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Kurdistan, futuro stato


Quando era piccolo mi piaceva molto fare i temi e esprimere le mie opinioni argomentandole. I temi che ho fatto non li leggo da tempo e credo che siano finiti nel solaio della casa di mia madre. Forse. Il tema che in assoluto è rimasto nel mio cuore si chiamava "Kurdistan, futuro stato" e parlava di come questo popolo non solo non era riconosciuto da nessuno (ancora oggi), ma era costretto a vivere in almeno quattro stati diversi. E' il caso più lampante di come i concetti di popolo e nazione differiscono.La denominazione Grande Stato del Kurdistan viene utilizzata dai capi politici curdi per delineare una zona geografica che racchiude quattro grandi segmenti: il Kurdistan turco, il Kurdistan iracheno, il Kurdistan siriano, Il Kurdistan iraniano e una piccola porzione del confine sud dell’Armenia.L’Iraq e l’Iran hanno già riconosciuto la regione del loro territorio come regione curda, cosa ancora non avvenuta in Siria ed in Turchia. Quasi 100 anni fa, il Kurdistan è stato trasformato in una colonia internazionale dalle potenze coloniali dell’epoca, Francia e Inghilterra. Fin dall’accordo Sykes-Picot (1916) e poi il Trattato di Losanna (1923), che separava il popolo curdo sotto il dominio di quattro stati, il popolo kurdo è stato in guerra, in una forma o nell’altra.  In Turchia (Kurdistan settentrionale) ci fu il massacro di Zilan (1921), il massacro di Sheikh Said (1925), il genocidio di Dersim (1938), il massacro di Maras (1978), e la ribellione del PKK (dal 1978) contro questi eventi. In totale, questi massacri hanno richiesto più di 300.000 vite.  In Iran (Kurdistan orientale), le ribellioni di Simko (1918 e 1926), di Qazi Muhammad e la breve durata della Repubblica curda di Mahabad (1946), e la rivolta del KDP-I del 1979, si sono concluse con la morte di almeno 50.000 persone e con lo sfollamento di massa. In Iraq (Kurdistan meridionale) ci fu la ribellione di Barzani (1961-1970) e la rivolta del 1983 che si concluse con la campagna genocida “Al Anfal” (1986-1989), che costarono la vita a oltre 190.000 curdi. In Siria (Kurdistan occidentale), centinaia di migliaia di curdi non sono stati riconosciuti dal governo come cittadini e, pertanto, non ebbero alcun diritto dal 1962 in poi. Il “cordone arabo” del 1965 sfollò coercitivamente centinaia di migliaia di curdi e insediò arabi nelle loro case, per “arabizzare” le terre curde. Dal 2004 vi è stata un’escalation costante di massacri curdi, che ha raggiunto l’apice con la guerra siriana e continua oggi nel nord della Siria (Kurdistan occidentale) mentre i curdi, ancora uccisi a centinaia, resistono contro lo Stato islamico (IS).Ora i curdi affrontano un’altra alba, combattendo i terroristi internazionali nella forma dello Stato Islamico (IS). Ma perché il Kurdistan è così prezioso per le potenze regionali e internazionali, e perché la terza guerra mondiale sta avendo luogo sul suolo curdo?  Petrolio, acqua, sali minerali e importanza geostrategica sono tutti fattori rilevanti, ma in modo più significativo il Kurdistan e la regione circostante detengono gli indizi per le domande senza risposta sulla nostra civiltà.  Va detto che il fatto che un gruppo ultra-estremista (osteggiato per la sua violenza perfino da Al Qaeda) riesca a avanzare continuamente (perpetrando violenze pazzesche) e si stia formando come “stato” nei territori conquistati, non è un caso, ma ha precise ragioni: 1) oltre alle armi pesanti prima dette, ci sono le ingenti risorse economiche ottenute conquistando città importanti dell’Iraq (come Mosul, centro petrolifero e bacino idroelettrico con una grande diga); 2) Il fatto di potersi muoversi tra due stati ora nel totale caos (Siria e Iraq), spostandosi di qua e di là liberamente dal confine oramai inesistente; 3) come prima detto il sostegno dell’Arabia Saudita, che “gioca” su questo caos in Medio Oriente per accrescere una propria leadership; 4) La debolezza di chi si oppone ai fanatici jihadisti: in Iraq c’è un esercito demotivato, in frantumi, e il governo iracheno con il suo leader (Nouri al-Maliki, ora dimessosi) non ha fatto niente per “recuperare” la componente sunnita che guarda con favore la dissoluzione dello stato, così ha “lasciato fare” agli integralisti; e pure l’Occidente è in difficoltà (forse solo Obama da qualche settimana si muove a difesa di minoranze massacrate come gli Yazidi e a sostegno dei Curdi; e ora timidamente l’Europa manderà aiuti e armi agli oppositori dell’Isis).Se i partiti curdi riescono a unirsi, sviluppare una cultura democratica dall’interno e rimanere fedeli al ricco patrimonio del Kurdistan con tutte le sue diverse etnie, religioni e culture, allora i curdi e il Kurdistan possono essere un faro di speranza per lo sviluppo di una modernità democratica nel cuore del Medio Oriente.