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Bertinotti anticipa all'8 l'inizio delle votazioni per il dopo Ciampi


"Di fronte a questo scenario ho deciso di fare la mossa del cavallo per uscire da una logica guerresca ed entrare in una distensiva". La convocazione per l'8 maggio dell'Assemblea congiunta era ormai ufficiale. Per Fausto Bertinotti si è trattato del primo bivio da affrontare in qualità di presidente della Camera. Così, per spiegare ai suoi fedelissimi i motivi di un'inversione di rotta tanto repentina, ha allargato le braccia: "di fronte alla prospettiva di una opposizione scatenata...". Una decisione presa non in solitudine ma "con il consenso" del capo dello Stato e degli alleati. Il centrosinistra, poi, si trovava nel bel mezzo della trattativa per la formazione del governo; Romano Prodi alle prese con un quadro da comporre ancora; la Quercia in subbuglio; Silvio Berlusconi pronto ad ammonire contro qualsiasi "accelerazione antidemocratica". L'iter impostato fino a ieri, insomma, non sembrava più percorribile. Il leader di Rifondazione e il presidente del Senato, Franco Marini, hanno iniziato le loro "consultazioni" con la Cdl per capire se davvero fosse possibile chiamare le Camere a esprimere la fiducia al governo entro l'11 maggio, prima di eleggere il successore di Ciampi. "Io - ha raccontato ai suoi - ho sempre pensato che in un paese normale sarebbe stato meglio varare prima il governo e poi pensare al Quirinale. Ma di fronte ad una opposizione scatenata, ho valutato che fosse meglio invertire il percorso". E già, perché a mezzogiorno di ieri, il presidente del consiglio uscente era salito sul Colle per rassegnare le dimissioni. E con Ciampi è stato inequivocabile: "Non accetteremo che Prodi faccia il governo forzando le regole costituzionali". Un argomento sensibile per il capo dello Stato. Bertinotti poi ha incontrato Casini e ha ottenuto una conferma ufficiale che l'opposizione avrebbe alzato le barricate. Tanto è bastato a ruotare il timone e cambiare rotta. "A questo punto - è stato il ragionamento di Marini - se Ciampi dà comunque l'incarico subito, che succede? Come facciamo a ignorare il capo dell'opposizione che dice quelle cose?". Uno scenario che ha bloccato i due nuovi presidenti delle Camere. "Ho fatto la mossa del cavallo", dice Bertinotti concordandola con il Colle e con l'Unione: "un ragionevole grado di consenso". Risultato: mano tesa ai Ds e uno scontento. Ossia il Professore. Prodi non ha affatto gradito. Teme che le grandi manovre per il Quirinale possano imbrigliare il suo esecutivo: "Un'operazione fatta alle mie spalle, un colpo a freddo", ha tuonato con il suo staff. E un sospetto: che "Fausto" abbia voluto fare una cortesia alla Quercia e a D'Alema. Sta di fatto che da ieri è scattata la corsa al dopo-Ciampi. O al bis di Ciampi. Un'ipotesi, quest'ultima, che l'Unione considera inaccessibile per la volontà contraria dell'ex Governatore. Ma la Cdl è convinta del contrario. "Cosa ne pensa se proponessimo il suo bis?", ha chiesto senza giri di parole Berlusconi durante il faccia a faccia con il capo dello Stato. Ciampi ha glissato: "Io non sono candidato". Ma tanto è bastato ai leader della Cdl per rilanciare l'ipotesi.