Da molti mesi si discute del fatto che lo Stato Islamico, un’organizzazione terrorista composta da milizie armate sunnite che sta conducendo una guerra di conquista in Iraq e in Siria, abbia attratto numerosi combattenti provenienti da paesi europei e occidentali e li abbia coinvolti nelle proprie azioni violente. In realtà il tema è antico. Circa 12.000 stranieri si sono arruolati nell'Isis. Una parte di loro arriva dall'Occidemte. Oltre ai 100 americani, ci sarebbero 400 britannici, 700 francesi, 300 tedeschi, 200 o più spagnoli, una quarantina di italiani. Anche i Paesi che non hanno mai registrato una significativa migrazione radicale, come la Finlandia e la Svizzera, includono i loro cittadini tra i combattenti stranieri in Siria. Gli altri arriverebbero dai paesi musulmani, in maggioranza dal Maghreb: Marocco, Tunisia, Algeria, dalla penisola arabica. La questione è rilevante e preoccupante per due motivi: per prima cosa sovverte il luogo comune che il fanatismo religioso e le sue violente conseguenze possano diffondersi unicamente in paesi economicamente arretrati; dall’altro lato, si temono le conseguenze del possibile rientro nel proprio paese di origine di persone dalle convinzioni religiose radicali addestrate a compiere atti terroristici.Secondo l’Economist, che ha messo insieme dati provenienti da diversi centri di studio, sono perlopiù uomini con meno di quarant’anni – ma in alcuni paesi la percentuale delle donne è circa del 10-15 per cento – la cui maggior parte proviene da paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Una spiegazione più plausibile del motivo di queste partenze è il desiderio di fuggire dalla noia di casa propria e di trovare una propria identità personale. Per un ragazzo che fa un lavoro senza sbocchi in una grigia cittadina, il sentirsi parte di un gruppo, la fama e le armi suscitano un certo interesse. Per questo gli estremisti hanno concentrato i loro sforzi di reclutamento in posti del genere: molti combattenti arrivano proprio dalle città più noiose.La relativa vicinanza della Siria e la facilità di transitare attraverso una popolare destinazione di vacanza come la Turchia hanno reso il jihad siriano allettante per i giovani radicali europei. Quei volontari si stanno già dimostrando diversi dalle precedenti generazioni di estremisti delle guerre di confine. “Queste persone provengono da ogni nicchia sociale, economica, educativa, etnica e persino religiosa e sfuggono alla maggior parte dei profili standard di possibili jihadisti che abbiamo avuto in precedenza. Stiamo assistendo, rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi anni a più convertiti all’islam radicalizzarsi – spesso attraverso il web – e unirsi a gruppi estremisti. Ma si assiste anche a donne che partono per unirsi alla lotta, alcune con bambini piccoli, in alcuni casi intere famiglie".C'è una visione completamente diversa tra Al Qaeda e l'Isis. Ad Al Qaeda non avrebbero mai tollerato che i nuovi jihadisti europei una volta arrivati diffonda le loro attività e le loro imprese attraverso i social media o con le chiamate a casa a parenti e amici. Questo perchè Al Qaeda si muoveva organizzando attentati e questo avrebbe compromesso il potenziale di quegli stessi combattenti che tornano in incognito a casa per lanciare attività terroristiche. Con l'Isis, che ha scelto la strada della guerra aperta è diverso perchè il pubblicizzare le proprie imprese serve anche per incoraggiare altri potenziali jihadisti a seguire il loro esempio e per dare un senso agli altri di quanto la jihad si stia allargando a macchia d'olio.