Snorki sarai tu!

Quirinale, l'Unione decide.


Silvio Berlusconi conferma il no a Massimo D'Alema. Ne parla dal palco del teatro delle Palme di Napoli come di un ex comunista impenitente. «Non credo - dice - possa essere uno che esce da quella storia, dalla storia comunista, e mi ricordo quando, mentre toglievano la falce e martello dal simbolo, quel qualcuno disse tanto questo simbolo resterà sempre nei nostri cuori. Ma non solo la storia personale contrasta, secondo il leader di Forza Italia, con l'aspirazione del presidente ds al Quirinale: tra le colpe di D'Alema c'è anche, a suo dire, «una campagna elettorale scatenata contro il leader dello schieramento avverso». Per Berlusconi D'Alema non ha l'identikit del garante di tutti i cittadini. Dai toni più soft è il comunicato del coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi qualche ora prima: «Abbiamo sempre apprezzato le qualità di Massimo D'Alema ma serve un candidato più super partes». Anche An di lì a poco conferma in modo netto e senza sfumature il suo no a D'Alema. Anche se Gianfranco Fini precisa che non ha niente da sdoganare: «Non ci sono personalità politiche da legittimare». E trova assurda la minaccia del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa di abbandonare l'aula se l'Unione lo sceglierà come sembra come candidato unico. A Fini piace Gianni Letta, ma anche Pera, Casini. Gianni Alemanno chiede invece al centrosinistra un'altra scelta. «Solo D'Alema propongono?». Alle 16,30 vertice dell'Unione. Ma è lo stesso D'Alema a confessare al Financial Times: «So che per me è difficile». Il progetto politico è prioritario rispetto alle legittime aspirazioni di Massimo D'Alema. È un comunicato del coordinatore di Fi, Sandro Bondi a dirlo, venerdì mattina, il giorno dopo l'incontro tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Bondi afferma: «abbiamo sempre apprezzato, pur nella diversità di idee e opinioni, le qualità e l'intelligenza politica di Massimo D'Alema. Per questo vogliamo oggi rivolgere un appello al presidente dei Ds affinchè anteponga alle proprie pur legittime ambizioni personali un progetto politico di ampio respiro che deve prendere avvio, come sottolineato da molti illustri opinionisti, dall'elezione di un presidente della Repubblica che non può essere nè un uomo schierato politicamente né l'espressione della volontà di una sola parte politica». «La situazione di sostanziale parità fra i due schieramenti -aggiunge l'esponente di Fi- evidenziata dal risultato elettorale richiede invece l'investitura al Quirinale di una personalità super partes, in grado di esercitare anche simbolicamente il ruolo di garante dei diritti di tutti i cittadini e di tutte le forze politiche. Solo in questo modo sarà possibile avviare un dialogo costruttivo e sereno per il futuro del nostro Paese». Il comunicato sembra una risposta negativa alla candidatura bipartisan di Massimo D'Alema, ma senza toni esacerbati e minacce. Del resto oggi anche il ministro Beppe Pisanu rigetta come estraee alla sua sensibilutà istituzionale le voci che lo volevano accreditare come organizzatore di una fronda che sarebbe addirittura uscita dall'aula parlamentare alla presentazione della candidatura D'Alema. Fabrizio Cicchitto, vice di Bondi, è più esplicito del suo capo e un pochino più velenoso. E parte dall'interpretazione, ancora una volta, del "metodo Ciampi" che per lui non può significare «proporre al centrodestra un leader di partito quale Massimo D'Alema e consentire graziosamente alla Casa delle Libertà di votarlo». Il centrosinistra secondo Cicchitto «deve sforzarsi di dare o una indicazione singola o una rosa di nomi di personalità che presentino, sul terreno del livello culturale e dell'autonomia di giudizio, caratteristiche simili a quelle messe in evidenza dal Presidente Ciampi nel corso del suo settennato». Ieri Silvio Berlusconi aveva lanciato come possibilità Mario Monti, l'ex commissario Ue, ora rettore della Bocconi che la Cdl ha tanto osteggiato come possibile successore di Antonio Fazio in Bankitalia. Una proposta rimbalzata sul quotidiano dei vescovi Avvenire, nell'editoriale di firmato da Mario Tarquinio. Resta poi in panchina,al momento, Giuliano Amato, ex socialista, ex presidente di un governo "tecnico", il primo che ha messo mano al deficit dei conti pubblici con una imponente manovra economica e poi vicepresidente della commissione che ha redatto la nuova Costituzione europea. È dato per certo che l'Unione voterà compatta per D'Alema (forse con qualche defezione nella Rosa nel Pugno), anche se solo nel pomeriggiuo la candidatura unica dovrà essere ufficializzata. Ma lo spesso presidente della Quercia non ha taciuto in una conversazione con il Financial Times che si è svolta ieri di ritenere «certamente difficile per me essere accettato» come ex comunista. D'Alema aggiungeva all'intervistatore «al di là della propaganda, io credo nel sistema politico occidentale». Il quotidiano della City londinese, riferisce, ma senza riportare virgolettati, che il presidente Ds sarebbe interessato al ruolo di ministro degli Esteri, se non dovesse riuscire a diventare capo dello Stato. Ma questo è il dopo.