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Il Papa e l'italiano


Colpisce come uno degli uomini più carismatici del nostro tempo, Papa Francesco, continui, lui che italiano non è, a parlare in italiano in occasioni ufficiali significative. 
Anche quando non è in Italia. La scelta del pontefice ha molteplici valenze e valori indotti. Anzitutto lascia riflettere sulla distinzione tra medium e messaggio, perché in questo caso la lingua del Papa, cioé il mezzo della comunicazione, ha rischiato di coprire l’importanza della comunicazione stessa, cioé appunto il messaggio. Il Papa non se ne è curato perché la sua opzione ha una motivazione pratica e pastorale insieme: Bergoglio, pur argentino e dunque di lingua spagnola, ha sangue italiano e ha studiato a Roma. Ha perciò una particolare dimestichezza con la nostra lingua che, da quando è salito al soglio di Pietro, utilizza normalmente perché sin dal primo momento ha voluto sottolineare che il papa è il vescovo di Roma: la capitale è la sua diocesi, prima ancora che sede dello Stato vaticano ed epicentro mondiale della cristianità. L’italiano vive una stagione di visibilità e di popolarità mai conosciute prima. Dai dati resi noti dalla Farnesina risulta che è oggi la quarta lingua più studiata del mondo. In cima alla lista dei Paesi dove più numerosi sono gli studenti della lingua di Dante c’è la Germania, seguita, nell’ordine, dall’Australia, dagli Stati Uniti, dall’Egitto, dall’Argentina. In Australia e in Giappone l’italiano è inserito nei programmi delle scuole. Il totale la lingua è insegnata in 111 Paesi, dall’Afghanistan allo Zimbabwe. Inoltre si calcola che gli italodiscendenti siano circa ottanta milioni: per dimensioni si tratterebbe addirittura della seconda diaspora al mondo dopo quella cinese.
 Riscoperta delle radici? Voglia di grande bellezza? Fascino turistico e culturale di luoghi entrati nel mito? Passione per la letteratura e per i suoi classici? Oggi l’italiano è un idioma che interessa molto ai giovani e alle generazioni internet: risulta infatti essere l’ottava lingua più utilizzata su Facebook.Questo pontefice ha contribuito ad una consistente ripresa dei pellegrinaggi a Roma, e dunque dei viaggi in Italia, terra d’arte e di cultura in senso lato. Francesco, cioé il papa che è riuscito più volte a far gremire piazza San Pietro e via della Conciliazione da oltre 200mila persone, è il pontefice che muove le folle. Papa Wojtyla arrivò a giocare al karaoke con i giovani (lo fece durante la sua visita a Lecce dopo l’inaugurazione del nuovo seminario); papa Bergoglio, pur mosso da altre motivazioni, sta promuovendo l’idioma nazionale e tutto ciò che ne consegue. Tutto questo stride con la scarsa considerazione che noi italiani abbiamo della nostra lingua e, in generale, del nostro patrimonio culturale. Anche i dizionari più blasonati hanno dovuto aggiornare la lingua italiana con una serie di neologismi mutuati soprattutto dall’inglese, perché ormai utilizziamo nel linguaggio corrente idiomi a noi estranei. Un esempio: le cronache del viaggio del Papa in Corea raccontano dei selfie (non gli autoscatti) che i giovani hanno voluto fare con lui, utilizzando gli smartphone (non i telefonini) per poi inviarli ai propri amici via sms (cioé short message service, insomma i messaggini!) o per email (cioé posta elettronica)...