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Pena di morte: record di esecuzioni in Iran, Irak, Somalia e Corea del Nord.


“Nessuno tocchi Caino” lancia un allarme sul numero record di esecuzioni registrate in Iran, Iraq, Arabia Saudita, Somalia e Corea del Nord negli ultimi 20 giorni e sulla ripresa delle esecuzioni in Vietnam e Giappone. Segnali negativi vengono anche da India e Bahrein.Positive invece sono le notizie della sospensione delle esecuzioni in Pakistan, della proposta di abolizione in Tanzania, della decisione della Svizzera di porre un bando all’esportazione di sostanze usate nelle esecuzioni tramite iniezione letale, della decisione della Cina di eliminare gradualmente, a partire dal novembre 2013, la prassi pluridecennale di utilizzare gli organi dei prigionieri giustiziati per le operazioni di trapianto.IranDal 18 agosto all’11 settembre 2013, dopo la fine del Ramadan, l’Iran del nuovo Presidente Rohani ha effettuato e reso note almeno 35 esecuzioni, 8 delle quali sono avvenute sulla pubblica piazza e una nel carcere di Dizel Abad a Kermanshah nei confronti di un ragazzo per un crimine presumibilmente commesso quando aveva 12 anni. Almeno altre 23 persone sono state giustiziate in segreto in 4 prigioni iraniane: 11 a Karaj, 11 a Orumieh, mentre un prigioniero politico è stato impiccato nel carcere di Dizel Abad a Kermanshah.IraqDall’inizio dell’anno l’Iraq di Al Maliki, che pare stia seguendo pedissequamente il modello iraniano anche sulla pena di morte, ha già giustiziato almeno 70 persone, 21 delle quali sono state impiccate tra il 19 agosto e il 4 settembre. Dal 2005 a oggi, l’Iraq post-Saddam ha eseguito almeno 517 condanne a morte "legali", un trend da regime saddamita.Arabia SauditaDall'inizio dell'anno e fino all’11 settembre, in Arabia Saudita sono state decapitate 66 persone, 7 delle quali negli ultimi 20 giorni. Molte delle persone giustiziate sono stranieri provenienti quasi tutti dai Paesi poveri del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia. I lavoratori immigrati sono vulnerabili agli abusi dei loro datori di lavoro e delle autorità. Spesso non sanno di essere stati condannati a morte. In molti casi, non sanno neanche che il loro processo si è concluso. Alcuni di loro hanno potuto capire ciò che gli stava accadendo solo all’ultimo momento, quando i poliziotti hanno fatto irruzione nella cella, hanno chiamato la persona per nome e l’hanno trascinata fuori con la forza. Almeno 18 decapitati nel 2013 erano cittadini stranieri.SomaliaIn Somalia le esecuzioni sono quadruplicate nel 2013 rispetto all’anno precedente. Al 17 agosto, erano già state effettuate almeno 26 esecuzioni, di cui 17 nello Stato semi-autonomo del Puntland. Nel 2012,erano state compiute almeno 7 esecuzioni “legali” dal Governo Federale di Transizione e almeno una nel Puntland. Come “esecuzioni extragiudiziarie” andrebbero invece classificate le decapitazioni, le lapidazioni e le fucilazioni effettuate dagli estremisti islamici Al-Shabaab che controllano parte della Somalia e vogliono rovesciare il Governo di transizione sostenuto dagli occidentali, assumendo il controllo dell’intero Paese e imponendo una rigida applicazione della Sharia.Corea del NordCon le 12 esecuzioni del 20 agosto, tra cui quella di Hyon Song-wol, l’ex fidanzata del leader nordcoreano Kim-Jong-un, la Corea del Nord resta tra quei Paesi che fanno maggiormente ricorso alla pena di morte anche se il numero delle esecuzioni è tenuto assolutamente nascosto. L'ex fidanzata di Kim-Jong-un e altri 11 artisti famosi sono stati giustiziati da un plotone di esecuzione. La