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Le confessioni di un prete gay


Esce negli Oscar Mondadori il libro di Mario Politi lo, prete gay (pagg.168, euro 8,40). Anticipiamo la prefazione di Vincenzo Cerami. , uesto libroha una forte presa Isul lettore, è il viaggio dentro un'anima alta,messa a dura tda un destino difficile, se non proprio beffardo. Si legged'un fiato, e col cuore in gola, perché chi parla è una persona speciale,vera e vivente, che magari abbiamo mille volte incontrato e salutato di
sfuggita. Ogni uomo è un abisso, e il protagonista di questa confessione, inquel buio, cerca disperatamente un filo di 1 uce. Vien da pensare a Giobbe,torturato da Dio per un lavacro di umiltà. E la storia di un uomo chegiànasce bestemmia. La "questione omosessuale" è annosa e sempre controversa.Di difficile definizione perché fatalmente chiamata a conciliare, in unmedesimo ambito, sia le implicazioni intime, personali, che quelle sociali.In questo libro di Marco Politi le cose si fanno ancora più complicatepoiché il gay che racconta se stesso è un sacerdote: alle altrecontraddizioni si aggiunge quindi una conflittualità non meno dirompente.L'omosessuale, infatti, è un uomo che accetta le proprie spinte erotichedirette esclusivamente verso una persona dello stesso sesso. Perciò siritrova ad abitare in un universo antropologico che lo esclude, poiché lovorrebbe soggetto attivo nella riproduzione umana. Per chi decide di farsisacerdote la scelta della castità è più che implicita, e il sacrificio èdi
valore così profondo che se egli, nel corso della sua crescita vocazionale,conosce momenti di crisi o tentazioni di abbandono, si tratta di unareazione assolutamente naturale. Un prete, sia eterosessuale cheomosessuale, deve vincere delle battaglie contro i fisiologici richiami ormonali. C'è da immaginare che gran parte di coloro che indossano l'abito talare riescano a reprimere e a gestire, con maggio re o minore tormento, e con l'aiuto della fede, i desideri dell'arnor profano. Se poi, come nel caso del sacerdote di questo libro, succede che un giovane prete scopra di essereomosessuale, la rinuncia alla procreazione si pone già come un dato di fatto. Si potrebbe dire, paradossalmente, che in questo caso la natura non si mette di traverso alla rinuncia della procreazione, come succede ai religiosi eterosessuali. Ogni pulsione di un prete gay è sganciata dall'idea dell'inseminazione e il suo eros cerca solo il piacere in sé, sensuale e sentimentale. Però, se da un lato si fa meno cruciale la rinuncia a mettere al mondo figli, dall'altro l'inseguimento della soddisfazione corporale, tutta edonistica e senza alibi, acuisce dinon poco il senso del peccato (e di colpa) del giovane sacerdote, rapito nella carne come nello spirito. Egli si trova in contraddizione irrisolvibile con la sua missione pastorale, predicando bene e agendo male.Il protagonista di questo libro non può rinunciare alla missione sacerdotale, che resta centrale nella sua vita, ma nello stesso tempo non riesce a reprimersi e cerca le occasioni per incontri clandestini.Ed è per questo che il prete gay che raccontala sua storia a Marco Politi hadeciso di non rivelare il suo nome. Al di là di ogni considerazione sui temidottrinali che l'argomento chiama in gioco, e che tuttavia meritano dientrare nel dibattito sul rapporto tra Chiesa e sessualità, questa confessione colpisce
per la tenacia con cui il dilaniato prete si ostina a non scegliere la via facile dell'abbandono del sacerdozio. Malgrado i dolorosi sensi di colpa, a tenerlo fermo nella sua vocazione, nel suo lavoro di pastore cattolico, è la buona fede dei suoi pensieri e delle sue azioni, non certamente in rapporto alla norma ecclesiastica (per la quale dovrebbe obbligatoriamente scegl iere di abbandonare la tonaca), in presenza di una pratica dell'omosessualità tutt'altro che dissociata dall'amore. Per ilnostro sacerdote, nonostante i mille dubbi e tormenti che lo assalgono,la passione erotica è desiderio di amore, e in quanto tale non antagonistadel cristianesimo. Il prete gay, allora, non può fare altro che chiudersi insé e rispondere dei propri atti alla propria coscienza. Ma la coscienzaindividuale è fallace, autoreferenziale.ela sincerità non garantisce lacorrettezza dei comportamenti. Senza tener conto che nelle questioni amoroseci si fa carico anche del bene e del male verso gli altri: è così che simisura il proprio operato. E nel caso del prete gay l'altro non è una solapersona, ma la comunità che gli sta intorno. Il che moltiplica la difficoltà del vivere. Le questioni che il protagonista del libro pone al lettore sono in realtà irrisolvibili. È persino sciocco pensare che una illuminata innovazione nel rapporto tra Chiesa e sessualità possa dissolvere i conflitti e risolvere i problemi del sacerdote omosessuale. Anche la più libertaria delle norme lo lascerebbe nel medesimo strazio, proprio perché il prete che parla in questo libro rivendica non il diritto a esercitare ilsesso, ma a non sentirsi delegittimato nelle sue funzioni di religioso e disacerdote immerso nella società civile. Marco Politi, con uno stile da scrittore limpido e misurato, per niente scandalistico, lascia che il lettore sia catturato più dall'intensità emotiva di questa confessione che dalle speculazioni dottrinali. Per questa ragione lalettura risulta appassionante e leggera. La voce narrante è di una persona disarmata e sincera fin quasi alla spudoratezza, ma ferma nel suo desiderio di assoluzione e di vita. Una vita d'amore e di preghiera.Repubblica del 02 giugno 2006 Pag. 46