Snorki sarai tu!

Rosetta Jervolino: «Pochi credevano in me».


Arriva con questo suo sorriso da signora elegante della politica italiana, con questa sua voce che i napoletani hanno imparato ad apprezzare, arriva nella notte, nella penombra di via De Petris, fotografi e telecamere, le grida di evviva, Antonio Bassolino che le va incontro. Lui sì che può.E infatti lei, Rosa Russo Iervolino, lo abbraccia, gli dice una cosa nell'orecchio. Si volta. «Bassolino ha creduto in me. Uno dei pochi, direi...». È il momento della festa, va bene: ma è stata dura, «paradossalmente molto più dura di cinque anni fa, quando pure, per vincere, dovetti arrivare al ballottaggio». E' stata dura e
non l'hanno aiutata. «Molti, ma veramente molti nel centrosinistra, fino all'ultimo sono stati convinti che io non fossi il miglior candidato...».Quelli del suo staff si mettono in circolo e suggeriscono di prendere appunti: «Quante volte è sceso Berlusconi a fare campagna elettorale per Malvano? Tre volte. Prodi? Mai. Il Professore s'è limitato a rilasciare un'intervista al Mattino sabato scorso, nient'altro». E Rutelli? La Margherita è il partito della Iervolino... «Lasciamo stare. Il candidato di Rutelli era Riccardo Villari, un medico. E speriamo che qualcuno abbia almeno notato che, qui a Napoli, la Rosa nel pugno non era neppure in lista...». Notato. Con retroscena nemmeno troppo segreto: i radicali avevano indicato ufficiosamente Marco Rossi Doria, il professore di strada, alla guida - per qualche settimana - d'una associazione alternativa e di sinistra. Quanto ai socialisti dello Sdi incerti e, adesso, pentiti. Telefonata di Enrico Boselli al leader campano Marco Di Lello, assessore regionale all'Ambiente: «Caro Marco, avevi ragione tu, la Iervolino funzionava ancora...».Le telefonate sono state queste. Anche dal Botteghino. Racconta Luisa Bossa, ex sindaco diessino di Ercolano: «No, nemmeno ve lo immaginate quante volte mi hanno chiamato dal partito, da Roma...». Per chiederle cosa? «Perdiamo, eh? Dai, la Iervolino non va da nessuna parte... Abbiamo sbagliato candidato, vero?».Lei, il sindaco rieletto, finge di non sentire: si mette sottobraccio a Carlo Puca, il suo consigliere politico, e continua a sfoggiare questi modi così misurati e giusti, per servire fredda la sua dose di perfidia. «Sa, credo proprio che questa mia vittoria dimostri anche una cosa: io sono radicata e ben voluta anche nella città che non si vede...». A quale città allude, sindaco? «La città dei quartieri popolari del centro storico, ad esempio...». Dove Berlusconi raccoglieva però euforia e... «E lasciamo stare. I sondaggi li ho sempre rispettati, ma sbagliano nove volte su dieci. Mi hanno attaccato con metodi fascisti, con manifesti su cui era scritto...». Gallina vecchia non sempre fa buon brodo... «Appunto. La verità è che Berlusconi qui pensava di poter dare la prima spallata a Prodi, e invece... Diciamolo: Napoli è una città che non si fa comprare».
Rosa Russo Iervolino non sa ciò che pensa Ciriaco De Mita: e cioè che questa sua vittoria «sia sostanzialmente addebitabile proprio alla discesa a Napoli di Berlusconi, che s'è presentato cantando canzoni napoletane credendo che fossero allegre e invece qui le canzoni sono spesso dolenti, raccontano storie di disagio e di sconfitte. Ed è questo cattivo gusto ad aver permesso al centrosinistra di consolidarsi, di aggregarsi intorno alla Iervolino, che se no...».Ma non si può scendere a polemica troppo cruda. Meglio lasciar rispondere il presidente della Regione Bassolino, abilissimo nelle metafore. «Rosa ha vinto a sorpresa? Chi è invidioso, beh, resti tranquillo nella sua invidia...».Rosa Russo Iervolino sta qui accanto e fa segno di sì con la testa, poi gli mettono sotto il naso microfoni e foglietti per un autografo. Arrivano i ragazzi dei centri sociali, giovani comunisti con i capelli torti nell'acconciatura rasta, bracciali jamaicani, uno pure con la faccia barbuta di Ernesto Che Guevara tatuata sull'avambraccio. Molto diversi da lei. Che però li ringrazia e ci scherza in dialetto stretto, bravissima e sorprendente. « Guaglio', quant'ammuina, eh? ». E loro, ironici e un po' fumati: « Sindaco... si 'nu bbabbà».