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Stati Uniti e Cuba riallacciano i rapporti


Barack Obama e Raul Castro hanno annunciato in contemporanea la fine di una delle ultime vestigia della Guerra Fredda: Stati Uniti e Cuba hanno deciso di normalizzare i rapporti, di ristabilire relazioni diplomatiche e di aprire canali di cooperazione economica, commerciale e nei viaggi. Una svolta resa possibile, ha rivelato il presidente statunitense, da lunghe trattative, da aperture reciproche e dall'incoraggiamento sia del Canada che del Vaticano di Papa Francesco, ringraziato espressamente da Obama. Il presidente statunitense ha capito che malgrado le colpe di Fidel l'isolamento diplomatico e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti erano puro sadismo. Erano una punizione indegna. L'isola immiserita (e pur sempre invasa da turisti benestanti e non, affascinati dai suoi abitanti e le sue bellezze naturali) era il teatro di un'utopia fallita, alimentata anche dall'orgoglio. Visto da vicino era lo spettacolo triste di un orgoglio stanco e tarato da mille furbizie indispensabili per sopravvivere. Ma quell'orgoglio, al contrario dell'economia sempre più debole, dava energia. Di quel sentimento ha approfittato, con l'ausilio della polizia, il gruppo dirigente, attorno ai fratelli Castro. Fratelli sempre uniti ma di recente costretti a una diversità dei ruoli imposta dall'emergenza.Raùl Castro, 83 anni, il fratello minore di Fidel, che di anni ne ha 88, è approdato a un pragmatismo che lo allontana dagli ideali e lo spinge a guardare al concreto. Vale a dire al dollaro. Non è una svolta volgare, un tradimento, è la saggezza. Il paese soffre. Non può più essere il teatro di una rivoluzione con la sola prospettiva della bancarotta. Con la fine degli aiuti dell'Unione Sovietica l'economia cubana è crollata del 40 per cento. Ed ora, con la crisi che attanaglia il Venezuela, dove non c'è più il generoso amico Chavez e il prezzo del petrolio precipita, anche gli aiuti latino americani vitali sono praticamente finiti. Cuba era sempre più sola. L'abbraccio alla super potenza è la via di scampo. Per ora avviene con dignità. Raúl non rinnega formalmente il comunismo, cui si richiama tuttora con retorica clericale. Salva così l'orgoglio e soddisfa il fratello Fidel, indebolito dalla malattia e ritiratosi nella Storia. Forse lo risentiremo. Non è escluso che parli ancora dalle rovine della rivoluzione. Ma la sua voce arriverà dal passato.Il riavvicinamento vedrà, in dettaglio, l'apertura di una vera ambasciata statunitense a L'Avana e visite reciproche di delegazioni governative. Il divieto ai viaggi verrà allentato, per ragioni educative, visite di familiari, attività a livello governativo. Il turismo rimarrà tuttavia per ora vietato. Americani autorizzati a recarsi a Cuba potranno rientrare negli Usa con merci per 400 dollari, compreso tabacco - i sigari cubani - e alcolici entro i cento dollari. Le rimesse possibili da parte degli americani verso famiglie cubane aumenteranno a 2.000 dollari da 500 dollari per trimestre.  Dopo l’annuncio di Barack Obama, il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha detto che il presidente americano vuole giungere alla fine dell'embargo contro Cuba entro la fine del suo mandato, nel 2016.