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Elezioni in Repubblica Ceca, i comunisti verso il governo


I comunisti sembrano a un passo dall'entrata in una coalizione di governo nella Repubblica cèca, per la prima volta dalla caduta (autunno 1989) della dittatura tardostaliniana che fu instaurata nell'allora Cecoslovacchia dopo l'invasione sovietica che stroncò gli esperimenti di riforma del socialismo reale  -  un gorbaciovismo in anticipo  -  del leader Alexander Dubcek. Ma le trattative per un nuovo governo saranno probabilmente lunghe perché anche insieme  i socialdemocratici e il Kscm non raggiungono la maggioranza assoluta e quindi si aprono le trattative con altri partiti dopo le elezioni politiche anticipate svoltesi ieri e oggi nel piccolo, prospero paese industrializzato della 'nuova Europa'. Il partito socialdemocratico (Cssd, membro del Partito socialista europeo come la Spd tedesca, il Ps francese o il Pd italiano) resta prima forza politica. Ma con il 20,6 per cento dei consensi, non ha raccolto abbastanza voti per governare. Al secondo posto sono i populisti di centrodestra del "Berlusconi cèco", il ricchissimo imprenditore Andrej Babis, che si piazzano attorno al 18,7 per cento. E Babis ha già detto oggi pomeriggio che in ogni caso vuole che il suo partito si collochi all'opposizione, rifiutando in anticipo ogni pur fragile ipotesi di coalizione coi socialdemocratici. Al Cssd dunque non resta che una sola opzione per garantire la governabilità della democrazia cèca, paese piccolo ma importante nella Ue e nella Nato: l'alleanza con il Kscm, il partito comunista di Boemia e Moravia, terzo nelle proiezioni e nei primi risultati parziali con il 15 per cento.