Snorki sarai tu!

Per mandare a casa Cuffaro!


Importo ben volentieri da Blubeluga.Tra i tanti fallimenti che hanno contrassegnato la politica dell’attuale Presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro, in mezzo ai fallimenti di una politica economica e sociale da republica delle banane, bisogna però riconoscere al ridanciano panzer governator un incontestabile successo che lo farà passare agli annali della politica.Infatti, oltre alla fama ormai conseguita sotto le luci della ribalta giudiziaria, che lo vedono esibire come smentitore finora non molto convincente dell’assunto (non dimostrato) di essere stella di prima grandezza della contiguità mafiosa, candidato all’Oscar della collusione, il Presidente dall’accento ciancianico-raffadevole si distingue per la nascita di un neologismo ormai accreditato nel lessico giornalistico: il “Cuffarismo”.Non pare infondato pronosticare che tra qualche anno questo “ismo” entrerà a far parte dei dizionari della, apportando alla Lingua Italiana un contributo di “sicilianità” capace di oscurare perfino il catanese “Intrallazzo”.“Cuffarismo”! Quanta potenza evocativa! Provate per un attimo, solo per un attimo, a farlo risuonare   nella vostra mente… A me echeggia come suono di uno scellerato connubio tra affarismo e cinismo, manifestazione di provincialismo meschino ed accattone. Un provincialismo che ha la maschera grottesca di “Totò u vasa vasa”, una maschera che in realtà camuffa un rapporto coloniale con la propria terra, svenduta al leghismo di Bossi e a una “devolution” che può convenire alla Sicilia quanto allo Zio Tom poteva convenire la vittoria del Sud razzista nella guerra civile americana!  Governatore :“Nomina sunt consequentia rerum!”.Viene facile richiamare un altro governatore famoso della storia Siciliana: quel Camastra, Commissario reale per la ricostruzione dopo il devastante terremoto in Val di Noto del 1693, che si meritò dalla disincantata arguzia del popolo sicilano una famosa frase, che voleva rappresentare il danno ricevuto dall’Isola: “Parti u terrimotu e parti Camastra”.    I siciliani sono stanchi del fatalistico cliché che li etichetta abitanti di una terra meravigliosa ma “irredimibile”; stanchi d’essere testimoni impotenti delle troppe bandiere bianche issate da tanti galantuomini, da tante intelligenze che marciscono nella propria torre d’avorio, convinte dal “pessimismo della ragione” che l’unica alternativa possibile sia un martirio da eroi (“beato il paese che non ha bisogno di eroi”). I siciliani meritano una classe dirigente all’altezza, capace di concepire, elaborare, realizzare e condividere un progetto politico vero, coraggioso, onesto, efficace.