cantante Hyon Song-wol e gli altri 11, tra cui Mun Kyong-jin, capo dell’Unhasu Orchestra, erano stati arrestati il 17 agosto per aver violato le leggi contro la pornografia e fucilati tre giorni dopo.VietnamIl 6 agosto 2013, il Vietnam ha giustiziato il suo primo prigioniero tramite iniezione letale, ponendo fine a una sospensione di due anni delle esecuzioni causata dalla difficoltà a ottenere i prodotti chimici necessari. Nguyen Anh Tuan è diventato il primo detenuto del braccio della morte a essere giustiziato in Vietnam con un’iniezione letale, dopo che, nel novembre 2011, il Paese ha abbandonato il metodo della fucilazione. Tuttavia la mancanza di dosi per le iniezioni ha portato a un ritardo nelle esecuzioni dal momento che il decreto originale prevedeva l’importazione delle sostanze dall'Unione europea, la quale ne ha vietato l'esportazione. Successivamente, il Governo vietnamita ha modificato il decreto, entrato in vigore il 27 giugno 2013, consentendo l’uso di farmaci di produzione domestica. Al 6 agosto 2013, secondo il quotidiano Thanh Nien, c’erano 586 persone nel braccio della morte in Vietnam, la maggior parte detenute a Ho Chi Minh City, Hanoi, Nghe An e Son La. Alcuni dei 116 condannati a morte che hanno esaurito i loro appelli rischiano un’imminente esecuzione.GiapponeIl 12 settembre 2013, il Giappone ha impiccato nel carcere di Tokyo un uomo di 73 anni, Tokuhisa Kumagai, portando a sei il numero di detenuti giustiziati da quando il governo conservatore di Shinzo Abe è salito al potere nel dicembre 2012. Il periodo tra la condanna definitiva e la sua esecuzione è stato meno della metà della durata media degli ultimi 10 anni. Da quando il Partito Liberal Democratico ha riacquistato le redini del governo, la durata media si è ridotta. La sentenza di Kumagai è andata definitiva nel marzo 2011. Secondo il Ministero della Giustizia, il periodo medio tra la finalizzazione della condanna a morte e l'esecuzione della pena è pari a circa cinque anni e sette mesi per i condannati le cui pene capitali sono state eseguite tra il 2003 e il 2012. Il Giappone non ha giustiziato nessuno nel 2011, il primo anno intero in quasi due decenni senza un'esecuzione. Ma a marzo 2012, il Giappone ha bruscamente ripreso l’uso della pena capitale, impiccando tre pluriomicidi. Nel braccio della morte sono rimasti ora 132 detenuti, secondo il Ministero della Giustizia.India Il 13 agosto 2013, il Presidente Pranab Mukherjee ha respinto le richieste di grazia di Shivu e Jadeswamy, condannati a morte nel luglio 2005 per lo stupro e l'omicidio di una ragazza di 18 anni nell’ottobre 2001. Comunque, il 21 agosto 2013, l'esecuzione di Shivu e Jadeswamy che era prevista per il 22 agosto è stata sospesa dalla Corte Suprema. In precedenza, il 22 luglio, Mukherjee aveva respinto la petizione di grazia di Maganlal Barela, che era stato trovato colpevole di aver ucciso cinque delle sue figlie nel giugno 2010. Ma anche la sua impiccagione è stata sospesa dalla Suprema Corte l'8 agosto 2013. Dal suo insediamento, il Presidente Pranab Mukherjee ha respinto le richieste di grazia di almeno 19 persone. Dopo gli ultimi rigetti, pare non ci siano più richieste di clemenza pendenti presso l'ufficio del Presidente.BahreinIl 1° agosto 2013, Re Hamad del Bahrein ha introdotto per decreto pene più dure per gli "atti di terrorismo" nel Paese. In base alla nuova legge, i responsabili di attentati dinamitardi saranno condannati all’ergastolo o, in caso di vittime, a morte. In precedenza questo tipo di reati erano puniti con pene carcerarie non specificate.PakistanPositiva invece la notizia che