Snorki sarai tu!

Nella testa di Landini


In questo periodo si parla insistentemente di una discesa di Maurizio Landini in politica, nonostante lui abbia più volte specificato che si sente sindacalista e che vuole continuare a fare il suo lavoro contrastando le politiche del governo Renzi, ma dall'interno del sindacato. Il punto, però, è che ultimamente non sta azzeccando una mossa sindacale (dalla sconfitta cocente alle elezioni rsu Fiat alla protesta per gli scioperi per gli straordinari il sabatoin cui non è stato seguito dai lavoratori). Invece dal punto di vista politico è molto apprezzato perchè ha quel carisma che manca a qualunque politico che si collochi a sinistra del Pd (o nella minoranza di esso). Poi sopratutto da quando la stella di Vendola si è offuscata e ci si è resi conto che Tsipras non è italiano; si cerca di convincerlo a fare da aggregatore. In realtà a fondare un altro partitino.Lui insiste nel dire di non volersi fare un partito ma un movimento in grado di raccogliere le forze contrarie alla politica economica del governo. La stessa che, secondo Matteo Renzi, starebbe invece permettendo all'Italia di uscire dalla crisi e rilanciare l'occupazione. E che un giorno, ne è convinto il premier, lo farà vincere proprio contro chi oggi (Landini e non solo) la sta osteggiando. Ma è interessante proprio ripercorrere i rapporti con il premier.  Nonostante le scintille degli ultimi tempi, c'è stato un momento in cui diversi osservatori avevano sottolineato una particolare sintonia tra loro. Tanto che all'epoca della formazione del governo Renzi, alcuni giornali indicarono tra i candidati per la guida del ministero del Lavoro proprio Maurizio Landini. L'ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni lo definì, una volta, il "consulente del lavoro" di Renzi allora ancora solo segretario del Pd. E quando un mese dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, Landini offrì al premier un “patto per lo sviluppo”, fu un'indispettitissima Susanna Camusso (leader da rottamare di un sindacato da cambiare totalmente secondo Landini) a voler segnare la distanza tra la “sua” Cgil e la Fiom. Una luna di miele è durata poco. Giusto il tempo di accorgersi, da entrambe le parti, che in un futuro più o meno prossimo i due si sarebbero potuti ritrovare a sfidarsi sullo stesso terreno, quello della politica.Insomma cosa c'è nella testa di Landini? Continuare ad avere insuccessi nella strada in cui è titolare o percorrere la strada lastricata da adulatori?