Snorki sarai tu!

Pomodori per da Vinci


Le strane reazioni suscitate in Italia dal libro. Il Codice da Vinci di Dan Brown. obbligano i corrispondenti stranieri a insolite avventure, scrive Trisha Thomas.Cominciamo dalla fine. È la storia di come una povera giornalista americana sia stata bersagliata con dei pomodori marci in una piccola cittadina italiana. C'era una volta un uomo che scrisse un libro, Il Codice da Vinci. Questo libro dice che Gesù ha fatto una figlia con Maria Maddalena. Dice che, dopo la sua morte, la famiglia di Gesù si è trasferita in Francia dove una società segreta l'ha nascosta. E che Leonardo da Vinci era capo di questa setta e usava le sue opere più famose per mandare messaggi occulti. Il libro racconta di un'organizzazione cattolica chiamata Opus Dei. Racconta che il capo dell'Opus Dei, il Prelato, è un vescovo ambiziosissimo. Racconta di un monaco albino dell'Opus Dei che uccide la gente e poi si flagella. Insomma il romanzo di Dan Brown fa discutere. E a forza di parlarne, ci hanno fatto pure un film.A questo punto della storia entra in scena l'innocente giornalista americana che si trova negli uffici dell'Associated Press Television News di Roma. E sta cercando di occuparsi di cose serie: il nuovo governo, il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. "Ma no", le dicono i suoi capi, "devi coprire Il Codice da Vinci". Così ho dovuto intervistare vaticanisti, preti dell'Opus Dei, cardinali e persone davanti ai cinema.Il giorno in cui il film è stato presentato a Cannes, ero a Roma nella sede dell'Opus Dei. Lì abitano i personaggi più importanti della prelatura. Ci siamo andati per filmare un commento dell'attuale prelato, monsignor Javier Rodríguez Echevarría. Nel film il Prelato è un personaggio avido, di una malvagità sottile, che cerca di corrompere regalando titoli della banca vaticana e comunica con il Maestro attraverso un cellulare nero."È una persona molto gentile", mi diceva Juan Manuel, dell'ufficio stampa dell'Opus Dei, mentre aspettavamo Echevarría. Ho chiesto di andare in bagno: volevo controllare se c'erano macchie di sangue sui muri o monaci assassini nei corridoi. Niente. Finalmente il prelato è arrivato. Somigliava a un tenero nonno. Non mi sembrava il caso di chiedergli subito del cellulare e del cilicio. E senza scoop, sono tornata in ufficio.Quando il film è uscito in Italia ho pensato di poter chiudere con Il Codice da Vinci. Quel pomeriggio, invece, ho ricevuto una telefonata da una collega: "Domani a Ceccano due membri del consiglio comunale bruceranno una copia del Codice a mezzogiorno in punto. "E allora?", rispondo."E allora, ci devi andare". Così mi sono trovata un sabato mattina ad andare a Ceccano, con il cameraman Paolo. Alle 12.20 siamo arrivati inchiodando davanti alla fontana che c'è in cima al paese. Nella piazza del municipio c'erano un centinaio di persone.Mentre passavamo tra la gente, sentivo sussurrare: "È arrivata la televisione americana". Pochi minuti dopo i due consiglieri, armati di accendino, hanno dato fuoco al Codice da Vinci davanti alla nostra telecamera. La gente è esplosa in un unico urlo: "Buffoooni" e poi "Talebani", "Fascisti". Vigili e carabinieri cercavano di tenere a bada la folla. Mi sono avvicinata a Paolo che stava filmando il libro in fiamme. All'improvviso ho sentito una cosa bagnata sul mio braccio. E poi ho visto un pomodoro marcio che scivolava sulla mia borsa. Altri pomodori piovevano intorno a me. Sembrava che il buffone fossi io.Una settimana dopo ho chiesto a mio marito di venire con me a vedere Il Codice da Vinci. Il film è noiosissimo. Tornando a casa gli ho chiesto: "Che ne pensi?". Ci ha pensato un attimo e poi mi ha detto: "Insomma… penso che sia vero". "Ma come?", ho replicato, "pensi che Gesù e Maria Maddalena abbiano fatto una figlia?". "No, penso che Tom Hanks abbia fatto il lifting".