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Diritti civili LGBT: Italia, 20 anni dietro l’Europa.


Quella dei diritti civili delle persone dello stesso sesso è una questione che riflette in modo chiaro e lampante la distanza sociale e culturale che esiste  tra il nostro Paese ed il resto dell’Europa, di cui ne condividiamo limiti di bilancio e divisione di competenze, e che, almeno sulla carta,  dovrebbe garantire anche la condivisione di valori ed idee.Ebbene l’Italia è, in questo momento, il terzo mondo d’Europa se si parla di diritti civili, ricomprendendo in questi  anche tematiche altrettanto delicate come eutanasia, adozioni o reddito di cittadinanza. Nonostante la laicità dello Stato sia un principio costituzionalmente posto, la presenza e l’influenza della Chiesa Cattolica, in molte delle discussioni su tali delicate questioni, non è d’incentivo a riflessioni scevre da condizionamenti ideologici o di fede, contribuendo al permanere di un deficit di diritti . Basti pensare alla altrettanto cattolica Spagna, dove, tuttavia, esiste un riconoscimento per le coppie LGBT ( acronimo che riunisce le parole: lesbica, gay, bisessuale e transessuale/transgender) dal 2005. Eppure dall’ ultimo Sinodo sembrerebbe esserci stata perfino una apertura alle unioni omosessuali, benchè senza una equiparazione ai matrimoni “ordinari”.Certo, in Italia , esiste il divieto di discriminare le persone sul posto di lavoro per il loro orientamento sessuale, ma ormai questo è un dato minimo di civiltà, il cui riconoscimento è avvenuto pressocchè in tutti gli Stati UE. Per tutto il resto, solo Italia, Grecia, Cipro e altri Paesi della tradizione comunista non prevedono nessuna forma di unioni civili, né matrimoni, mentre nel resto d’ Europa esiste invece qualche strumento legale che riduce la discriminazione verso chi eterosessuale non è.In Inghilterra e Galles proprio lo scorso anno la possibilità di sposarsi è stata concessa anche alle coppie gay, per giunta con il voto parlamentare di molti esponenti conservatori. I Danesi hanno precorso i tempi, facoltizzando addirittura nel 1989 le unioni civili, e nel 2012 il  matrimonio tra persone di identico sesso. Nel 2014  la Finlandia, dove unioni civili omosessuali e stepchild adoption erano comunque già possibili dal 2002,  è diventato il tredicesimo Paese in Europa a dire sì ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, approvando addirittura una legge di iniziativa popolare, nata sul web lo scorso anno, che regola le nozze gay . I Paesi scandinavi sono stati sempre pioneri nella materia, con Norvegia e Svezia che approvavano le unioni civili tra persone dello stesso sesso negli anni novanta, per giungere alla previsione del matrimonio negli anni duemila. L’Olanda fu il primo paese al mondo nel 2001 a dare la possibilità alle coppie LGBT di sposarsi, mentre il Belgio ha “aspettato” il 2003. Portogallo e Islanda li hanno invece approvati nel 2010, mentre solo recentemente  – 2013- il passo in avanti è stato fatto dalla Francia. Tra gli Stati Ue, le unioni civili omosessuali sono legali in 10 Stati: Austria, Croazia, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Malta, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria. Tra quelli extraUE: Australia, Groenlandia, Ecuador, Colombia, e persino il Sud Africa; quanto ai matrimoni, essi sono legali in Canada , Argentina , Uruguay e Messico.