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Alfano vuole abolire i registri comunali sulle coppie di fatto


Alfano cercava qualche aergomento che gli facesse guadagnare consensi: che contemporaneamente lo liberasse dal giogo di Renzi e lo diversificasse da Berlusconi. Quell'argomento ha ritenuto potessero essere i registri delle unioni civili (in cui si registrano anche le unioni gay) che molti comuni hanno istituito. E' un argomento utile sia per le storiche posizioni della sinistra; sia per recenti aperture in Forza Italia.Non essendoci nessuna legge Alfano ritiene che siano illegali. Ovviamente non la pensano così i vari sindaci che hanno protestati e si sono detti pronti ad andare contro la direttiva del ministro dell'Interno. Tra i tanti spiccano Giuliano Pisapia sindaco di Milano, Ignazio Marino sindaco di Roma e Virginio Merola sindaco di Bologna. Giuliano Pisapia alla polemica preferisce i fatti: trascrive sette matrimoni tra persone dello stesso sesso che si sono celebrati all'estero e dichiara che rappresenta "un ulteriore passo avanti di Milano come 'Citta' dei Diritti'". Ne parla il primo cittadino sul suo profilo Facebook. "Si tratta di un atto nel pieno rispetto della Legge - spiega Pisapia - che prevede questo obbligo quando si tratta di matrimoni celebrati legittimamente secondo le norme dei Paese in cui si sono svolti".  Anche Ignazio Marino è netto: "Io non chiedo ai miei funzionari con un'ordinanza di fare le trascrizioni, le farò io, sabato prossimo, ad alcune coppie che me le hanno chieste. Spero che questo smuova un parlamento rimasto indietro, solo Italia e Grecia non hanno una legge". Virginio Merola dichiara: "Io non obbedisco. Si assumano la responsabilità di negare ancora una volta diritti riconosciuti dal diritto europeo. Leggeremo questa stupida circolare, che ancora non abbiamo visto. Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero – ha concluso – lo facciano. Ma non nel nome di Bologna che come sindaco rappresento. Io non ritiro la mia firma”.Ma è intervenuto anche Matteo Renzi che ha assicurato che il governo (di cui anche Alfano fa parte) farà presto una legge. Ad Alfano, dopo aver capito che anche questa volta gli è andata male; non è restato altro che dichiarare che quando ci sarà la legge la farà rispettare. Povero Alfie, ritenta ancora!