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Senato, Marini si rafforza e Andreotti insiste: non mi ritiro


La lettera dell´amico Cossiga, che lo invita a ritirarsi, non sortisce alcun effetto: Giulio Andreotti per ora resta candidato alla presidenza del Senato per la Casa delle libertà. Contrapposto a Franco Marini, segretario organizzativo della Margherita, anche lui ex dc, indicato dall´Unione. Tra meno di quarantott´ore la sfida al Senato sarà quindi tra Marini e Andreotti. Si giocherà al fotofinish. Avverte Willer Bordon, senatore Dl: «Se l´Unione non è maggioranza, e Marini non ce la fa, lo scioglimento del Senato, cioè di una sola Camera, finora considerata un´ipotesi di scuola, diventerebbe stretta necessità».Però la candidatura di Marini, alla fine di una giornata di fibrillazioni, sembra essere un po´ più al sicuro. Anche il neo senatore Luigi Pallaro, eletto per gli italiani all´estero (ora ago della bilancia) annuncia il suo appoggio a Marini: «Lo voterò ma l´Unione deve mantenere gli impegni». A questo punto, se quello che è sulla carta sarà anche nei fatti, il candidato del centrosinistra avrebbe 162 voti certi e potrebbe essere eletto al primo scrutinio. Andreotti tuttavia non abbandona il campo. A lui l´ex capo dello Stato Francesco Cossiga scrive una lunga lettera: «Con la devozione di un allievo a un maestro... ritengo chiuso ogni utile spazio ad una tua candidatura» dopo l´insistenza dell´Unione su Marini, ma anche «il silenzio assordante» di Silvio Berlusconi, la «decisione sofferta, ma aperta, coraggiosa e leale della Sudtyroler Volkspartei». Meglio a questo punto non sottoporsi al giudizio di un´assemblea nella quale siedono non pochi «che ti hanno additato al disprezzo degli italiani come mafioso e mandante di omicidi». Tuttavia, conclude, se vai avanti «io ti voterò». E il «divo Giulio» sembra avere tutta l´intenzione di non arretrare: «A me la candidatura l´hanno offerta, io l´ho accettata con la speranza che questo favorisse un certo dialogo. Finora questo dialogo non si è aperto ma io non devo ritirare niente».Sono state per lui ore di telefonate, incontri. Francesco Rutelli lo va a trovare nel suo studio di piazza di San Lorenzo in Lucina. Nessun commento. Però il pressing del leader della Margherita mira a indurlo a più miti consigli, evitando lo scontro. Si parla della possibilità per Andreotti di un incarico come la presidenza della commissione Esteri, come segno di stima del centrosinistra. Tutto cade nel vuoto. Il Polo fa i conti: sa di doversela vedere con la Lega che riunita oggi a Milano con Bossi dovrà sciogliere la riserva. Roberto Calderoli sostiene che fino alle 13 di venerdì, cioè un attimo prima della votazione utile, il Carroccio con i suoi 13 senatori manterrà le mani libere. Anche l´Unione conteggia i favorevoli e gli incerti. Rita Levi Montalcini è tra questi, divisa tra l´amicizia personale per Andreotti e le considerazioni politiche. Cossiga insinua anche il dubbio che Berlusconi in realtà preferisca Marini, «al quale lo legano antichi, forti e solidi vincoli di amicizia». Del resto, aggiunge, «se fossi Berlusconi e volessi ottenere un favore personale o politico, come è stato a suo tempo per il caso Mediaset, potrei senz´altro contare» su Marini mentre «su Giulio Andreotti saprei di non potere contare affatto».