità internazionale ha invitato i lealisti di Gheddafi a mettere fine al conflitto, "per evitare altre perdite umane", come ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, annunciando entro la settimana un vertice sulla crisi libica che veda coinvolti Unione africana, Lega araba, Unione europea e altre organizzazioni regionali. Per giovedì prossimo è già stato fissato a Istanbul il vertice del Gruppo di contatto sulla Libia, mentre venerdì si riuniranno ad Addis Abeba i capi di Stato dei 15 stati membri del Consiglio di pace e di sicurezza dell'Unione africana.