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Islanda, vince la destra anti europeista


In Islanda vincono gli anti-euro di centrodestra che spodestano la coalizione di sinistra al potere dal 2009 sullo slogan “basta austerità e moneta unica”. Dopo soli quattro anni di opposizione, coincisi con il rigore per sanare i conti in rosso dell’isola, il Partito dell’Indipendenza conquista il 26,7% dei voti, mentre al Partito del Progresso (centristi) va il 24,3%. “Siamo pronti a guidare il governo” le prime parole del 43enne leader della destra contraria all’euro Bjarni Benediktsson, che nonostante non sia ancora chiaro se tenterà la strada più ovvia della grande coalizione in virtù dei diciannove seggi conquistati al pari degli avversari, fa ben sperare i “colleghi” berlinesi di Alternativa per la Germania, il partito anti euro che sta scaldando i motori in vista delle elezioni tedesche di settembre.Il risultato di Reykjavík penalizza la coalizione di sinistra, fautrice del rigore tout court che ha convinto gli elettori a votare gli anti euro, con la prima conseguenza di vedere ridotte le possibilità dell’isola di aderire alla moneta unica. Deludenti i numeri dei due partiti del governo uscente, Alleanza democratica a cui apparteneva il primo ministro Johanna Sigurdardottir, 70 anni e Verdi-sinistra (si sono visti dimezzati i parlamentari): pagano lo scotto di aver gestito il post nazionalizzazione delle banche in l’Islanda quando si tentò di uscire dal vortice finanziario del 2008. Ma nonostante pil in salita e disoccupazione in calo gli islandesi hanno segnato un solco con l’Ue. Altro dato significativo la buona performance del Partito dei Pirati, che la prima volta fa ingresso in un Parlamento nazionale.