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La storia di Giuseppe Saragat (III° parte)


Nel 1946 venne eletto deputato all'Assemblea Costituente, di cui fu presidente sino al 1947, anno in cui Alcide De Gasperi ruppe l'accordo con socialisti e comunisti. Contrario all'alleanza tra i socialisti ed il Partito Comunista Italiano, nel gennaio del 1947 diede vita alla cosiddetta "scissione di palazzo Barberini", in cui vide la nascita il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che nel 1951 divenne Partito Socialista Democratico Italiano in seguito alla fusione con il nuovo Partito Socialista Unitario di Giuseppe Romita. Nelle elezioni politiche del 1948 si scagliò contro il Fronte Democratico Popolare, l'alleanza social-comunista in cui militava anche il "caro nemico" Nenni: durante la campagna elettorale il Fronte gli rimproverò l'alleanza con la Democrazia Cristiana, usando contro Saragat alcune espressioni politicamente denigratorie quali social-fascista, social-traditore, rinnegato. In quelle consultazioni il suo cartello politico, denominato per l'occasione Unità Socialista, ottenne poco più del 7% dei voti alla Camera dei deputati e circa il 4,1% al Senato della Repubblica, ottenendo 43 seggi in totale nel Parlamento italiano. Più volte vicepresidente del Consiglio nei governi De Gasperi, fu anche ministro degli Esteri dal 1963 al 1964 e si schierò a favore della formula politica del centro-sinistra.