Snorki sarai tu!

Tanti piccoli califfati


Il più famoso è quello dell'Isis tra Siria e Iraq; poi c'è quello dei Boko Haram in Nigeria e ora anche Bengasi in Libia sembra esserlo diventato. E poi come scordarsi dei Taleban in Afghamosta e della difficile situazione della Somalia. Si sta ridisegnando una nuova geografia, che con l'unione di tutti questi staterelli potrà dare vita davvero a un grande califfato islamico e iper-integralista?È in corso una sorta di guerra mondiale tra gli arabi che sta stravolgendo i confini, sposta le popolazioni e cambia le frontiere ereditate un secolo fa e poi dal passato post coloniale. I protagonisti di questo mutamento, non si sa quanto effimero e comunque finora sottovalutato, non sono gli stati e gli eserciti di nazioni già da tempo fallite: la carta del Medio Oriente viene ridisegnata da milizie integraliste ispirate ad Al Qaeda, da bande di combattenti della Jihad islamica dove si mescolano origini e provenienze. Come se l'atlante del disordine mondiale di un ventennio di conflitti fosse stato passato al setaccio dal Nordafrica al Medio Oriente, dall'Afghanistan al Caucaso, lasciando depositare sulla mappa tutto quanto era possibili e trovare di più feroce e destabilizzante. Per questo le cosiddette guerre dimenticate non si fanno per nulla dimenticare e a distanza di tempo presentano un conto amaro e imprevedibile.Gli Stati Uniti di Obama sono tornati in Iraq bombardando con aerei le zone ormai occupate dal califfato dell'Isis. Dicono di averlo fatto per evitare provabili genocidi. E con il modo di fare dell'Isis c'è da scommettere che sarebbe avvenuto proprio questo se nessuno li fermerà. Gli Stati Uniti sono comunque in una scomoda situazione. Questa è una guerra di Bush, che Obama ha faticosamente concluso e che non vuole ricominciare per non favorire Assame quindi Putin. Ma allo stesso tempo non può restare a guardare il crearsi di un nuovo status quo in quella regione, che può, poi ingrandirsi al tutto il Medio oriente e poi anche all'Africa. E questo diminuire ancor di più il suo fragile status di superpotenza.