Snorki sarai tu!

Nella trincea di Mediaset


Costanzo contro tutti, la grana «Verissimo».Tg5 e Tg4 in sciopero e gli ascolti non vanno.Guerra per bande in casa Mediaset. Fortini assediati, feudi contestati, fortezze ribelli. Ascolti in picchiata. Enrico Mentana, Maurizio Costanzo, Antonio Ricci, e pure Paolo Bonolis (le «news», la notte, la controinformazione, il varietà) non sono più inossidabili perni. Quel tempo felice in cui su Mediaset regnava Berlusconi, il padre. Nessuna guerra per bande, allora, e, se ce n'erano, venivano risolte entro le mura.
Con il padrone presente che si interessava a tutto, soubrette e starlette, conduttori e programmi, risolveva problemi. Anzi: molti, di problemi, manco si ponevano, l'autocensura non li faceva nascere. Dipendenti di ogni ordine e grado sciacquavano in casa gli inevitabili panni sporchi, avendo le idee chiare su tendenze e comportamenti. Sapevano chi comandava. Di solito, non se ne lamentavano. Al massimo, come i transfughi Rai, anche illustri (Baudo, la Carrà) tornavano alla casa madre quando si rendevano conto di essere stati strappati alla concorrenza per indebolirla, e non per essere seriamente utilizzati. Poi Berlusconi è sceso in campo, al timone dell'azienda di famiglia è rimasto il figlio Pier Silvio e per un po' le cose, per forza d'inerzia, hanno continuato ad andare relativamente bene; o almeno senza tensioni apparenti. Ma, da un paio di anni a questa parte, stanno esplodendo le «contraddizioni del sistema», e sempre più Mediaset somiglia alla Rai: tutti contro tutti. In una mirabile sintesi di chi accusava la tv di Stato di aver mutuato il modello della tv commerciale. Cosa che è accaduta, vedi la pubblicità e la spiccata vocazione mercantile a sfavore dell'ormai velleitario servizio pubblico. In compenso, i veleni e la confusione dei corridoi Rai sono trasmigrati verso i lidi di Cologno Monzese. Resta Emilio Fede, come da cognome fedele alla linea, senza tentennamenti. Ogni tanto il cdr del Tg4 lo contesta (e sciopera oggi contro la sua decisione affiggere in bacheca le retribuzioni dei giornalisti), lui ribatte a muso duro, i ruoli restano chiari.Sulle altre star Mediaset si sono addensati grossi guai. A cominciare dall'allontanamento di Mentana dal Tg5, voluto, si disse, da Berlusconi in persona,
che desiderava un direttore meno indipendente. Eravamo nel novembre del 2004. Un mese dopo, si chiude il «Costanzo Show», storica «terza camera» d'Italia prima dell'avvento di «Porta a porta». Costanzo non chiese funerali e preghiere, si rifugiò nel contenitore della mattina. Nel febbraio del 2005 pare ormai certo il ritorno di Bonolis a Mediaset, essendo sempre stato, Bonolis, un professionista che non si riconosce in nessuna bandiera. Peccato che su Canale 5 dovrà convivere con il feudatario numero 1, il potentissimo Ricci, che con gli ascolti tiene «Striscia la notizia» lontana dalle contestazioni. Eppure Bonolis, sempre nel combattuttissimo autunno 2004, quando ancora era a Raiuno, aveva osato attaccarlo, dicendogli addirittura «Ricci vergognati». Scontro frontale e furibondo. Poi, Bonolis riapproda finalmente a Mediaset e conduce su Canale 5 «Serie A», l'ex «90° minuto» che nel frattempo Mediaset aveva strappato alla Rai. Flop, liti e contrasti, con la redazione sportiva e con la rete, lo facciamo a Milano o lo facciamo a Roma, braccio di ferro. Bonolis lascia. Arriva il parcheggiato Mentana. Cui poi viene affidato anche lo spazio di seconda serata che fu di Costanzo: «Matrix». Ma non tutte le sere: perché la parte di Mediaset che ce l'aveva con Costanzo (i figli del padrone?) era persuasa della necessità di avere una seconda serata più libera, non appannaggio del feudatardio coi baffi. Che almeno una figlia del padrone, Barbara, non gradisca Costanzo, è stato dimostrato su La7, durante un'intervista di Daria Bignardi alla berlusconcina. Che cosa, in tv, non farebbe mai vedere ai suoi figli? Chiese Bignardi. E B.B.: «Buona domenica». Muto il mentore del contenitore domenicale (se lo era tenuto ben stretto, non dimentichiamo che Costanzo i programmi suoi e della moglie li produce in proprio e poi li vende a Mediaset). Muto fino a qualche giorno fa, quando è esplosa l'ennesima mina. Quella di «Verissimo»: programma che aveva agitato le acque di Canale 5 fin dalla scelta di toglierlo alla testata giornalistica, per affidarlo alla rete, con passaggio di conduzione da Cristina Parodi (tornata al Tg5) a Paola Perego.
Perego avrebbe fatto meno informazione e più gossip. La grana si aggiunge all'allontamento di Sposini, all'arroccamento del direttore Rossella. E pone prepontemente sulla scena un altro fondamentale attore in commedia, diventato nel frattempo feudatario trasversale: Lucio Presta, il manager di Paola Perego, e anche di Bonolis. Il quale resta il conduttore più pagato d'Italia, pur avendo sviluppato una magra seconda serata, già chiusa da tempo, una di quelle che andarono al posto del «Costanzo show». D'altronde, i nuovi padroni delle tv non sono più i direttori delle reti, bensì i manager e i produttori, Lucio Presta, Lele Mora, Paolo Bassetti, Giorgio Gori. Non a caso Gori lasciò per tempo Canale 5 e fondò una propria società di produzione, quella Magnolia che confeziona pure «L'isola dei famosi». Dove, si dice, galeotto fu l'incontro tra Gori e la Ventura. Intanto il Tg5 conferma lo sciopero di domani perché, togli di qua, togli di là, l'informazione è sempre più a rischio. E se la Perego a «Verissimo» faceva gossip, Costanzo farebbe giornalismo. Il teatro della politica e dell'informazione è in rivolta. Sipario.