Snorki sarai tu!

La storia di Sandro Pertini (XXIV° parte)


Politicamente fu tra coloro che non sostennero il centro-sinistra perché attraverso quell'accordo si sarebbero discriminati i comunisti, mettendo fine alla collaborazione tra i due principali partiti della sinistra. Ricostruì anzi in questa chiave (retrospettivamente, in una celebre intervista a Gianni Bisiach) le vicende del negoziato all'Arcivescovado che il CLNAI aveva tenuto con il cardinale Schuster per la fuga di Mussolini da Milano, prima del 25 aprile 1945: a suo dire si oppose al negoziato con l'argomento formale che il PCI di Longo non era stato invitato ai colloqui. Pertini, peraltro, non costituì mai nel PSI una propria corrente e vantava rapporti travagliati (quando non pessimi) con quasi tutti gli esponenti socialisti (disse di lui il compagno di partito Riccardo Lombardi: «cuore di leone, cervello di gallina»). Fu inoltre direttore de L'Avanti dal 1945 al 1946 e dal 1949 al 1951. Dal 1947 al giugno del 1968 fu anche direttore del quotidiano genovese Il Lavoro. Nella V e VI Legislatura, ricoprì l'incarico di Presidente della Camera dei deputati, risultando il primo uomo politico non democristiano e di sinistra a ricoprire tale incarico. Durante l'elezione del Capo dello Stato del 1971, che si protraeva per molti scrutini senza alcun esito, da Presidente del Parlamento in seduta comune vietò il controllo del voto imposto dai notabili democristiani che pretendevano che i singoli parlamentari dc mostrassero la scheda bianca prima del suo deposito nell'urna: l'iniziativa, a salvaguardia della segretezza del voto, nell'immediato determinò una sollecitazione decisiva per lo scioglimento dei nodi politici che produssero l'elezione di Giovanni Leone, ma a lungo termine gli guadagnò la stima dell'opinione pubblica come Presidente d'Assemblea che svolgeva il suo compito in modo non notarile. Nella primavera del 1978, durante il sequestro Moro, Pertini, a differenza della maggioranza del partito socialista, fu un sostenitore della cosiddetta «linea della fermezza» nei confronti dei sequestratori, ovvero il rifiuto totale della trattativa con le Brigate Rosse.