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Scissione nel Pd?


Dopo lo scontro Leopolda - manifestazione Cgil si parla ricorrentemente di scissione nel Pd. Ma in realtà nessuno vuole andarsene. Matteo Renzi ha detto chiaramente che il Pd è cambiato e che "non riconsegnerà il partito a chi lo riporterebbe al 25%". La minoranza, invece, cerca un modo per disarcionare Renzi senza rimetterci. Se si andasse alle elezioni il più di loro non verrebbe rieletto. Per questo si sono rivolti al sindacato. Ma sicuramente non hanno nessuna intenzione di andarsene dal partito. Al più potrebbe andare via Civati. Ma ho dubbi anche su di lui.Se il leader democratico Matteo Renzi, dalla Leopolda, ha mandato chiaro e tondo il messaggio alla minoranza interna al Pd che non intende in alcun modo restituire il partito alla vecchia guardia, quelli che lo stesso leader considera i tutori dell'«ancien regime», reagiscono in ordine sparso. «Se Renzi auspica una rottura, se lo tolga dalla testa. Dell’ipotesi scissione Pd parla Giuseppe Civati: “Decido se andare via dal Pd nelle prossime settimane. Ma la verità è che è già tutto deciso, ha già scelto Renzi… Ci porterà al voto, altrimenti non avrebbe ingaggiato un duello del genere con il suo partito. Vedo se è possibile discutere di Sblocca Italia, articolo 18 e legge di stabilità, altrimenti… Insomma, non mi sono candidato al martirio”. Non ha dubbi Gianni Cuperlo nell’individuare i responsabili di un’eventuale scissione: “La scissione sarebbe una sconfitta del progetto nel quale abbiamo creduto e sta a tutti evitare di precipitare lì, ma è chiaro che Renzi ha una responsabilità enorme». In difficoltà anche Matteo Orfini, presidente del Pd ed uno degli esponenti che si è maggiormente speso per ricucire lo strappo tra le due anime del partito: “Il semplice fatto che se ne parli così di frequente significa che il rischio c’è. Per questo dobbiamo evitare discussioni strumentali e cercare di recuperare il senso di comunità che stiamo perdendo”. Secondo Orfini c’è una sola strada per ricomporre la frattura ed evitare la scissione: “Dovremmo smetterla di usare il ‘noi’ e ‘voi’: la contrapposizione interna alimentata per ragioni di visibilità rischia di distruggerlo un partito”. Noi rimarremo nel Pd per restituirgli la sua vocazione di grande partito della sinistra e per costruire un'alternativa che possa affermarsi nel prossimo congresso», è stata la sfida lanciata da Alfredo D'Attorre, bersaniano di ferro ed esponente di Area riformista. Niente scissione, allora? La risposta è “nì”, a sentire Stefano Fassina, altro riferimento di peso della minoranza, secondo il quale la divisione è nelle cose e, quel che è peggio, è voluta dallo stesso Renzi. «Una scissione è in atto. Abbiamo incontrato molte persone che ci hanno detto che hanno lasciato il Pd. Oggi dico che la dovremmo evitare. E alle misure sul lavoro all'esame della Camera, si è riferito anche il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, la voce forse più coerentemente critica verso le nuove misure in materia di occupazione: «La politica deve ascoltare la voce di chi ha manifestato in piazza San Giovanni: lavoratori preoccupati per il loro futuro, giovani che non trovano occupazione e pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese».Secca la controreplica di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro: «Il cuore del Jobs Act non si tocca, dobbiamo superare la doppia morale per cui ci teniamo quello che abbiamo mentre milioni di persone non lo avranno mai». Il dibattito è aperto. Gennaro Migliore, appena trasmigrato da Sel nel Pd, proprio dal palco della Leopolda ha messo sull'avviso: «La piazza di Roma è una grande risorsa democratica: se uniremo le forze della democrazia saremo un argine al populismo». Infine Debora Serracchiani: «Perche’ ogni volta, soprattutto a sinistra, dobbiamo sempre cercare la scissione dell’atomo anziche’ produrre energia. Perche’, spiegatemi perchè? Solidarietà, lavoro e uguaglianza non sono solo le parole della piazza della Cgil. Sono anche le nostre parole. Qualcuno nel partito non ha capito che gli imprenditori non sono padroni».La mia impressione, comunque, è che tutta questa gente (la minoranza Pd) non ha a cuore i lavoratori ma fa semplicemnete una squallida battaglia per riprendersi la guida del partito e proprio per questo non pensano minimamente a fare una scissione. Sono troppo abituati a fare il bello e il cattivo tempo che non sanno cosa vuol dire rispettare il risultato delle primarie. Credevano di poter comandare loro anche con Renzi segretario. Gli è andata male!