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A rischio frane il 70% dei comuni italiani


Frane, alluvioni e smottamenti: in Italia oltre 5.500 comuni sono minacciati dai rischi idrogeologici. E la Campania, teatro del dramma di Ischia, è al terzo posto nella lista nera delle regioni più esposte. A denunciarlo è la ’mappa del rischio idrogeologicò curata dall’Agenzia per la protezione dell’Ambiente e i servizi tecnici (Apat), sulla base degli ultima dati disponibili, aggiornati al gennaio 2003, forniti dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio. Sono ben 5.581 i comuni italiani, circa il 68,9% del totale, che ricadono in aree ad «allarme rosso», cioè classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. Questi sono così suddivisi: il 21,1% dei comuni ha nel proprio territorio di competenza aree franabili, il 15,8% aree alluvionabili e il 32,0% aree a dissesto misto cioè aree franabili e aree alluvionabili. La superficie nazionale, classificata a potenziale rischio idrogeologico più alto, è pari a 21.551,3 Km2 , che corrisponde a oltre il 7,1% del totale nazionale. La mappa del rischio è suddivisa in 13.760 Km2 di aree franabili e 7.791 Km2 di aree alluvionabili; le aree a potenziale rischio da valanga (1.544 Km2) sono accorpate a quelle di frana. Ma non solo. Secondo un precedente rapporto del Ministero dell’Ambiente, in Italia oltre un milione di persone potrebbe essere coinvolta in misure di delocalizzazione dal rischio frane. La regione con il maggior numero di comuni a rischio è il Piemonte, con 1.046 comuni esposti, seguita dalla Lombardia con 914 e Campania con 474 mentre la Sardegna e la Puglia sono le regioni con il minor numero di comuni in pericolo, rispettivamente 48 e 42. Le regioni caratterizzate dalla percentuale più alta (100%), relativa al numero totale dei comuni interessati da aree a rischio potenziale più alto, sono la Calabria, l’Umbria e la Valle d’Aosta, mentre la Sardegna è quella con la percentuale minore (11,2%). Più nel dettaglio, la classifica dei comuni a rischio è aperta dal Piemonte (1.046), seguito da Lombardia (914), Campania (474), Calabria (409), Lazio (366), Emilia Romagna (302), Toscana (280), Sicilia (272), Marche (243), Liguria (188), Abruzzo (178), Veneto (161), Friuli Venezia Giulia (137), Basilicata (123), Molise (121). Chiudono l’elenco Provincia di Trento (80), Puglia (48), Sardegna (42), Provincia di Bolzano (30). In materia di rischio idrogeologico la normativa di riferimento è la legge quadro 183 del 1989, in seguito alla quale è stato emanato il decreto legge 180/98, convertito e modificato dalla legge 267/98. L’obiettivo è di avviare un programma finalizzato all’individuazione e alla delimitazione delle aree a rischio geologico-idraulico nell’ambito del territorio nazionale e di predisporre adeguate misure di salvaguardia atte a rimuovere le situazioni a rischio più elevato. Questi interventi, spiegano gli esperti dell’Apat, sono generalmente realizzati attraverso il ricorso a opere di ingegneria civile e idraulica, hanno lo scopo di mitigare il livello di rischio attraverso la riduzione sia della pericolosità (intensità) dell’evento atteso sia della vulnerabilità dei soggetti a rischio.