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Rutelli: "Napolitano anche senza Cdl"


«No, discriminazioni non se ne possono proprio accettare. Da nessuno». La frase torna e ritorna nella domenica di Romano Prodi. Il Professore non ci sta: non ci sta alla mattina al no del centrodestra su Massimo D´Alema, non ci sta al Berlusconi che a pranzo spara contro qualsiasi candidato abbia «il cuore a sinistra», non ci sta al pomeriggio quando da Palazzo Chigi arrivano i quattro nomi del rilancio della Casa delle Libertà. Senza nessun diessino. «Con tutto il rispetto, vero e grande, per i quattro nominati. Ma non si può usarli per discriminare, per dividerci».Prodi difende D´Alema. Superato il freddo che si è creato con l´elezione di Bertinotti alla Camera, archiviata l´intervista di Fassino al Foglio che pare dettare le regole per il Quirinale. Ascoltate con dolore le pressioni che appaiono su Avvenire e Osservatore Romano e che aprono nuove ferite nel cuore del professore cattolico. Giorgio Napolitano, l´amatissimo Napolitano, diventa il candidato di Prodi quando lo diviene per tutta l´Unione. Ds in testa. E quando è lo stesso D´Alema ad accettare un passo indietro. «Dobbiamo far capire al Polo, ma anche agli italiani, che non cerchiamo il muro contro muro ma non accettiamo discriminazioni di nessun tipo». «E così dimostriamo anche di quale calibro sono i nostri candidati. Altro che i discorsi incredibili sui comunisti...». Il rapporto con D´Alema, saltato nel ‘98, ricostruito, incrinato, restaurato, è per Prodi anche la convinzione di un destino comune. Per come si sono esposti sul Partito democratico, per il bisogno di costruire un governo forte, per la necessità dei Ds e del loro presidente di mostrare la proprio centralità. Insomma per la svolta che si promette di imprimere all´Italia.Adesso tocca a Napolitano. Per Prodi è un´icona affettuosa, fu suo ministro dell´Interno nel ‘96, suo referente saggio per capire umori e definire scelte negli anni di Bruxelles quando il padre nobile dei Ds era un europarlamentare di peso. Affetto ricambiato con frequentazioni continuate, riprese a Roma: è stato Napolitano a consigliare a Prodi il suo barbiere, quello dietro la Banca d´Italia nella cui bottega il Professore «tradisce» ogni tanto, per esigenze di servizio e look istituzionale, lo storico «Gino» di piazza santo Stefano a Bologna.Ancora a notte, in piazza SS. Apostoli, il presidente del Consiglio in pectore incontra Rutelli e Fassino. Per concordare mosse comuni, per mostrare da oggi e nei giorni che verranno la compattezza della coalizione, che non si tollerano «discriminazioni». Venga accettata dal centrodestra la candidatura Napolitano o venga rifiutata.Prodi si è chiuso nell´ufficio romano appena giunto in treno da Bologna. Viaggio all´ora di pranzo con Angelo Rovati, il tesoriere, l´amico di sempre, e con Arturo Parisi, il guru ulivista della prima ora, ora tra i leader della Margherita e che a sera se ne va - metafora di un clima cambiato - con Rutelli che fu suo grande avversario. Il telefono è in continuazione attaccato all´orecchio del Professore. Roma aspetta, Roma chiama. E a Roma comincia la maratona: vertice a SS. Apostoli, ambasciatori a Palazzo Chigi, nuovo vertice. E alle dieci di sera la decisione, con Prodi che torna da una cena con il presidente svizzero.La mossa Napolitano, all´interno dell´Unione, non è però stata gradita dalla Rosa nel pugno. E portavoce dell´irritazione si è fatta Emma Bonino: «Siamo abbastanza sorpresi. Io, Boselli, Pannella e Villetti abbiamo appreso il nome di Napolitano dalle agenzie di stampa. Non mi voglio esprimere su Napolitano, ma sul metodo non ci siamo. Ci riuniremo e faremo le nostre riflessioni».