viene dal Pakistan, dove alla fine di agosto il Primo Ministro Nawaz Sharif ha sospeso l'esecuzione della pena capitale per 468 detenuti, compresi terroristi e altri condannati a morte da tribunali militari. Il Primo Ministro ha rinviato le esecuzioni capitali fino a nuovo ordine dopo essersi consultato con il Presidente Asif Ali Zardari, da sempre contrario alle esecuzioni. Questa moratoria temporanea è stata anche il frutto delle pressioni dell'UE, che avrebbe posto questo come condizione per assegnare alle esportazioni pakistane uno stato di priorità.TanzaniaIl 9 settembre 2013, il Ministro della Giustizia e degli Affari Costituzionali, Mathias Chikawe, ha proposto che la pena di morte sia rimossa nella nuova Costituzione. In Tanzania c'è un processo di revisione costituzionale in corso. Tuttavia, la bozza di Costituzione che è stata resa pubblica il 3 giugno 2013 non dice nulla sulla pena di morte. Secondo il progetto, ogni persona ha diritto alla vita e di essere protetta dalla società in conformità alla legge. Il Ministro Chikawe ha detto di aver sperato che il progetto di Costituzione affermasse chiaramente che ogni persona ha diritto alla vita e che tale diritto non può essere violato per mezzo di leggi che impongono la pena di morte ai cittadini tanzaniani. Il Ministro ha aggiunto di continuare a sperare che il documento finale preveda la sua abolizione. Dall’indipendenza nel 1961, sono state giustiziate 238 persone, tra cui 6 donne, per omicidio. L’ultima esecuzione è stata effettuata nel 1994, quando sono stati impiccati 21 uomini. La moratoria di fatto che la Tanzania rispetta dal 1994 è il frutto dell’esercizio delle prerogative presidenziali. Negli ultimi dieci anni, centinaia di condanne a morte sono state commutate in ergastolo dal Presidente.SvizzeraIl 9 settembre 2013, il Parlamento svizzero ha approvato la proposta volta a evitare che le aziende farmaceutiche del Paese forniscano farmaci utilizzati per l'esecuzione di prigionieri. Dopo l’approvazione da parte della Camera a marzo, anche il Senato ha approvato la proposta, seguendo la raccomandazione della sua Commissione Salute. Il governo elaborerà ora un disegno di legge e molto probabilmente aggiungerà una clausola alla legge sui prodotti terapeutici. Le sostanze potenzialmente letali potrebbero diventare soggette a un permesso, imponendo alle imprese di assicurarsi che i loro prodotti non vengano utilizzati per le esecuzioni. Nel 2011, si è saputo che la Sandoz, unità della Novartis, ha fornito Pentothal agli Stati Uniti tramite un intermediario. Nello stesso anno, la casa farmaceutica Naari, con sede a Basilea, ha fornito lo stesso farmaco tramite un intermediario indiano al Nebraska.CinaIl 15 agosto 2013, Huang Jiefu, capo dell'ufficio trapianti di organi del Ministero della Sanità, ha detto che, a partire dal novembre 2013, la Cina avrebbe eliminato gradualmente la prassi pluridecennale di utilizzare gli organi dei prigionieri giustiziati per le operazioni di trapianto. Molti cinesi vedono la pratica come un modo per i criminali di riscattare se stessi. Ma molti funzionari cinesi hanno recentemente preso posizione contro il prelievo di organi da prigionieri morti, perché "offusca l'immagine della Cina". La Cina ha lanciato programmi pilota di donazione volontaria di organi in 25 province e municipalità, con l'obiettivo di creare un sistema volontario nazionale entro la fine del 2013. Alla fine del 2012, circa il 64% degli organi trapiantati in Cina proveniva da prigionieri giustiziati e il numero è sceso sotto il 54% nei primi sette mesi del 2013, secondo i dati forniti da Huang.