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Iran, Hassan Rohani è il successore di Ahamdinejad


Il religioso moderato Hassan Rohani, sostenuto dai riformisti, ha vinto le elezioni iraniane ed è il successore del presidente Mahmud Ahamdinejad. Il candidato moderato appoggiato dai riformisti ha ottenuto 18.613.329 voti par il 52,5% dei voti validi e al 50,68% di quelli espressi, secondo le cifre assolute fornite dal ministro, che in percentuale ha indicato anche il dato dedinitivo sull'affluenza alle urne: il 72,7%. L'affermazione di Rohani è stata favorita dalle divisioni nel fronte conservatore, quello più vicino alla guida suprema Ali Khamenei, che si è presentato con quattro candidati. Anche se vicino all'ex-presidente Hashemi Rafsanjani, il giureconsulto islamico Rohani è diventato espressione anche del movimento riformista che era stato emarginato in seguito alla repressione dei moti di protesta del 2009 contro la rielezione di Ahmadinejad sospettata di brogli. Un segnale di accettazione della scelta popolare sono apparse parole pronunciate ieri da Khamenei e rilanciate oggi su Twitter - censurato in Iran-: "Un voto per chiunque di questi candidati è un voto per la repubblica islamica e un voto di fiducia nel sistema e nel meccanismo elettorale". Anche se inferiore a quella delle combattutissime elezioni del 2009, l'affluenza quest'anno sarebbe stata dell'80% secondo indiscrezioni di una tv. Sebbene tutte le scelte strategiche più importanti spettino a Khamenei, l'elezione del presidente in Iran è rilevante per la comunità internazionale dato che il presidente, oltre a doversi occupare di un'economia sotto pressione inflattiva e occupazionale anche a causa delle sanzioni internazionali, ha una relativa voce in capitolo nella gestione del negoziato sul programma nucleare di Teheran, sospettato di finalità militari. E Rohani è ricordato per essere stato il negoziatore che nel 2003 concordò con Francia, Gran Bretagna e Germania una moratoria dell'arricchimento dell'uranio, l'aspetto più pericoloso del programma nucleare iraniano, ottenendo un certo allentamento della pressione internazionale. L'arricchimento fu poi ripreso nel 2005 sotto Ahmadinejad.