Snorki sarai tu!

No allo stipendio per le casalighe vittime di violenza


Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker da tempo ormai sono impegnate nell'avventura di "Doppia difesa" in cui si impegnano soprattutto a contrastare lo stalking verso le donne e quindi anche a combattere il femminicidio. L'ultima loro iniziativa è quella di proporre uno stipendio per le casalinghe. Nelle loro intenzioni, questo dovrebbe fornire alle vittime di violenza quella indipendenza economica che permetterebbe loro di ribellarsi ai propri mariti o comunque familiari violenti. E' infatti noto che la stragrande maggioranza delle violenze avvengono dentro le mura domestiche per mano di fidanzati/mariti/padri e che la maggior parte di chi non si ribella è perchè dipende economicamente dal proprio carnefice e non aprebbe come rifarsi una vita. Nelle intenzioni delle promotrici questo stipendio dovrebbe essere dato dallo Srato o dai mariti.Questa è un'iniziativa meritoria nella teoria; ma credo che sia di difficile realizzazione e sopratutto la vera risoluzione, credo, che la si debba ricercare in altri modi. Dico che è di difficile soluzione perchè lo Stato (o meglio l'Inps) non può garantire questo servizio visto lo statoo precarie delle case e considerando che queste somme verrebbero concesse senza che siano stati versati dei contribuiti, saremmo di fronte a una discriminazione verso agli uomini e alle altre donne che lavorano. Ma sopratutto, credo che non è questa la via principale per risolvere la situazione. Dico questo perchè le vittime di violenzan che hanno un lavoro (e quindi indipendenza economica) una volta liberatesi del gioco psicologico prendono più facilmente la loro strada; ma le casalinghe no. Allora, perchè invece di dare uno stipendio alle casalinghe, non si da loro un lavoro?Mi sono già espresso in passato sull'inutilità del lavoro di casalinga ( o casalingo) e credo che questa condizione sia un ulteriore handicap per chi subisce violenza oltre al fatto in se. Insomma le casalinghe in situazioni normali non hanno la "soddisfazione" di portare a casa le risorse con cui contribuire alle varie esigenze della famiglia; non possono ambire a raggiungere una soddisfazione professionare e a migliorarsi; non riescono a vivere una quotidianità diversa da quella famigliare ecc. ... e in più se sono anche vittime di violenza si sentono anche in gabbia a casa propria.Allora perchè pensare a una mancia che mai potrà essere data e non a facilitare il mercato del lavoro anche per loro? Visto che il governo Renzi (primo governo dopo tanto tempo) sembra essersi accorto della necessità di riformare il mercato del lavoro e considerato che ha proposto il jobs act; nell'attesa che presenti questa legge ci si può augurare non solo che sia una manovra efficace, ma che riguardi anche la facilitazione delle donne nel mercato lavorativo.