Snorki sarai tu!

La storia di Enrico Berlinguer (XVI° parte)


L'inconsueta rivelazione campeggiò a firma di Eugenio Scalfari sulla prima pagina de La Repubblica, al culmine di una serie di processi dialettici rotanti intorno ad un nascente "culto" del leader sardo, culto che si impennò dopo lo "strappo" e del quale Montanelli commentò che andava "assumendo connotati quasi sacrali, e a volte grotteschi". Il tutto, facendo un passo indietro, era nato il 2 dicembre 1977 a Roma, dove Pierre Carniti aveva condotto un'affollatissima manifestazione di operai metalmeccanici durante la quale aveva messo in mora governo e "padroni", agitando lo spettro di uno sciopero generale e di una lotta sindacale durissima nel caso le sue richieste non fossero state esaudite. Dal momento che il PCI seguiva i delicati negoziati per l'avvicinamento al compromesso storico, e che la dirigenza comunista - forse anche per questo - era rimasta silente riguardo alla questione (per la delusione dei metalmeccanici), su Repubblica apparve una delle più note vignette satiriche di Giorgio Forattini, che disegnava un borghesissimo Berlinguer in vestaglia intento a sorseggiare un tè sotto un ritratto di Marx, mentre dalla finestra aperta di questo suo salotto penetravano gli echi fastidiosi della manifestazione. La vignetta suscitò animate reazioni e dal PCI si tuonò contro Forattini e contro la testata. Paolo Spriano scrisse una nota fiammeggiante in cui esaltò la "vita di sacrificio, di passione rivoluzionaria, di tensione politica e morale di un dirigente comunista come Berlinguer". In questo clima di ormai scoperte celebrazioni, Vittorio Gorresio solo l'anno prima aveva pubblicato una biografia del segretario in cui gli aveva attribuito la partecipazione ad una protesta su questioni di servizi locali nella località di Stintino alla strabiliante età di 8 anni. Lasciando a Montanelli agio di definire sarcasticamente Berlinguer "Un Mozart della rivolta sociale". Spriano, la cui reazione alla vignetta era diventato un caso politico, aveva rivolto il suo attacco anche contro la testata, Scalfari pubblicò perciò un articolo nel quale il leader sardo veniva reinquadrato in una visione più realistica ed al quale diede il suggestivo titolo prima detto.