Snorki sarai tu!

Ue: le nomine di Tusk e Mogherini


Doveva esserci la nomina di tutta la commissione europea che guiderà l'Europa nel prossimo quinquennio; sono arrivate solo due nomine, ma pesanti. A sostituire Herman Van Rompuy ci sarà l'attuale premier polacco Donald Tusk. Per essere sicura di questa nomina la Polinia aveva accostato alla candidatura di Mogherini agli esteri il loro attuale ministro Radosław Sikorski. Ne consegue, quindi, anche la nomina di ministro degli esteri europeo a Federica Mogherini. Adesso il governo italiano è in attesa di un rimpasto e quello polacco dalla sua completa nomina. Hanno entrambi due mesi di tempo.Queste due nomine erano scontate, anche se sono state annunciate solo dopo il superamento di diktati di vari stati. Mogherini era considerata filo-russa e quindi dopo l'insistenza di tutto il Pse è stata accettata la sua candidatura; ma le è stato messo come contrappeso Tusk, esponente dei paesi dell'est europa più intransigenti contro la Russia. In realtà scorrendo il curriculum di Mogherini la si può consoiderare filo-araba e filo-americana (per lo meno la parte democratica); ma di rapporti con i russi ne ha avuti proprio pochini.Ci sono altri futuri ministri europei che devono solo attendere la conferma. Dopo la nomina di Tursk e Mogherini, adesso la "battaglia" si sposta sulla nomina del ministro dell'economia. Il più forte è il candidato francese Pierre Moscovici, appoggiatoda tutto il Pse (e anche dall'Italia) che è anche il rappresentante della linea della flessibilità. E' chiaro perchè la sua nomina sia osteggiata da molti paesi.Altre candidature forti sono quelle dell'inglese Jonathan Hill al commercio estero; della svedese Cecilia Malmström agli interni (è il ministro in carica): lo spagnolo Miguel Arias Cañete è favorito per l'Agricoltura. La Finlandia vorrebbe l'economia per Jyrki Katainen; ma in caso di prevalenza di Moscovici il suo rappresentante andrebbe all'Industria.In ogni caso entro il 1° novembre la commissione dovrebbe entrare nei pieni poteri e quindi i governi europei hanno, ormai, solo due  mesi per sbrogliare la matassa.